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The Hospital

Chimera Films & Destiny Productions
(Orrore)

Regia: Frank Darabont

Cast: Colin Ford, Abigail Breslin, Madison Lintz, Freddie Highmore, Riley Griffiths, Rob Lowe, Christopher Walken, Anna Gun, Burrell.

LINK al film

Trama: Chris, Jake, Jennifer, Janet e Michael sono dei ragazzi che passano le giornate tra scuola, giochi e fantasie, un po’ nerd, un po’ innamorati, un po’ annoiati dalla vita tranquilla della piccola città.
Ma quando alcune ragazze iniziano a scomparire misteriosamente, il gruppo decide di andare a indagare nel vecchio ospedale abbandonato dove sembra risiedere un mostro, almeno secondo le leggende che corrono tra i ragazzi della città. Per loro avrà inizio un’avventura che andrà oltre ogni aspettativa.

Recensione di Mastruccio
The ospital era uno dei film che aspettavo con più curiosità, sia per il genere da me molto apprezzato, che per la collaborazione inedita tra un veterano come Andrew e una nuova leva come Destiny.
Il film è esattamente quello che ti aspetti, un horror (di quelli divertenti) che omaggia i mitici cult degli anni ’80 come I Goonies ed E.T.
La trama è semplice e funzionale al genere di film che i due produttori volevano realizzare: un gruppo di amici (ovviamente appassionati di cinema e videogiochi) si addentra all’interno di un vecchio fatiscente ospedale per scoprire se le leggende che girano sul suo conto sono vere. Scopriranno che il posto è abitato da creature mostruose e investigando sulla storia dell’edificio porteranno a galla una verità piuttosto inquietante.
Il film è divertente dalla prima all’ultima scena e non si prende mai troppo sul serio. Ogni volta che la componente horror rischia di prendere il sopravvento c’è sempre qualche battuta o momento comico che smorza la tensione. La pellicola è un continuo omaggio ai classici del genere e si respira perfettamente l’atmosfera magica e vibrante di film come il capolavoro di Spielberg. C’è la simpatica combriccola di amici (che ovviamente si sposta sempre rigorosamente in sella alla bici), il gusto della scoperta, i piccoli brividi lungo la schiena, l’avventura e la passione per la fantascienza.
Il gruppo di amici è sicuramente un po’ stereotipato (c’è il leader, l’amica carina e sveglia, il grassottello simpaticone e la sorella maggiore) ma in un film del genere ci sta. La pellicola riserva ottimi momenti di tensione quando i protagonisti decidono di esplorare il lugubre ospedale, ma soprattutto riserva un colpo di scena davvero inaspettato. Complimenti ad entrambi i produttori perché era davvero imprevedibile e dà una bella svolta a tutta la storia.
Anche il finale è piuttosto insolito e originale, una svolta inaspettatamente romantica ed emotivamente “dolorosa” che si allontana decisamente dal solito happy ending. Ammetto che mi ha spiazzato e nonostante apprezzi la scelta coraggiosa, devo dire che questo finale l’ho trovato un po’ stridente con l’atmosfera generale del film e a tratti un po’ forzato. Non è un po’ eccessivo che Nicole prenda una decisione così radicale (trasformarsi in un essere alieno e abbandonare la sua famiglia) nonostante conosca Michael da così poco tempo? Un amore adolescenziale può portare a una scelta del genere, fatta in così poco tempo? E poi mi ha sorpreso anche la reazione del resto della famiglia. Sia i genitori che Chris mi sono sembrati un po’ troppo composti e accomodanti, nonostante stessero per perdere definitivamente la loro figlia/sorella.
Il finale comunque ha il suo fascino, non compromette la riuscita del film e indubbiamente stupisce, nonostante io lo abbia trovato un po’ forzato.
Bravo Darabont che dirige ottimamente la pellicola, senza scivolare mai troppo nelle atmosfere cupe e dando la giusta leggerezza.
Cast fatto di nomi poco conosciuti (molti dei quali proveniente dal mondo della tv) ed è una scelta che approvo perché adatta a un film così. Ho apprezzato sia Colin Ford, che Riley Griffiths e Freddie Highmore.
E’ sicuramente un cast che funziona nella sua interezza e non tanto per le singole interpretazioni.
Ottime le musiche. Sempre adatte alle scene e anche con quel tocco magico e fantastico.
Sito ricco di immagini inquietanti. Semplice ma funzionale.
Locandina che mi è piaciuta molto. Stilosa ed elegante, rappresenta perfettamente l’atmosfera generale del film.
The ospital è un horror che non ha grandi pretese, se non quella di divertire e far sognare. Adatto sia ai più piccoli, che proveranno qualche brivido e assaporeranno il gusto dell’avventura, che ai più grandi, pronti a cogliere tutte le citazioni del film e a lasciarsi andare a una piacevole malinconia dei tempi che furono.
Il film ha ritmo, momenti divertenti e un riuscitissimo colpo di scena. Il finale, seppur un po’ troppo audace e forzato, colpisce e fa il suo dovere, senza rovinare il film nel suo complesso. Complimenti quindi a Andrew e a Destiny che hanno confezionato una pellicola leggera ma molto curata e piacevole, da cui emerge tutta la passione dei produttori per questo genere di film.

Voto: 73/100

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Di Merlino

Un pensiero su “The Hospital (CK)”
  1. Dopo averne fatto l’articolo per Ck2.0 mi sono incuriosito e mi è venuta la voglia di riscoprire questo film e ho fatto molto bene perché me lo sono proprio goduto.
    L’ho visto in pausa pranzo e con la giusta spensieratezza tanto da non essermi nemmeno accorto di alcuni difettucci che, giustamente, alcuni recensori fecero notare al momento dell’uscita.
    Per quel che mi riguarda, il fatto che sia un’opera completamente originale ma così realisticamente realizzabile me la rende istintivamente simpatica, se aggiungo che per tutta l’ora e mezza della visione mi sono lasciato trasportare dall’atmosfera leggera che mi ha riportato non solo ai film anni ’80, ma addirittura alle mie vecchie letture anni ’70, ecco che mi sciolgo completamente e mi lascio andare in complimenti forse anche eccessivi, ma di certo sinceri e sentiti.
    La visione di questo film mi ha riportato a una serie di libri che lessi da ragazzino, anzi potrei dire da bambino visto che si parla di prima media e quindi circa 12 anni, sto parlando della serie “I tre investigatori” una serie di gialli per ragazzi della Mondadori che “divorai” uno dopo l’altro e che, forse, aiutarono non poco la mia formazione di bambino amante di gialli e cinema. Sì, anche di cinema, perché tutta la collana era presenta da un signore che tutti noi conosciamo, e il primo di questi libri, intitolato “Il castello del terrore”, iniziava così:
    “””
    Buongiorno ragazzi.
    lo sono Alfred Hitchcock. Ciò dovrebbe bastare a presentarmi, credo. Voi siete i prossimi lettori di questo giallo. Innanzitutto una piccola raccomandazione: non lasciatevi impressionare dal titolo. A mio modo di vedere, infatti, di terrore in questo volume ce n’è davvero poco, a meno che non si voglia definire terrificante qualche bazzecola tipo un cadavere che all’improvviso ha deciso di tornare in vita. C’è qualcuno tuttavia che non è assolutamente d’accordo con me: e si tratta proprio de I Tre Investigatori, cioè dei protagonisti di questa storia. Essi sono: Jupiter Jones, il capo; Rete Crenshaw, il suo secondo, e Bob Andrews, il ricercatore. I tre baldi giovani, fondatori di una agenzia di investigazioni, sono riusciti con inenarrabile faccia tosta a strapparmi una presentazione e anche il loro primo incarico. Cosi ora stanno cercando per me un castello adatto alla realizzazione di un mio film. Suppongo che riusciranno a trovarlo, almeno prima della fine di questo giallo: ma qualcosa mi dice che si tratterà di un castello fin troppo adatto allo scopo. Ah, ah, ah.
    Alfred Hitchcock
    “””
    Il buon vecchio Alfred anche se accettò di apparire “fisicamente” in un paio di libri, ci metteva solo il nome per le presentazioni, ma tanto basta per rendere indimenticabile la serie.
    Ora, tornando a “The Hospital”, dopo avermi fatto recuperare memoria di quanto appena scritto, potrei non averlo amato con tutto il cuore?
    Per me è un ottimo film con un inizio fantastico (i bambini sul tetto) e impreziosito da un finale che gli permette un ulteriore salto d qualità che lo pone una spanna sopra ai soliti film per ragazzi nei quali alla fine tutto finisce come deve finire.
    Complimenti quindi a Simone e ad Andrew.

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