Produttore: Arcadia Productions

Regia: John Maybury

Cast: Rebecca Hall, Tom Hardy, Stephen Fry, Virginia McKenna

Trama: L’ultimo giorno da sovrana di Anna Magdlena (Rebecca Hall), giovane regina che abdica in favore della nuova forma di governo voluta dallo scrittore e filosofo Daniel (Tom Hardy): la repubblica.

Recensione di Hermes:

Il ritorno di Arcadia al cinema è con un film tutt’alto che facile, poco adatto alle masse, e , per diversi motivi, forse è anche il più “indipendente” dei film in gara.

Soggetto & sceneggiatura: ho scoperto solo a fine lettura, documentandomi, che quella di Anna Magdalena è una figura inventata (credevo invece fosse realmente esistita) e immagino lo siano anche gli altri personaggi, ma la vicenda raccontata, o meglio il momento storico, è quello della caduta dell’Ancien Regime. Il film quindi mette letteralmente in scena (dato che l’impianto è fortemente teatrale) i momenti precedenti all’abdicazione di Anna Magdalena. Soggetto quindi “semplice”, in cui è difficile trovare i momenti tipici di un racconto. Non c’è una vera storia da narrare ma piuttosto ci si sofferma sulla descrizione, sulla fotografia di un momento privilegiando il punto di vista della protagonista. Il film ruota tutto attorno a lei e ne esce fuori una figura molto carismatica, pur con le sue debolezze e i suoi capricci. La si ammira per la dignità con cui affronta la fine, ma i flashback ci forniscono anche il ritratto di una donna vanesia, capricciosa, che quindi ha commesso le sue leggerezze e i suoi errori. E’ proprio questa la cosa che più ho apprezzato del film: non c’è una visione manichea della realtà, niente è solo bianco o nero e tutti i personaggi hanno le loro luci ed ombre, a partire da Anna Magdalena fino all’altro riuscitissimo protagonista, Daniel, il primo Presidente della Repubblica. Uno degli intellettuali che ha guidato la rivoluzione scardinando un regime ormai antiquato, eppure lo stesso Daniel ha una visione del popolo non certo positiva e altre sue dichiarazioni ce lo descrivono come un personaggio enigmatico e non facile da etichettare. Probabilmente solo il Vescovo ne esce davvero male, dipinto come il rappresentante di un istituzione perennemente ambigua, votata unicamente all’opportunismo più bieco. Un’impostazione quindi fortemente teatrale, con poche e lunghe scene, pochissime ambientazioni, e descrizioni meticolose della scenografia, degli ambienti. Ammetto che per uno come me, un po’ troppo schiavo dei “film narrativi”, questa assenza di una vera storia, di uno sviluppo, hanno pesato sull’apprezzamento complessivo del film. La visione alla fine, per quanto stimolante, è risultata piuttosto fredda e probabilmente un tipo di soggetto come questo è più adatto al teatro che non al cinema. La brevità però gioca a suo favore: il film, nonostante ce ne siano molti, non si perde in dettagli inutili (sono tutti funzionali a descrivere la protagonista) e anche i dialoghi sono piuttosto essenziali pur nella loro ampollosità tipica di quell’epoca (mi sono piaciuti molto, curati e credibili).
Regia: sbaglio o nello script non c’è scritto chi è il regista? Se è John Maybury, come scritto nell’intervista allo sviluppo, devo dire che come scelta è piuttosto coraggiosa, come tutto il film del resto. Il regista ha fatto solo 3 film, uno dei quali (The Jacket, l’unico che ho visto) non ha certo un’impostazione così teatrale, anzi. Quindi non saprei come giudicare la scelta. Nello script il suo lavoro si vede, anche senza particolari movimenti, soprattutto nella cura dei dettagli.
Cast: bravi sia Rebecca Hall che Tom Hardy. Entrambi hanno dato delle prove convincenti e misurate, grazie anche a due personaggi ben caratterizzati seppur in poche scene.
Musiche: poche ma buone, in linea con le atmosfere del film.
Sito & locandina: la locandina è molto semplice ma quell’immagine sfarzosa rende bene l’idea del tipo di film.
Giudizio complessivo: Il giorno dell’abdicazione di Anna Magdalena non è un film semplice da giudicare. Regala degli ottimi spunti di riflessione e due bei personaggi tratteggiati molto bene seppur nello spazio di pochissime pagine. Il soggetto, volutamente esile ed essenziale, impedisce al film di risultare davvero coinvolgente, col risultato di restituire un’esperienza piuttosto fredda a chi magari come me è abituati a un altro tipo di cinema, forse più canonico. Arcadia però va premiato ed apprezzato per il coraggio con cui persegue le sue idee e propone le sue storie anche se lontane da logiche più mainstream.

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