Une vie

Une vie

(Oren Productions)

Genere: Drammatico

Regia: Claude Lelouch

Cast: Vincent Cassell, Emmanuelle Seigner, Isabelle Huppert, Gilles Lellouche, Romain Duris, Omar Sy, Laura Smet, Michelle Bernier, Mathieu Amalric

Trama: Christophe è un giovane uomo, ricco di ambizioni e sogna un futuro radioso. Christophe è un uomo, colpito dalla vita che cerca una seconda possibilità, Christophe è una vittima che ci racconta la sua storia, una vita, la sua.

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La recensione di Mastruccio

Dopo una assenza produttiva lunga ben otto mesi, la Oren Productions partecipa al Festival di Roma con un piccolo film drammatico firmato dal grande Claude Lelouch, “Une vie”, interpretato da un convincente Vincent Cassel e la sempre bella e brava Emmanuelle Seigner, unitamente ad uno stuolo di artisti per i ruoli secondari che vedono tra le fila la splendida Isabelle Huppert.
E’, come tutti i precedenti, un soggetto originale dello stesso Oren, che si fa coadiuvare da una certa Pamela F. (se non sbaglio è un debutto), e vi si racconta la parabola lunga una vita, come dal titolo del film, di un uomo, tale Christophe, che ne ripercorre le fasi salienti attraverso dei corposi flash-back, mentre osserva il mare della sua Marsiglia.
E’ uno storia dolorosa, iniziata con la morte violenta dei due genitori, e proseguita con la sua repentina partenza per Parigi, con la moto appena regalatagli dal padre come premio per aver superato brillantemente l’esame per entrare nella prestigiosa università della Sorbona di Parigi.
Subito dopo le vediamo, già laureato in medicina e alle prese con un importante colloquio di lavoro, insieme al suo fraterno e sincero amico Luc, e assistiamo all’incontro con una sua amica d’infanzia, Chantal, della quale era già timidamente innamorato.
Scoppia la passione, e poco dopo li vediamo alle prese con i tentativi di avere un figlio. Tentativi infruttuosi, perchè Christophe scopre di essere sterile.
Basta questo per fargli decidere di mollare in un attimo Chantal, Parigi, e un ottimo lavoro per andare in Africa, ad esercitare la sua profesione di medico chirurgo in un ospedale da campo, in un non meglio precisato paese in guerra. Qui incontra Cassandra, anche lei medico, che ha un carattere molto scontroso, e lo tratta molto male.
Passati dieci anni in quell’inferno, Christophe ormai votato alla sua missione, si innamora di Cassandra e progetta, finalmente, di poter godere di anni felici insieme a lei, adottando un bambino.
Ma, come un terribile destino che lo perseguita, è un progetto destinato dolorosamente a non poter essere realizzato: dopo che gli è stato diagnosticato un terribile tumore al cervello, repentinamente, come tutte le volte precedenti, molla tutto e torna a Marsiglia, laddove tutto era iniziato.
Il finale è amaro come tutto il film, e se si fosse dovuto trovare un titolo più azzeccato, invece di “Una vita”, io l’avrei intitolato “Fuga da una vita”, perchè Christophe non ha fatto altro per tutto questo tempo, fuggendo e troncando le relazioni in modo netto e doloroso, soprattutto per chi è rimasto e di cui non si sa più nulla; ed anche il finale è una fuga, ossia l’incapacità di affrontare da persona adulta e matura i gravissimi problemi che gli si presentano davanti.

La sceneggiatura, che scorre via fin troppo velocemente, soffre purtroppo di mancanza di profondità. La storia è raccontata con troppa veemenza, senza lasciar spazio a momenti di maggior approfondimento di situazioni e personaggi, e non si fa in tempo ad affezionarcisi come meriterebbero. Insomma, se fosse il racconto di un solo pezzo di una vita, un ritmo e una struttura narrativa di questo tipo potrebbe anche andare bene, ma qui si parla di una vita intera, e quindi avrei peferito uno script più corposo, più denso.

Il film, come impianto narrativo, non è quindi esente da difetti, e ho riscontrato anche qualche errore di battitura e di forma, ma credo però che si debba tenere in grandissimo conto, soprattutto, degli enormi e stupefacenti progressi che Oren ha compiuto nella sua scrittura. Non nascondo che sono rimasto davvero piacevolmente colpito dall’eleganza e dalla cura dei dialoghi, delle descrizioni, e l’innegabile attenzione alla forma grammaticale e sintattica. E’ un gran bel salto in avanti, rispetto anche al suo precedente “Reboot”, per il quale avevo dichiarato che, in ogni caso, si era davanti ad un certo salto in avanti nella carriera produttiva di Oren. Oggi, dopo aver letto questo suo ultimo film, posso affermare con certezza di essere davanti alla sua quasi completa maturazione stilistica e tecnica. I miei complimenti più sinceri.

La scelta di Claude Lelouch è azzeccata. Il grande cineasta dirige il cast con grande maestria, facendo in modo che gli attori recitino con misura e senza esagerare nei toni drammatici. Ho già scritto di Vincent Cassel (Christophe), che offre un’ottima prova, e di Emmanuelle Seigner (Chantal) , purtroppo sacrificata a causa dalla breve sceneggiatura, Da ammirare anche la ruvida interpretazione di Cassandra da parte della bravissima Laura Smet, per la quale sono state scritte battute taglienti ed efficaci, ma che fanno anche riflettere.

La colonna sonora è stata ben scelta. Sono tutte tracce di brani strumentali, quasi tutti per pianoforte, di giusta atmosfera, e accompagnano ottimamente le scene a cui sono associate.
La locandina non è nei miei gusti estetici. Si poteva disegnare meglio la parte superiore, perchè il cielo è troppo finto e i titoli visivamente non perfettamente fusi nel contesto.
Il sito è assente.

Voto: 7

E’ un voto che risente della mia scarsa affezione ai personaggi, per la troppa brevità dello script, ma è ben oltre la sufficienza, anche come premio per l’enorme miglioramento che Oren ha dimostrato nel saper scrivere cinema. Ora lo attendiamo in una solida trasposizione, dopo tutti i suoi film originali. Sarà la sua definitiva maturazione e consacrazione nel meraviglioso mondo di Cinematik.

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Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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