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La linea d’ombra

produttori: Magia Productions & Ramaya Productions

genere: Drammatico

regia: Gus Van Sant

cast: Emile Hirsch. Sean Penn, Liam Neeson, James Franco, Ben Kingsley, Henry Hopper, John Slattery, Johnny Lever, Scott McNairy, Joseph Cross

data di uscita: 27/12/2014

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trama: Dopo mesi d’imbarco su un mercantile arabo, come secondo ufficiale del capitano Kent, il giovane protagonista inspiegabilmente decide di abbandonare la vita di mare e di ritornare in patria. Sbarcato a Singapore prende alloggio temporaneamente presso la Casa del Marinaio, un albergo per bianchi della Capitaneria di Porto nell’attesa di un passaggio per l’Inghilterra. Là conosce il Capitano Giles, un vecchio capitano, esperto e saggio lupo di mare, che ha compreso il vero motivo, che spinge il giovane a tornare a casa: attendere la grande occasione della propria vita, il comando di una nave. L’occasione a lungo attesa giunge inaspettata e il giovane protagonista non se la lascia sfuggire, ma l’incarico si rivelerà pieno di insidie.

recensione:  (Hermetico della Hermes Productions)

Soggetto e sceneggiatura: La linea d’ombra era sicuramente uno dei film più attesi del semestre, un po’ perché il produttore (Luca) non ha mai fatto mistero di puntare moltissimo sul film, un po’ perché segna la seconda collaborazione tra Luca e Merlino dopo l’apprezzato Nuovo cinema italiano. Per la Ramaya productions ci troviamo di fronte a un netto cambio di registro rispetto alle precedenti pellicole e per la prima volta il produttore si confronta con un genere, quello del dramma, decisamente lontano per modi e tempi dalla commedia. La prima parte infatti è piuttosto lenta e il film si prende tutto il tempo per descriverci l’ambientazione delle vicenda ma soprattutto il protagonista grazie ai numerosi confronti con il saggio capitano Giles. Poi, una volta che il protagonista sale su quella “maledetta” nave inizia la parte più “avventurosa” della pellicola con l’equipaggio che sarà costretto a una vera e propria prova di sopravvivenza nel bel mezzo dell’oceano, minacciato dalle intemperie, dalla malattia e da una presenza, reale o immaginaria, questo non ci è dato sapere. Il film riesce perfettamente a trasmetterci il senso di impotenza del giovane protagonista, sopraffatto dagli eventi tanto che, arrivati ad un certo punto, persino noi spettatori arriviamo a pensare che forse c’è di mezzo davvero una maledizione, lo spirito vendicativo del precedente capitano. Ma in realtà non è così, sono “semplicemente” una serie di sciagure rese ancora più insormontabili dal fatto che per il protagonista questo è il primo viaggio da capitano, c’è quindi inesperienza e perché no anche un pizzico di spavalderia (emblematico il flashback riguardante Giles che gli aveva consigliati in tempi non sospetti quale rotta prendere per evitare guai). Complice anche una cura estrema dello script, sia dal punto di vista formale, che da quello della costruzione delle scene, bisogna dire che il film funziona benissimo e può dirsi riuscito (nomination assicurata), ma devo confessare che a fine lettura mi sono chiesto: da dove viene il titolo? Perché nel corso della sceneggiatura non ho trovato davvero nulla (e può essere una mia distrazione, eh) che mi spiegasse quell’enigmatico titolo. Da qui la sensazione che forse il film voleva parlare anche d’altro (andare più in profondità e non raccontarci solo una traversata pericolosa) ma io devo dire di non essere riuscito a coglierlo, o forse è lo script che non riesce a farlo emergere, questo “altro”, quel qualcosa che renda il film non più solo puro intrattenimento (ben fatto) ma qualcosa che ti rimanga dentro. Le ambizioni ci sono, inutile negarlo, ma la sensazione è che forse l’opera di partenza fossa davvero troppo complessa per essere trasposta fedelmente su schermo senza evitare di appiattirla in qualche parte e semplificarla. Insomma, non so se mi sono spiegato, comunque sono qui per chiarimenti.
Regia: Van Sant, con il suo stile asciutto e senza fronzoli, penso sia adatto al tipo di storia. Forse una maggiore attenzione alle psicologie dei personaggi (fondamentali per lui) avrebbe valorizzato la scelta di un regista come lui.
Cast: ottimo. Hirsch ovviamente vince su tutti, e convince (chissà quale delle due interpretazioni di questo semestre gli porterà più consensi). Ottima la prova, misurata ma efficace di Neeson. Anche Franco dà una bella prova e finalmente torna a un ruolo drammatico (almeno qui a Ck). Peccato solo per Brolin e Penn, decisamente sprecati per i ruoli.
Musiche: molto belle. Alcune sembravano proprio dei temi marinareschi. Una delle migliori soundtrack del semestre.
Sito e locandina: suggestiva la locandina e come sempre curatissimo il sito, ormai solo Luca continua a curare questo aspetto del gioco e gli vanno fatti i complimenti.
Voto conclusivo: il nuovo film di Luca e Merlino è ben lontano dalle atmosfere leggere di Nuovo cinema italiano. In questo caso i produttori alzano il tiro sotto tutti i punti di vista (a livello di tematiche, e cura dello script in primis). Il risultato è un film per certi versi sontuoso, efficace soprattutto nella seconda metà quando ci sentiamo letteralmente sopraffatti, come il protagonista, dagli eventi. Manca però qualcosa, forse una cura maggiore dei personaggi, qualche pagina in più per descrivere le motivazioni dei loro comportamenti, qualcosa che dia più profondità a tutta la storia nel suo complesso rendendo il film davvero memorabile. Il mio voto è quindi comunque positivo (quindi sì, Luca sa fare anche film seri, ohibò :P ), ma devo ancora capire quanto il film mi sia rimasto dentro e sia andato oltre il piacevole intrattenimento.

Voto: 7,5

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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