Recensione2044, la terra è quasi totalmente desertificata, la popolazione mondiale è scesa a 21 milioni di abitanti. Sempre più robot vengono utilizzati nelle fabbriche e nei lavori domestici. Il mondo distopico messo in scena da Gabe Ibanez prende spunto da diversi film di fantascienza e crea una coraggiosa e diversa visione del pericoloso rapporto tra esseri umani e macchine.

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Banderas interpreta Jacq Vaucan, un ispettore assicurativo al servizio di una multinazionale (ROC – Robotics Corporation) che ha creato questo modello di androide quantistico, l’Automata Pilgrim 7000, utilizzato per per servire gli esseri umani ed erigere città in cui la popolazione sopravvissuta alla catastrofe si è rifugiata, ma come Vaucan presto scoprirà ci sono robot che hanno acquisito una sorta di coscienza arrivando ad autoripararsi e sviluppando una personalità senziente, un miracolo scientifico che potrebbe trasformarsi in un pericolo per il futuro dell’intero genere umano che ha iniziato un declino che sembra inarrestabile.

_YB14098.NEFBanderas torna a recitare in un film con la moglie Melanie Griffith. Banderas ne è anche produttore, segno evidente che l’attore di origine spagnola ha creduto molto nel progetto del regista, spagnolo anch’esso. Gabe Ibanez si rifà alle leggi della robotica dei romanzi di Asimov, leggi che vengono ricordate spesso e fungono da architrave per l’intera vicenda. Il film,  nella sua narrazione e nella scenografia risulta diviso in due parti.

Nella prima parte predominano atmosfere cupe che ricordano molto Blade Runner e Road. Nella seconda parte il paesaggio principale è il deserto, luogo molto più solare e chiara similitudine con una popolazione umana sempre più in crisi  e destinata a estinguersi. Molti sono i riferimenti a opere recenti e meno recenti dello sci-fi cinematografico e televisivo. Di Blade Runner e Road ho già detto, altre citazioni riguardano A.I. (Artificial Intelligence), L’uomo bicentenario, District 9, Io robot e Star Trek soprattutto nella figura del tenente comandante Data della serie Next Generation. Data infatti è un androide che vuole sperimentare la parte umana a tal punto da “generare” nell’episodio “La figlia di Data” una sua propria discendenza.

automata_2La sceneggiatura evidenzia dei dialoghi non troppo originali ed elaborati ma non intralcia l’intera vicenda e non la esalta. I robot vengono presentati molto bene per quello che sono: delle macchine, ed è forse questo uno dei migliori pregi del film: non oltrepassare quasi mai una certa verosimiglianza dei comportamenti sia umani che artificiali. La regia riprende abbastanza fedelmente le citazioni dalle quali prende spunto ma si trascina un po’ nel vuoto soprattutto in coincidenza con le lunghe sequenze del viaggio nel deserto.

La recitazione mette in mostra solo Banderas che è praticamente presente in tutte le scene. Gli effetti speciali son di ottima qualità soprattutto per quanto riguarda i movimenti dei robot molto realistici e ben costruiti. Una piccola curiosità riguarda la voce del robot “Cleo”: è la stessa Melanie Griffith.

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Autòmata è un film coraggioso, il regista come detto, decide di rifarsi a diversi titoli della fantascienza. Il coraggio è cimentarsi nella realizzazione di un film hollywoodiano partendo da una visione di chiara stampa spagnola ed europea in generale. Il risultato ottenuto è un discreto prodotto di intrattenimento che mette in evidenza più il rapporto tra umani che il pericolo rappresentato dai robot perché alla fine nessun robot, secondo la prima direttiva, può nuocere a un essere vivente.

Voto: 6,3

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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