Dall’archivio delle mie recensioni: recensione in anteprima di aprile 2009, realizzata per il sito cinefile.biz
Il destino della galassia è nelle mani di due accaniti rivali. Da un lato James T. Kirk, un ribelle assetato di emozioni, un leader nato in cerca di una causa da difendere. Dall’altro Spock, originario del pianeta Vulcano in cui domina la ragione pura, ma la cui madre è una terrestre…
«Spazio, ultima frontiera…» questo è l’incipit che gli appassionati della serie di Star Trek hanno imparato a conoscere nelle centinaia di volte nelle quali è stata ripetuta. Ora, grazie al coraggio di J.J. Abrams, si potrà dire «Spazio, nuova frontiera» o meglio «Spazio, frontiera alternativa» perché questo undicesimo film della saga è la scommessa, ben riuscita, di riportare in vita un mito, una leggenda della serialità del piccolo schermo che, con Nemesis, aveva toccato il punto più basso della sua trentennale storia cinematografica. Il meccanismo che viene sfruttato dai produttori di questo nuovo capitolo non è originalissimo, sia ben chiaro: si tratta di un prequel come ne abbiamo già visti in altre occasioni e il parallelo con Star Wars potrebbe risultare immediato.
Le prime scene del film ci mostrano l’astronave mercantile romulana Narada che fuoriesce da una singolarità ed è in battaglia con la U.S.S Kelvin. L’astronave della federazione ha la peggio e Nero, capitano della Narada invita il capitano della Kelvin sulla sua nave per trattare la resa. Il comando passa quindi a George Kirk, padre del nostro famoso James T. Kirk. La situazione precipita e poco dopo George Kirk sarà costretto a un sacrificio che gli permetterà di salvare 800 membri del suo equipaggio ma di non poter poi essere presente alla nascita e nella vita del figlio. Questi primi minuti di film sono intensissimi non solo a livello di azione e scene di battaglia ma anche a livello emotivo. E’ un buon inizio, che sposta un po’ più avanti del consueto quelli che sono i titoli d’apertura, imponenti e che danno l’idea che qualcosa di granitico sta riprendendo vita, attraverso una nuova forma.
Il piccolo Kirk, dunque, cresce senza una figura paterna di riferimento e qui la ribellione e l’animo inquieto vengono esaltati più di quanto siamo soliti ricordare nel Kirk della serie classica. Parallelamente seguiamo la vicenda del piccolo Spock, così vulcaniano da passare il tempo a studiare e a voler entrare nell’Accademia delle Scienze, ma anche così umano da subire lo scherno degli altri coetanei. Oltre a questi due indiscussi protagonisti, l’altra protagonista è sicuramente la madre di tutte le astronavi, la navicella spaziale che molti conoscono anche senza aver visto nulla di “Star Trek”: l’Enterprise. Mastodontica ed elegante ci appare ancora in costruzione quando Kirk decide di arruolarsi nella flotta e bellissima si scopre ai nostri occhi quando i cadetti sono chiamati a partecipare alla difesa di Vulcano, minacciato da quella stessa Narada che, 25 anni dopo, può attuare la sua vendetta: distruggere il pianeta.
I componenti storici della serie, a vario titolo e con qualche stratagemma, si ritrovano tutti (tranne Scott), sull’Enterprise comandata dal capitano Pike. Pike sarà costretto a fornire le frequenze di difesa della Terra. Vulcano verrà distrutto, Nero si lancerà a distruggere anche la Terra. Ma come mai Nero vaga per lo spazio a distruggere i pianeti della Federazione? E perché ce l’ha con Spock a tal punto da voler a tutti i costi fare in modo che lui assista alla distruzione del suo pianeta? Grazie ad un colpo di scena magistralmente orchestrato per riportare sullo schermo il primo, autentico, Spock (un sempre impeccabile Leonard Nimoy) – quel personaggio dalle orecchie a punta che è diventato sinonimo di “alieno” fin dalla sua comparsa in Tv e che qui fa da trait d’union fra il vecchio Star Trek e questa nuova rinascita – scopriremo perché.
Come si può intuire la trama non ci pone davanti a fatti originalissimi, anzi. Però in questo film, il tutto si rimescola con la storia e le caratteristiche che già molti conoscono e per chi non è a conoscenza di fatti e caratteri dei personaggi allora diventa una conoscenza nuova. Uno stratagemma classico delle storie di fantascienza viene qui usato proprio per dare un nuovo impulso alla saga, permettendo ai personaggi di mantenere le loro caratteristiche salienti che li rendono subito riconoscibili ai nostri occhi pur apparendo un po’ diversi da come li conosciamo e permettendo loro di intraprendere fin da subito avventure diverse da quelle della serie classica.
Due ore di film che allargano il possibile pubblico del film stesso, perché non è solo indicato ai fan della serie ma si tratta di due ore inaspettate per intensità emotiva e per il fatto di non essere solo il classicoblockbuster fatto di pura azione ed effetti speciali. Due ore di intrattenimento puro, esaltato dalle scene di battaglia, epiche e mai ridondanti. Un J.J. Abrams alla regia che mescola novità e interpretazioni della nuova realtà con l’atmosfera e le citazioni del passato, tanto da creare quasi un gioco tra gli appassionati più accaniti e preparati. I titoli di coda chiudono più che degnamente con la voce di Nimoy e la citazione «Spazio…» che è la ciliegina sulla torta con l’accompagnamento del tema classico riarrangiato per l’occasione.
Se J.J. Abrams ha vinto la scommessa di riportare in vita al cinema un mito della fantascienza non lo deve solo alle sue abilità – che conosciamo bene per i suoi lavori televisivi Lost e Alias – ma lo deve anche a una sceneggiatura che approfondisce i caratteri dei personaggi e ha un ritmo serrato nelle battute mai banali e con un pizzico di ironia, autoironia e godibile confronto interiore e tra i personaggi stessi. Un altro punto di forza che aiuta Abrams è il cast, egregiamente scelto e dal quale spicca il “nuovo” Spock Zachary Quinto. Un’eredità, la sua, molto pesante se si tiene conto che doveva confrontarsi direttamente anche con il vecchio Spock. Si può ben dire che il testimone è passato di mano molto bene, ma tutto il cast si confronta bene con i personaggi che conoscevamo.
C’è già aria di sequel, e forse le ragioni commerciali potranno dire la loro in questa direzione, tanto che si potrà probabilmente dividere la storia cinematografica di Star Trek tra “pre Abrams” e “post Abrams”. E pensare che lui, Abrams, non è nemmeno un fan della serie…
Da non amante di Star Trek devo comunque dire che è una gran bella recensione, poi il film è quello che è ( (ebbene sì, sono un fan di Star Wars 😛 )
Gli originali mai visti, il telefilm originale in gran parte sì, questo film decente e divertente.
un po’ mi ha anche annoiato, leggermente meglio il secondo.