EST, NOTTE

 

In sottofondo A Slum Symphony (Andrea Morricone)

Panoramica sulla città di New York degli anni ’20.
E’ notte e i lampioni e le finestre dei palazzi e dei primi grattacieli sono l’unica fonte di luce.

Sentiamo fuori campo la voce di un giovane uomo.

VOCE

Buonanotte, New York.

Le immagini seguenti sono delle riprese della città, di notte. Tutte le immagini sono al rallentatore.

VOCE

E’ una notte fredda, forse da qualche parte sta piovendo, proprio sopra le vostre teste. Ma le strade sono calde, brulicano di gente che ha il fuoco dentro e che non dorme, non questa notte.

Un vicolo della città con due persone in impermeabile che camminano lente sotto la pioggia. Dai tombini esce del vapore.

VOCE

Ladri, poveracci, assassini, madri, panettieri, prostitute, gangster. E’ questo il popolo delle strade, questa notte. A proposito dei gangster, ne conoscete qualcuno? Li avete mai visti in faccia? Vi hanno mai puntato una pistola in fronte? No, non credo. Se così fosse, non potreste raccontarlo.

E’ inquadrata una strada dove passano delle macchine. Le luci dei fari creano un contrasto con il nero dello sfondo.

VOCE

Sapete qual è la regola fondamentale del gangster? E’ che un uomo possiede una certa cosa solo fino a quando riesce a tenersela…

Un palazzo alto, con alcune finestre illuminate. Dietro una di questa vediamo una figura femminile poggiata al davanzale.
Sembra osservare la città.

VOCE

Vi domanderete come so tutte queste cose. Bè, è facile. Io sono uno di loro. Sono il capo dei Diamond Dogs, la più famosa banda del LowerEast Side. Ma non è stato sempre così. Sono stato un morto di fame…

Delle scale sul marciapiede scendono fino alla porta di un seminterrrato e un gruppo di uomini e donne vestiti eleganti, sotto gli ombrelli, corrono verso la porta che si trova in fondo.

VOCE

Nasce tutto nei Five Points di quello che allora si chiamava il Bloody Ould Sixth Ward, il Sesto distretto. Ma né io né voi eravamo nati, per fortuna. Erano posti selvaggi e malsani formati dall’incrocio di Cross Anthony, Orange e Little Water… non conoscete queste strade? Invece scommetto che ci siete passati decine e decine di volte.

Siamo dentro una locanda con gente che balla e beve, tavoli pieni di uomini e donne. Tutti si muovono sempre al rallentatore.

VOCE
E in quello strano posto, pieno di saloon e di sale da ballo, che era una specie di Coney Island dell’epoca, frequentata da gente come noi, marinai, ostricai, operai e impiegati dal salario modesto, nacque la cultura del gangster, che a quei tempi era molto più rozzo di adesso…

E’ inquadrato uno dei ponti di Manhattan, con la città sullo sfondo.

VOCE

E’ tardi, si è fatta ora di lasciarti, New York…

Un battello sta solcando le onde dell’oceano.

VOCE

Ma presto tornerò e vi racconterò degli slum, dei reclutatori, della Old Brewery, di Mose il gigante, di Gallus Mag, di Patsy the Barber e diHell-Cat Maggie, una donna che non vorreste mai incontrare.

Un gruppo di gente è ammassata sul ponte del battello e stanno tutti indicando l’orizzonte, dove si vede la statua della libertà che li accoglie.
Primo piano di una donna (Marisa Tomei) che tiene in braccio un bambino infagottato. La donna sorride.

VOCE

E vi svelerò le gesta dei gangster di oggi, quelli che frequento ogni giorno e che voi vedete in giro per le strade coi loro sgargianti vestiti di seta. Vi insegnerò a parlare come loro e vi racconterò le avventure fantastiche che si nascondono nei vicoli della nostra città. Ora vi lascio. Buonanotte New York. E ricorda… i Diamond Dogs vegliano sulle tue storie.

La donna sorride al bambino e lo alza in modo da mostrargli la città di New York all’orizzonte. Gliela indica, poi lo bacia.

DIAMOND DOGS

UN FILM DI GIUSEPPE TORNATORE

La musica sfuma.

La nave è ancorata al porto e la gente sta scendendo passando sopra una grossa passerella di legno.
Vengono tutti convogliati verso un grosso capannone.

Stacco.

La donna sta facendo la fila per poter entrare in una porta, assieme ad altra gente stanca come lei. Sembrano vestiti con stracci, affamati e sporchi.

Stacco.

E’ il turno della donna, che entra nella porta e si dirige verso una scrivania, osservata da alcuni poliziotti.

La donna dà loro un documento d’identità dove c’è scritto il suo nome.
Il poliziotto la guarda da capo a piedi come se la stesse soppesando e valutando per le forme.

Poi legge il documento.

POLIZIOTTO
Concetta Luminita.

La donna annuisce, sorridendo. Poi gli mostra il bambino.

POLIZIOTTO
E tuo figlio come si chiama?

CONCETTA
Natale.

Il poliziotto sembra non aver capito. Un giovane poliziotto che è lì accanto traduce per lui.

POLIZIOTTO 2

Natale. Christmas.

L’altro poliziotto annuisce e scrive su un altro documento il nome “Christmas Luminita”.

Stacco.

EST, STRADA – GIORNO

 

La donna sta uscendo da un’altra porta del capannone, ritrovandosi a cielo aperto.
Viene inquadrata di spalle con il panorama della città che si staglia enorme davanti a lei.
La donna guarda i palazzi impressionata, mentre la gente gli passa accanto senza curarsi di lei.

Dissolvenza.

EST, STRADA – GIORNO

E’ giorno, siamo tra le strade trafficate della città. Alcune auto sfrecciano sull’asfalto e una di esse prende una pozzanghera, alzando l’acqua verso un gruppo di donne che poi gli gridano contro.

VFC RAGAZZINO
Chistmas? Che razza di nome è?

VFC RAGAZZINO2
E’ un nome da negro!

Stacco.

Dentro un vicolo cieco c’è un gruppo di ragazzini, una decina, radunati attorno a uno più piccolo, Christmas, che ora ha circa dieci anni (CAMERON BOYCE).

CHRISTMAS

Allora, mi fate entrare o no nella banda?

Uno dei ragazzi, quello più alto e robusto, parla a nome degli altri.

RAGAZZINO

Siamo al completo e tu non ci piaci comunque. Quindi vattene dalla nostra zona.

Christmas aggrotta le sopracciglia e viene poi spinto da un altro ragazzo che lo convince finalmente ad andar via. Compie qualche passo, poi però si volta e li indica in cagnesco.

CHRISTMAS

Farò una banda tutta mia e mi prenderò questa zona e poi tutta la città!

Gli altri ragazzi scoppiano a ridere e sbeffeggiarlo e Christmas va via correndo, coi pugni stretti.

Seguiamo la sua corsa tra le strade in un unico piano sequenza.

Attraversa marciapiedi affollati, poi la strada, rischiando di essere investito da un’auto che si ferma e gli suona contro, poi salta dentro una pozzanghera di proposito per alzare l’acqua e sorride nel farlo, riprende a correre e passa all’interno di un panificio dove il proprietario lo saluta con un grido, per poi uscire dal retro e trovarsi su un’altra strada.
Evitando il traffico e le auto che gli suonano contro, raggiunge infine una palazzina, entrando nel portone.

Stacco.

INT, PALAZZO – GIORNO

 

Il ragazzino sta salendo le scale e arrivato al primo piano si ferma per guardare l’interno di un appartamento la cui porta è aperta. In fondo si scorge una poltrona su cui è seduto un uomo robusto e barbuto, che si accorge subito di lui (WILLIAM KIRKER).

UOMO

Ehi ragazzino!

CHRISTMAS
Ciao Sal.

Christmas si avvicina alla porta, ma non entra.

SAL
Tua madre sta lavorando. Aspetta fuori.

Christmas annuisce con tranquillità e si allontana.
Riprende a salire gli scalini, poi arrivato al secondo piano, si avvicina a una porta e tende l’orecchio come per ascoltare.
Poi si va a sedere sulle scale, sbuffando per la noia.

Con uno stacco lo vediamo coricato per le scale, mentre scivola lentamente verso il basso, giocando a fare lo scivolo.

La porta finalmente si apre e ne esce un uomo.
Christmas si mette subito in piedi, guardando il tizio passargli davanti, fargli un sorriso e poi scendere le scale mettendosi il cappello in testa.

Il ragazzino entra nell’appartamento e chiude la porta.

INT, APPARTAMENTO – GIORNO

Una donna in vestaglia compare da una stanza, è Concetta Luminita, invecchiata di una decina d’anni.

CETTA
Ah, sei tu?

Christmas squadra la madre con fare un po’ infastidito, lei gli passa una mano tra i capelli.

CETTA

Che hai fatto? Hai i vestiti inzuppati!

Christmas scrolla le spalle e sfugge dalla presa della madre, andando in cucina.

CETTA

Vatti a cambiare o non ceni!

Christmas sbuffa e si toglie il maglione, poi i pantaloni.
Si infila vestiti asciutti, quindi va a sedersi al tavolo.

La donna lo guarda soddisfatta, poi va verso il frigo, prendendo una pentola sporca di sugo.

CHRISTMAS
Chi era quello?

La donna fa una faccia stanca, posando la pentola sul tavolo. La apre, e dentro vediamo delle polpette al sugo.

CETTA
Le vuoi riscaldate?

Christmas fa cenno di no con la testa, e afferra una polpetta con la forchetta, mangiandola subito, prima ancora che la donna potesse mettergli un piatto sotto.

CHRISTMAS
Un giorno sarò il padrone della città e tu non dovrai più lavorare.

Cetta si ferma a guardare il figlio, commossa. Ma non lo dà a vedere, infatti gli sorride e si siede accanto a lui, mettendogli altre polpette nel piatto.

La mdp li lascia pranzare e si sposta a inquadrare la finestra della cucina, per poi uscire e inquadrare la città.

Stacco.

EST, STRADE – GIORNO

Christmas sta camminando lungo un marciapiede del quartiere e incontra un ragazzino della sua età, alto e magro, che se ne sta seduto su alcuni gradini giocando con una trottola (CHANDLER FRANTZ).

CHRISTMAS
Ehi, è tua quella trottola?

RAGAZZINO (impaurito)
Sì, perché?

CHRISTMAS
Hai il permesso di giocarci in queste strade?

RAGAZZINO (più impaurito)
Io non sapevo…

CHRISTMAS
Ora lo sai. Ci vuole il permesso. Ma è il tuo giorno fortunato ragazzo. A proposito, come ti chiami?

RAGAZZINO
Santo… mi chiamo Santo Filesi.

CHRISTMAS
Santo, io sono Christmas Luminita e controllo queste strade con la mia banda.

SANTO
E… dov’è ora la tua banda?

CHRISTMAS
Mandati a casa. Erano dei buoni a nulla. Sto reclutando un po’ di gente e tu sembri un tipo sveglio.

Santo sorride e si alza in piedi, prendendo la trottola.

CHRISTMAS
Che ne dici allora?

Christmas si incammina e Santo lo segue eccitato.

SANTO
Sarebbe grandioso! Come ci chiamiamo?

Christmas sembra rifletterci un po’ su, poi si volta e prende Santo dalla maglietta, sussurrandogli.

CHRISTMAS
Siamo i Diamond Dogs. Ma non essere precipitoso. Per il momento sei assunto in prova.

Primo piano di Santo, che sorride dalla gioia.

Stacco.

EST, STRADA – GIORNO

Un macellaio (ANDREW DIVOFF) sta affettando un animale appeso nel retro di una bottega.

C’è sangue dappertutto.
Gli si avvicina un cane magrissimo che guaisce in sua direzione e il macellaio lo scalcia via.
Il cane gli abbaia e l’uomo finta di tirargli addosso il coltello, facendolo quindi scappare all’esterno.

Qua incontra Christmas e Santo, che sembrano aver visto la scena.

Santo si china sul cane, che si lascia accarezzare.

Christmas si avvicina all’uscio della bottega del macellaio.

CHRISTMAS
E’ tuo questo cane?

MACELLAIO
No, ma bazzica sempre qua intorno attirato dall’odore. Che vuoi, ragazzino?

CHRISTMAS
In questo quartiere le cose stanno cambiando. Hai sentito dei Diamond Dogs?

MACELLAIO
E chi sarebbero?

CHRISTMAS
E’ la nuova banda che detta legge. E tra le nuove regole, c’è quella di prendersi cura del proprio cane e non maltrattarlo come fai tu. Noi comunque possiamo proteggerlo, ma c’è una tassa da pagare.

Il macellaio scoppia in una grassa risata, tranciando la coscia del vitello.

MACELLAIO
Fila via, ho da fare.

CHRISTMAS
Non se prima non gli ha dato della carne. Sì dà il caso che io sia un Diamond Dogs. Attento a te grassone.

L’uomo sembra averne sentito abbastanza e sbuffando si avvicina a Christmas, afferrandolo per la maglia e tirandolo verso di sé.
Ma prima ancora che potesse aprir bocca, il cane si avventa sul macellaio mordendogli la gamba.
Christmas lo colpisce con un calcio all’altra gamba, liberandosi.

Santo è rimasto impietrito dietro di lui.
I due ragazzini iniziano a correre, mentre il macellaio si toglie di dosso il cane e li insegue per la via col coltello in mano.

MACELLAIO
Se vi prendo vi scanno!

Ma i due ragazzini sono ormai lontani.
Il macellaio torna indietro imprecando a bassa voce, e guarda il cane che ora si è accucciato davanti l’uscio.

MACELLAIO
Va al diavolo anche tu!

Il cane guaisce rimanendo sdraiato.
L’uomo sbuffa, alza gli occhi al cielo, poi va dentro la bottega e taglia di netto un pezzetto di carne, lanciandolo per terra.
Il cane gli si avventa, lo afferra e scappa via.

Il macellaio sorride tra sé, riprendendo a tagliare la carne.

MACELLAIO
Diamond Dogs…

Stacco.

EST, VILLA ISAACSON – GIORNO

Un ampio giardino ben curato, ricco di alberi e siepi.
Un cucciolo di gatto trotterella lungo il giardino, seguito a debita distanza da una bambina sui dieci anni (BAILEE MADISON).

La bambina raggiunge il gattino silenziosamente e prova ad afferrarlo, ma una voce la ferma all’improvviso.

VOCE FEMMINILE
Ruth!

Il gatto scappa via e lei sbuffa, voltandosi a guardare una donna che arriva trafelata (HELENA BOHNAM CARTER).

RUTH
Mamma, lo hai fatto scappare!

MADRE
Quante volte ti ho detto di non giocare con gli animali? Portano malattie!

RUTH
Allora posso giocare con te? Il nonno mi ha comprato un boropattino!

MADRE
Si dice monopattino. E non abbiamo tempo, abbiamo il circolo. Vatti a preparare.

RUTH
Odio quelle signore e quelle bambine, sono noiose!

La madre si incammina per un viale e la bambina lo segue a malincuore.

MADRE
Vedrai, prima o poi te le farai piacere.

Nel volto della donna c’è uno sguardo rassegnato, carico di indifferenza.
Stacco.

INT, VILLA DEGLI ISACSON – GIORNO

E’ inquadrata dall’alto una grande villa a due piani circondata dal giardino che abbiamo visto prima.
Un camioncino si è fermato davanti al cancello.
Un uomo parla con l’autista, poi fa aprire il cancello e il camion entra, attraversando il viale.

Primo piano del ragazzo che sta guidando (DYLAN SPRAYBERRY).

E’ vestito umilmente e guarda sorridendo le bellezze di quel giardino. Fischietta.

Stacco.

Il furgone si è fermato il ragazzo scende, andando verso il retro e prendendo degli arnesi da lavoro.
Un uomo in giacca, cravatta e cappello sta uscendo in quel momento dalla casa con una valigetta in mano (DAVID DUCHOVNY).
Ha i capelli tagliati corti e dei folti baffi, ma senza barba.

Incuriosito, si sofferma a guardare il ragazzo.

ISAACSON
Tu devi essere il ragazzo che si occupa del tetto. Sono il signor Isacson, il padrone di casa.

BILL
Bill Hofflund. Piacere signore, ha una casa stupenda.

ISACSON

E tu stai facendo un buon lavoro.

BILL
Grazie signore, altri due giorni di lavoro e il suo tetto sarà come nuovo.

L’uomo sorride e annuisce, poi lo saluta con un cenno e si dirige verso un viale, dove un altro uomo in giacca lo attende dinanzi una limousine.
Bill lo guarda andar via e parla tra sé.

BILL
Fottuti ebrei pieni di soldi.

Stacco.

 

 

 

 

 

 

EST, TETTO DELLA VILLA – GIORNO

Bill è sul tetto della villa, sta posizionando alcune tegole fuori posto.
Accanto a sé c’è un secchio con del cemento e lui stesso è sporco di bianco.

Da una finestra di uno dei piani superiori compare Ruth.
La ragazzina incuriosita sta guardando Bill.
Bill se ne accorge e le sorride.
Lei si ritira subito dentro, forse per timidezza.
Bill si passa le mani sporche sui pantaloni, fischiettando.

Stacco.

INT, STANZA DI RUTH – GIORNO

Ruth è nella sua stanza e si sta guardando allo specchio, sistemandosi i lunghi capelli.
Indossa un vestitino bianco e sembra un po’ agitata.

La finestra si apre e lei si volta di scatto, impaurita.

Si tratta di Bill, che si è arrampicato fin lassù e ora le sorride.

BILL
Ciao, come ti chiami?

RUTH
Vattene o mi metto a urlare e ti faccio arrestare!

Bill entra nella camera, rimanendo però solo a cavalcioni sul davanzale.

BILL
Non voglio mica derubarti. Io sono Bill.

La ragazzina non sa se scappare o rimanere, appare combattuta e Bill se ne accorge, ridendo.

BILL
Allora, come ti chiami?

RAGAZZINA
Ruth.

BILL
Bel nome. Avete una villa enorme. Tuo padre è ricco, eh?

Ruth annuisce, rimanendo sempre a distanza di sicurezza.

BILL
Sei carina. Ti va di uscire con me uno di questi giorni?

Lei arrossisce, allontanandosi e andando a poggiarsi alla porta.

RUTH
Io… io non esco mai.

BILL
Come sarebbe a dire non esci mai?

RUTH
Cioè… esco con i miei genitori, andiamo a teatro. Oppure al circolo.

BILL
E non sei mai uscita con un ragazzo?

Lei scrolla lentamente il capo, imbarazzata.

Bill sorride.

RUTH
Loro non me lo permetterebbero. Dicono che sono ancora piccola per certe cose.

BILL
Dalle parti mie, le ragazze come te iniziano già a lavorare e a fare figli. E tu ti ritieni piccola da non uscire con un ragazzo. Sei strana forte.

Il ragazzo fa per uscire, ma lei lo blocca con un:

RUTH
No!

Bill sorride tra sé, tornando dentro.

RUTH
Io non mi ritengo piccola. Sono loro che lo pensano.

BILL
Quindi non avresti problemi se stasera, verso le nove, ti venissi a prendere e andassimo a fare una cenetta romantica?

RUTH
Ro… romantica?

Bill le sorride, poi esce fuori perché una voce lo chiama.
Ruth va verso la finestra, guardandolo scendere con agilità.

RUTH
Attento o ti spezzerai il collo!

Bill si ferma, arrampicato sul tetto e penzolante a mezz’aria.

RUTH (cercando di non alzare la voce)
Come facciamo?

BILL
Ci vediamo davanti al tuo cancello. Pensi di riuscire a sgattaiolare senza farti vedere?

La ragazza annuisce sbrigativa, poi chiude la finestra ed entra dentro.
La vediamo arrossata e tesa, ma un sorriso di felicità le compare lentamente in volto.

Stacco.

INT, VILLA – GIORNO

Ruth scende le scale di casa arrivando a pian terreno e guardandosi intorno.
Una domestica sta spolverando i mobili.

RUTH
Hai visto mia mamma?

La domestica le indica con lo scopettino una stanza e Ruth si precipita in quella direzione.

La madre è seduta al tavolo e sta sorseggiando del tè assieme a un’altra donna, anch’essa elegante.

RUTH
Mamma, devo chiederti una cosa!

MADRE
Non vedi che stiamo discutendo con la signora McNamara?

RUTH
Ma è importante!

MADRE
Non ora Ruth. Va a giocare.

La bambina sbuffa, delusa e la donna la guarda con occhi severi.

RUTH
Allora farò di testa mia.

La madre annuisce senza prestarle molta attenzione, tornando a parlare con l’altra donna.
Ruth va via, con uno sguardo deciso.
Stacco.

EST, VILLA – NOTTE

La notte è calata sulla villa degli Isaacson, le luci dell’edificio sono quasi tutte spente, tranne quella di una grande stanza al piano terra e una più piccola al primo piano.
In sottofondo si odono solo i grilli.

Una finestra viene alzata da due mani esili, poi Ruth si sporge e sbircia fuori: nel giardino sotto casa non c’è nessuno.

La ragazza indossa un abito bianco con dei fiori rossi ricamati.
Scavalca il cornicione della finestra con un’agilità insospettata, quindi cammina lungo il tetto, arrivando presso la grondaia che scende con un tubo fino a terra.
Sfruttando il tubo, la ragazza scivola verso il basso, toccando silenziosamente il terreno con le scarpette rosse.

Stacco.

EST, STRADA NEI PRESSI DELLA VILLA – NOTTE

Bill è all’interno di un furgone, lo stesso con il quale era arrivato di giorno.
Sta tamburellando con le dita sul volante, mentre fischietta un motivetto.
Viene interrotto da un bussare alla portiera.
Si sporge per guardare dall’altra parte, dove c’è Ruth che lo guarda con impazienza, nervosa.
Bill abbassa il finestrino.

BILL
Ce l’hai fatta finalmente!

RUTH
Però prometti che mi riporti a casa entro un’ora!

BILL
Un’ora? Una cena dura più di un’ora!

RUTH
Promettilo!

Bill sbuffa, poi mette in moto il furgone.

BILL
Te lo prometto, ma ora sali!

Ruth sorride e fa il giro del furgone, salendo accanto al ragazzo.
Il veicolo, inquadrato dall’alto, si allontana dalla villa.

Stacco.

INT, ABITACOLO – NOTTE

Ruth è ancora in imbarazzo e tiene gli occhi incollati al finestrino, dal quale si scorge a malapena una strada di campagna. Solo in lontananza si vedono alcune luci della città.

BILL
Hai visto? Ho un furgone tutto mio.

La ragazza annuisce, poco colpita dall’affermazione.

BILL
Guarda che sono in pochi ad avere una macchina.

RUTH
Ah sì?

BILL
Sei una sciocca. Credi che siano tutti ricchi come tuo nonno o tuo padre? Cos’è, un furgone ti fa schifo?

Gli occhi di Bill si sono chiusi in uno sguardo cattivo, lei lo guarda preoccupata, ma poco dopo lui scoppia a ridere e anche lei si tranquillizza.

Poi il ragazzo ingrana un’altra marcia, accelerando.

BILL
Adesso ti faccio vedere il mondo vero.

La ragazza sorride eccitata, giocherellando con un anello che ha una pietra verde incastonata. L’anello le sta largo e lei lo sfila in continuazione.

Stacco.

Il furgone, inquadrato dall’esterno, si è fermato davanti a una bettola in una zona periferica, dalla quale provengono risate e schiamazzi.

Bill scende dall’auto, e anche Ruth fa lo stesso.

BILL
Hai soldi con te?

Ruth prende da una tasca due banconote da dieci dollari e gliele porge.

Bill è incredulo, afferra subito il denaro.

BILL
Venti dollari?!

RUTH
Li ho presi dalla tasca di mio padre.

Bill scoppia a ridere, le si avvicina e le afferra le guance.

BILL
Hai idea di quanto sia costato questo furgone? Quaranta dollari! Pensavo fossero una fortuna! E tu invece infili la mano nella tasca del paparino e prendi fuori venti dollari!

Il ragazzo la bacia sulle labbra, poi si allontana per andare nella locanda.

BILL
Aspetta qua!

RUTH
Non farlo più!

BILL
Cosa?

RUTH
Baciarmi. Prometti di non farlo più?

BILL
Te lo prometto.

Il ragazzo apre la porta e scompare all’interno.
Lei rimane da sola nei pressi del furgone, giocherellando con l’anello, immersa in pensieri che le strappano un sorriso.

Stacco.

INT, ABITACOLO – NOTTE

Bill è nuovamente alla guida del furgone.
Ruth ha in mano una bottiglia di whisky, ne beve un sorso, ma deglutisce a fatica dopo aver fatto una faccia schifata. Poi tossisce e ripassa la bottiglia al ragazzo, che manda giù tranquillamente qualche sorso.

RUTH
L’alcol non è proibito?

BILL
Sì, ma se conosci i posti giusti e hai i soldi, diventa legale.

RUTH
Bill, mi riaccompagni a casa?

Il ragazzo fa fermare il furgone, che si ferma in una strada di campagna alzando un gran polverone.
La guarda, serio.

BILL
Non ti diverti con me?

Poi ritorna a sorridere, gentile.
Le si avvicina, carezzandole la guancia.

BILL
Ci divertiremo, promesso. E prometto di non baciarti.

RUTH
Prometti?

BILL (portandosi la mano al cuore)
Giuro.

RUTH
Qua però non c’è nessuno.

BILL
Ci siamo noi.

Sentiamo in sottofondo una musica (Andrea Morricone)

Bill si avvicina di più a lei, sedendosi accanto in modo da averla a stretto contatto.
Lei si ritrae, ma non può andare molto lontano.

RUTH
Avevi promesso di non baciarmi.

BILL
L’ho giurato. E io i giuramenti li mantengo sempre.

Il ragazzo infila la mano sotto la gonna di Ruth, afferrandole le mutandine e strappandole con un colpo secco che la fa sussultare.
Lei si allontana, lancia un urlo, ma Bill la colpisce al viso con un pugno.
Poi un altro pugno e un altro ancora.

Stacco.

La scena è vista dall’esterno, frontalmente.
Dentro il furgone è buio, ma questo si muove e si intravedono le due figure alle prese con una lotta.
Ben presto però l’unica figura a muoversi è quella di Bill.

La sua voce ci arriva un po’ ovattata.

BILL
Lo vedi che non ti bacio? Troia, lo vedi che non ti bacio?

Stacco.

Siamo nuovamente all’interno e un primo piano di Ruth ci dimostra come la ragazzina abbia un volto macchiato di sangue e gli occhi chiusi in due fessure, sul punto di perdere coscienza.
Bill si muove ritmicamente su di lei, che non oppone più resistenza.

BILL
Ebrea di merda! Ebrea di merda!

Con quelle parole e con un ultimo grugnito, il ragazzo sembra concludere l’amplesso, colpisce per un’altra volta Ruth al viso con uno schiaffo, poi si allontana da lei e torna al suo posto.

Mentre con una mano si riallaccia i pantaloni, con l’altra cerca di sfilarle l’anello dal dito.

Ma l’anello non riesce a venire via, è nell’anulare.

BILL
Troia!

Il ragazzo torna da lei, si mette in piedi e le dà un calcio nel braccio, poi riprova a sfilarlo ma non c’è niente da fare.
Sorride, ma in modo diabolico.

Si dirige verso il retro del furgone, aprendo una cassetta degli attrezzi e prendendo in mano una cesoia.
Poi torna davanti e le prende la mano.
Ruth lo guarda, ma con uno sguardo spento e privo di qualsiasi reazione.

Il dito viene infilato tra le due lame.

Primo piano di Bill che si morde la lingua e sorride sadicamente.

BILL
Ecco, questo è il mondo vero, ebrea.

Stacco.

Il furgone è ripreso dall’esterno.
Si sente ben distinto uno scrocchio d’ossa, come il rumore di un ramo secco che si spezza, seguito poi da un mugugno.

Dissolvenza in schermo nero.

La musica sfuma.

EST, STRADA – NOTTE

Christmas e Santo stanno camminando lungo un marciapiede con le mani nelle tasche.
Per la strada c’è poca gente e le auto sfrecciano veloci.

CHRISTMAS
Allora, che vuol dire che a scuola ci vai più o meno?

SANTO
Che il pomeriggio una professoressa mi insegna un po’ di grammatica e di storia perché mia madre fa le pulizie lì. Insomma, non è che sono proprio iscritto a scuola, capisci? Anzi, non me ne frega niente della scuola.

Il ragazzo sorride, dandosi l’aria da teppistello.

CHRISTMAS
Sei un coglione, Santo. Che cavolo vuoi fare nella vita? Tu non sei come tuo padre, un quintale con una mano sola non lo alzerai mai. Se impari qualcosa ti può essere utile. Ti invidio.

SANTO (sorridente)
Davvero?

CHRISTMAS
Non gonfiare il torace, pivello, che sembri un tacchino. E’ un modo di dire…

SANTO
Ah ecco, mi pareva. Senti, ma allora faccio parte della banda adesso?

CHRISTMAS
Non so se posso ancora fidarmi di te.

Santo annuisce, ma visibilmente deluso, col capo chino. L’altro se ne accorge.

CHRISTMAS
Ok, ok, ti avevo già assunto prima.

Santo lo abbraccia, emettendo un gridolino.

Christmas però lo allontana subito.

CHRISTMAS
Ehi, tra noi Diamond Dogs queste cose da femmine le evitiamo.

SANTO
Sì, scusa, è che… è che…

Christmas però non lo ascolta più, ha accelerato il passo perché qualcosa più avanti ha colto la sua attenzione.
I passi si fanno sempre più veloci, fino a quando si scorge il corpo di una ragazza steso per terra, a ridosso del marciapiede. Una grande pozza di sangue giace sotto il suo braccio, dal quale manca un dito.

Il viso di Ruth è coperto dai capelli appiccicati sulla faccia dal sangue.

Christmas e Santo assistono alla scena con sguardi terrorizzati.
Il secondo afferra il braccio del più piccolo, indietreggiando e guardandosi intorno.

SANTO
A… andiamocene.

Christmas però si china sulla ragazza e la prende in braccio.

SANTO
Cosa fai?!

CHRISTMAS
L’ospedale è qua vicino. La portiamo là.

SANTO
Ma ci potrebbero incolpare! Mio padre dice…

Christmas lo fulmina con lo sguardo.

CHRISTMAS
Santo! Chiudi la bocca e seguimi, questa è la tua prima missione.

Santo deglutisce.

Stacco.

Christmas sta camminando lungo il marciapiede, con la ragazzina in braccio che sembra avere gli occhi aperti, ma lo sguardo è ancora assente e lontano.

CHRISTMAS
Ehi, come ti chiami?

RUTH
Ruth…

Lei chiude gli occhi e Christmas accelera il passo, correndo quasi.
Santo gli sta dietro, sempre più nervoso.

SANTO
Però la lasciamo sulle scale e ce ne andiamo, ok?

Christmas non risponde e con una mano le scosta i capelli dalla faccia.
E’ sudato, a ogni passo ansima per il fiato corto, ma non riduce la velocità.

SANTO
Se vuoi posso portarla un po’ io.

CHRISTMAS
L’ho trovata io e la porto io.

Ruth apre ancora gli occhi e guarda Christmas. Sembra quasi stia sorridendo.
Il ragazzo le sorride, per rassicurarla.
I suoi occhi però si riempiono di lacrime.

CHRISTMAS
Io mi chiamo Christmas.

Ruth apre la bocca per parlare, ma non riesce a dire nulla.

CHRISTMAS
Stiamo arrivando Ruth.

Davanti a loro si staglia l’edificio dell’ospedale.
Santo corre a bussare alla porta dando delle forti manate, poi scende di corsa.

SANTO
Dai, mettila giù e filiamo!

Christmas, stremato, si siede sugli scalini e riprende fiato, ma senza lasciare la ragazza.

VFC UOMO
E perché dovreste filarvela?

Dalla strada, dietro di loro, appare un poliziotto che gli si avvicina a passo svelto.
Nello stesso momento si apre il portone dell’ospedale, dal quale escono due infermieri che si dirigono subito verso Ruth.
Christmas oppone un po’ di resistenza quando loro cercano di prendergliela dalle braccia.

CHRISTMAS
No, la porto io dentro!

Ma gli infermieri riescono facilmente a bloccarlo, prendendo la ragazza e portandola dentro.
Un altro infermiere è sull’uscio, pronto con una barella.

CHRISTMAS
Si chiama Ruth!

Il ragazzo prova a seguirli, ma viene bloccato da dietro dal poliziotto.

POLIZIOTTO
Ruth e poi?

Solo ora Christmas si guarda alle spalle.
Santo sta salendo sull’auto della polizia scortato da un altro poliziotto.

POLIZIOTTO
Che le avete fatto?

Il ragazzo torna a guardare l’ospedale, mentre Santo da dentro l’auto inizia a piagnucolare.

SANTO
Non abbiamo fatto niente! L’abbiamo trovata così!

Anche Christmas viene fatto salire dentro l’auto, ma non distoglie mai gli occhi dall’ospedale.

POLIZIOTTO
Ce lo racconterete al distretto.

Il poliziotto chiude la portiera, poi batte la mano sul tettuccio e l’auto parte.

Stacco.

INT, DISTRETTO DI POLIZIA – GIORNO

Christmas e Santo sono dietro le sbarre, in una piccola cella che dividono con un altro ragazzino e con un uomo di trent’anni che se ne sta rintanato in un angolo.
Dall’altro lato c’è un ufficio con un poliziotto dietro una scrivania che legge delle carte.
Santo ha gli occhi gonfi e rossi, ma ha smesso di piangere.
Il terzo ragazzo che è con loro si avvicina con fare tranquillo, indicandogli il trentenne.

RAGAZZO

Polacco. Ha ammazzato la moglie. E cinque minuti fa s’è pisciato addosso.

Scrolla le spalle e ride.

CHRISTMAS
E tu perché sei qui?

RAGAZZO
Sfilo portafogli. E voi?

SANTO (urlando)
Niente! Non abbiamo fatto niente!

Il ragazzo ride.

CHRISTMAS
Abbiamo salvato una ragazza da una banda nemica.

RAGAZZO
E chi ve l’ha fatto fare? Ecco quello che ci avete guadagnato.

Christmas si avvicina al ragazzo, guardandolo in modo rude.

CHRISTMAS
Se qualcuno fa del male a una donna gli taglio l’uccello con le mie mani e poi lo sgozzo. Sono queste le regole della mia banda. E se anche mi ammazzassero tornerei dall’aldilà per trasformare la sua vita in un incubo senza fine. Quelli che se la pigliano con le donne sono dei vigliacchi. Per questo non me ne frega un cazzo di stare qui. Io non ho paura.

Il ragazzo lo guarda in silenzio, i due si osservano per un po’.

RAGAZZO
Come ti chiami?

CHRISTMAS
Christmas. E lui è Santo.

RAGAZZO
Io sono Joey.

Christmas annuisce, per poi spostarsi un po’.

JOEY
Come si chiama la tua banda?

Christmas si controlla le tasche, prendendo un chiodo.

CHRISTMAS
Sai leggere?

JOEY
Sì.

Poi si dirige verso Santo, porgendogli il chiodo.

CHRISTMAS
Scrivi il nome della nostra banda. Che si ricordino chi siamo. Ma scrivilo bello grosso.

Santo prende il chiodo e dopo essersi assicurato che il poliziotto non li guardi, va verso il muro in cemento.
Col chiodo incide dei segni, inquadrati da vicino.
Dopo un po’ si volta e sorride agli altri due.

Joey si avvicina e legge.
Vediamo con lui la scritta per intero.

JOEY
Di… am… ond… Do… Gs… Forte.

Dissolvenza.

INT, DISTRETTO DI POLIZIA

In assolvenza, ci troviamo nella stessa cella ma dev’essere passato del tempo dato che i ragazzi sono distesi nelle brandine a muro.
Santo dorme, mentre Christmas e Joey guardano il soffitto.

Il polacco non è più là dentro.

Un rumore di passi, poi fa capolino un poliziotto, lo stesso che li aveva arrestati. Dietro di lui c’è anche il signor Isaacson (DAVID DUCHONVY).

POLIZIOTTO
Eccoli, sono quei due.

Il poliziotto apre la porta della cella, mentre Christmas e Santo si mettono in piedi.
Il signor Isaacson li guarda.

POLIZIOTTO
Cerchi di capire… insomma, basta guardarli. I miei uomini hanno pensato che questi due fossero…

Il signor Isaacson alza una mano per zittirlo.
Poi si avvicina a Christmas, che si fa avanti.

ISAACSON
Grazie.

Poi l’uomo prende due banconote da dieci e le dà ai due ragazzi.

SANTO
Dieci dollari!

POLIZIOTTO
Il signor Isaacson è il padre della ragazza che avete… ecco, della ragazza che avete salvato.

SANTO
Dieci dollari!

Christmas non sembra entusiasta quando l’amico e si limita a guardare l’uomo.

CHRISTMAS
Come sta?

ISAACSON
Bene… No, male.

POLIZIOTTO
Lo troveremo signore.

ISAACSON
Sì, certo.

CHRISTMAS
Male quanto?

ISAACSON
Male quanto una ragazzina di tredici anni violentata, picchiata a sangue, con un dito amputato.

L’uomo dice tutto in un unico fiato, poi si volta di scatto in preda alla rabbia.

ISAACSON
Devo andare.

Christmas va verso di lui, tirandolo per la giacca.

CHRISTMAS
Signore, posso vederla?

POLIZIOTTO
Voi due dovete essere interrogati, dovete raccontarci tutto. Non importunare il signore ragazzino.

ISAACSON
Sì…

CHISTMAS
Posso vedere Ruth?

L’uomo annuisce, poi gli fa un cenno.

ISAACSON
Vieni.

SANTO
E io?

CHRISTMAS (voltandosi verso di lui)
Raccontagli tutto tu.

Poi, a bassa voce.

CHRISTMAS
Ma non dei Diamond Dogs.

Il ragazzino gli fa un occhiolino, poi corre dietro il padre di Ruth, sotto gli occhi infastiditi del poliziotto, al quale rivolge un sorriso vincente.

Joey è rimasto per tutto il tempo a guardare la scena, nello sguardo un’espressione leggermente divertita.

Stacco.

INT, OSPEDALE – NOTTE

Il signor Isaacson sta parlando con un uomo che porta con sé una valigetta da medico.

Christmas è dietro di loro, impaziente.

ISAACSON
E Sarah, è arrivata?

MEDICO
Ha detto che non se la sentiva.

L’uomo sorride amaramente, distogliendo lo sguardo.

MEDICO
Philip, devi capirla.

Christmas sgattaiola dietro i due per sporgere la testa dentro la stanza di Ruth, ma viene bloccato da un’infermiera che glielo impedisce.

In sottofondo si sente al voce di un vecchio.

VECCHIO
Dov’è? Dov’è mia nipote?

Tutti si voltano verso il vecchio (HARVEY KEITEL), un uomo vestito con abiti eleganti e che cammina con un bastone, anch’esso dall’aria costosa.

ISAACSON
Papà? Che ci fai qui?

VECCHIO
Che ci faccio? Sono venuto a prendermi cura di mia nipote, razza di coglione! Perché non l’ho saputo subito?

ISACSON
Non volevo che ti preoccupassi…

VECCHIO
Un cazzo! Dov’è?

Poi l’uomo nota il medico e gli si avvicina, puntandogli il bastone al petto.

VECCHIO
Ah, dottor Goldsmith. Mi faccia subito una relazione!

MEDICO
Ruth ha tre costole fratturate, una emorragia interna, l’anulare amputato, due denti spaccati, la mascella slogata e il setto nasale rotto. Più varie contusioni. Gli occhi non dovrebbero aver subito lesioni ma forse il timpano sinistro… ed è stata… è stata…

VECCHIO
Merda!

Il vecchio colpisce il muro col bastone, scheggiandolo.

VECCHIO
Se è incinta, dobbiamo sbarazzarci subito del bastardo!

ISACSON
Papà, calmati..

VECCHIO
Dov’è? Lì dentro?

Il vecchio non attende una risposta e si dirige verso la stanza, il cui passaggio è però bloccato da Christmas.

VECCHIO
Togliti di mezzo ragazzino!

Il vecchio cerca di spingerlo via col bastone, ma Christmas glielo afferra al volo, sostenendo lo sguardo irato di lui.
L’infermiera interviene nuovamente, cercando di allontanare il ragazzo, che si divincola.

CHRISTMAS
Voglio vederla!

VECCHIO
Lascialo!

L’infermiera lo lascia andare.

CHRISTMAS
Ho trovato io Ruth. L’ho portata io qua.

I due si guardano con occhi di sfida.

VECCHIO
E cosa vuoi?

CHRISTMAS
Voglio vederla.

VECCHIO
Perché?

CHRISTMAS
Perché sì.

Dopo qualche altro sguardo arcigno, il vecchio finalmente si ammorbidisce e abbassa il bastone.

VECCHIO
Beh, hai fatto più di chiunque altro qui dentro, ragazzo. Andiamo.

Stacco.

INT, STANZA OSPEDALE – NOTTE/ALBA

 

Ruth è distesa su un letto, ha quasi tutto il corpo fasciato.
Il volto ha il naso fasciato e una benda gli tiene ferma la mascella.
Gli occhi sono chiusi, sembra stia dormendo, invece li apre debolmente non appena Christmas e il nonno arrivano al suo capezzale.
Non appena la ragazzina lo vede, sbarra ancora di più gli occhi, come presa dalla paura.

CHRISTMAS
Sono io… sono Christmas…

La ragazza scuote il capo a destra e sinistra, mugugnando qualcosa di incomprensibile per via della benda che gli blocca la mascella.
Poi la ragazza alza la mano, osservando il punto in cui al posto dell’anulare c’è un moncherino bendato. Inizia a piangere e Christmas rimane impietrito, non sapendo cosa fare.

Il nonno le si avvicina, anche lui adesso ha gli occhi pieni di lacrime.
Si inginocchia, poi le prende l’altra mano baciandogliela.

VECCHIO
C’è il nonno Saul adesso. Ruth, ci sono io, non avere paura, non avere paura. Calmati tesoro mio…

La ragazza sembra ora calmarsi e Christmas, ancora scosso per la sua reazione, si allontana, dirigendosi verso la porta.

Il vecchio Saul lo guarda andar via.

Stacco.

INT, OSPEDALE – ALBA

Christmas è nel corridoio dell’ospedale, con lo sguardo chino.
Dietro di lui appare il vecchio Saul, che lo insegue puntandogli il bastone.

SAUL
Ragazzo, fermati!

Lui si volta.

SAUL
Come ti chiami?

CHRISTMAS
Christmas.

SAUL
E cosa sarebbe, un nome o un cognome?

CHRISTMAS
E’ un nome. Christmas Luminita.

Il vecchio annuisce.

SAUL
Mio figlio ti ha ringraziato adeguatamente?

CHRISTMAS (annuendo)
Mi ha dato dieci dollari.

SAUL
Dieci dollari! Schmuck!

Il vecchio infila una mano nella giacca, prendendo un portafogli dal quale estrae cinquanta dollari, dandoli al ragazzo.

SAUL
Scusalo.

Lui però non prende quei soldi.

CHRISTMAS

Non l’ho fatto per denaro.

SAUL (fissandolo intensamente)
Lo so. Ma noi siamo gente che non sa dire grazie in nessun altro modo. Accettali.

Il vecchio, vedendo che Christmas non porge la mano, gli infila la banconota in una tasca dei pantaloni.

Poi si volta, rivolgendosi a un uomo in giacca, fermo in piedi più distante (Michael Bowen).

SAUL
Fred, accompagna il signor Luminita a casa. (poi, rivolto a lui) Accetta anche questo ragazzo. Sei stato un galantuomo.

Stacco.

EST, STRADA – GIORNO

Una mano guantata apre la portiera posteriore di una Rolls-Royce Silver Ghost, una limousine di un colore argentato e perfettamente lucida.
L’interno è in pelle marrone.

Christmas guarda meravigliato l’auto, mentre Fred gli sorride facendogli cenno di salire.

Stacco.

L’auto cammina per le strade di New York che iniziano a riempirsi della sua folla brulicante di mercanti e gente indaffarata.
La limousine stona per la sua bellezza in mezzo a quei quartieri poveri, infatti tutti quanti si voltano a guardarla.
Christmas, seduto al suo interno, ha lo sguardo ancora pensieroso.

Poco dopo l’autista si ferma, guardandolo dallo specchietto.

FRED
Siamo arrivati, mister Luminita.

L’autista scende e gli va ad aprire la portiera.
Intanto attorno all’auto si è radunata una folla di curiosi: uomini, donne affacciate ai balconi, ragazzini di ogni età.
Tra questi scorgiamo anche la banda che Christmas aveva incontrato tempo fa e infine anche Santo, che stava seduto sui gradini della sua casa e che ora si è unito agli altri.

Christmas sembra essersi reso conto solo adesso di dove si trova.
Scende lentamente dall’auto, con modi di fare eleganti e fieri. Rimane per un attimo con un piede sul predellino dell’auto e tra la folla si alza un mormorio.

VOCI
Ma quello non è Christmas?

VOCI
E’ il figlio di Cetta Luminita!

Christmas ha un’espressione fiera, prende dalla tasca una banconota da dieci dollari e la mette bene in vista davanti a tutti, poi la infila nel taschino dell’autista, il quale sorride sotto i baffi.

CHRISTMAS
Grazie Fred, puoi andare.

FRED
Grazie a lei mister Luminita.

L’autista si inchina, facendogli l’occhiolino.

FRED
Molto generoso.

Detto ciò, richiude la porta e torna dentro l’auto, mettendola in modo e ripartendo.

La gente attorno a lui è ammutolita, nella strada c’è un assoluto silenzio.
Christmas avanza verso il portone di casa e la folla si apre in due ali per lasciarlo passare.
Arrivato davanti l’uscio, nota Santo davanti a sé, con un’espressione ebete in viso.

CHRISTMAS
Ah, eccoti Santo. Chi sai tu… è rimasto molto soddisfatto. Ha un altro incarico per noi Diamond Dogs.

Le parole pronunciate a bassa voce ma in modo che tutti le sentano, fanno aprire la bocca a un paio di ragazzini stupefatti.

Poi Christmas entra nel portone, seguito dall’amico.
La gente continua a fissarli anche da fuori.

Christmas estrae la banconota da cinquanta dollari, permettendo che tutti la vedano. Poi la dà a Santo.

CHRISTMAS
Tieni, questa è la tua parte.

Dalla folla si alzano mormorii ed esclamazioni stupite.

Il ragazzo si volta di scatto verso i curiosi.

CHRISTMAS
Beh, che c’è? Sempre a ficcare il naso nelle faccende degli altri. Andiamocene, qua non si possono trattare gli affari in pace.

I due ragazzini salgono le scale, scomparendo dalla visuale della folla.

Santo sta ancora rigirandosi la banconota tra le mani.

SANTO
Cinquanta dollari! E che incarico ci hanno dato?

CHRISTMAS
Da qua.

Il ragazzo gli prende la banconota, rimettendosela in tasca e colpendo con un buffetto l’amico, che sembra più confuso di prima, ma non replica, limitandosi a seguirlo.

Stacco.

EST, STRADA – NOTTE

Bill sta camminando lungo la via di un quartiere che ha l’aria di essere degradato. Non ci sono luci per la strada, circondata da alti palazzi.
Il ragazzo tiene in mano una bottiglia di birra e dall’andatura barcollante intuiamo che non dev’essere stata la prima.
Stacco.

Bill sta salendo una rampa di scale esterne a un palazzo, traballanti come i suoi passi.
Beve l’ultimo sorso di birra, poi lancia lontano la bottiglia, guardandola rompersi nella strada.
Prosegue per l’ultima rampa, arrivando dinanzi una finestra aperta, che scavalca.

Stacco.

INT, CASA DI BILL – NOTTE

Il ragazzo entra dentro una stanza buia con diversi mobili, facendo attenzione a non far rumore.
L’unica luce proviene dal corridoio, forse da un’altra stanza.
Ma i suoi passi si sentono nel silenzio della notte e sono accompagnati dal rumore distante di una bottiglia che cade per terra.
Poi una voce rauca, impastata, che proviene dalla stanza accanto.

VOCE
Chi è?

Bill rimane in silenzio, guardando la finestra, come se volesse uscire di nuovo.

VOCE
Ho sentito un rumore di là. Vai a vedere, brutta troia ebrea!

Stacco.

INT, CUCINA – NOTTE

Bill compare sulla soglia della cucina, un ambiente con più immondizia che mobili.

BILL
Non c’è bisogno pà.

Un uomo giace sprofondato in una poltrona, stringendo un bicchiere mezzo pieno di liquore (JAMES NESBITT).

Tra le gambe c’è una bottiglia mezza piena e in giro per la casa ce ne sono altre vuote.

PADRE
Che cazzo ci fai qui?

BILL
Voglio bere anch’io.

PADRE
Compratelo.

Bill si mette a ridere, prende delle banconote dalle tasche, gettandole addosso al padre con fare sprezzante, cercando poi di afferrargli la bottiglia dalle mani.

Ma l’uomo lo colpisce per primo con una manata in volto.
Bill non reagisce, sfruttando anzi il colpo per strappargli la bottiglia di mano e berne un sorso.

L’uomo inizia a prendere i soldi, osservandoli.

Nella stanza appare una donna, una trentenne dall’aria emaciata, con capelli scomposti e due borse sotto gli occhi (SUSAN LYNCH).

La donna fa una faccia sorpresa quando vede il ragazzo, al quale si avvicina per abbracciarlo.

MADRE
Bill!

Ma Bill la respinge con la stessa mano che tiene la bottiglia.

La donna si porta le mani al volto, preoccupata.

MADRE
E’ venuta la polizia…

Gli occhi della donna cadono sull’anello di Ruth che il ragazzo ha al dito.

MADRE
Bill… che hai fatto?

L’uomo si alza di scatto dalla poltrona, prendendo una manciata di banconote, schiaffandogliele in faccia.

PADRE
Ebrea del cazzo che non sei altro, ecco che ha fatto!

BILL
Finiscila pà.

Il padre guarda il figlio con un sorriso, gli si dirige reggendosi sul tavolo.

PADRE
Lo sai che se sei figlio di una baldracca ebrea sei ebreo anche tu?

BILL
Sì, me l’hai detto un milione di volte, pà. E non mi fa più ridere.

MADRE
Piantatela, vi prego!

L’uomo si rivolge alla donna e le molla un ceffone al viso, facendola barcollare un po’ all’indietro.

PADRE
Troia ebrea, sempre a metterti in mezzo!

L’uomo inizia a sfilarsi la cintura dai pantaloni, rivolgendo nuovamente lo sguardo a Bill, che si allontana.

PADRE
Vieni qui, pezzo di merda. Ridammi la mia bottiglia. Te li ficco su per il culo i tuoi soldi.

L’uomo ha estratto la cintura e camminando intorno al tavolo per seguire il figlio, i pantaloni gli cascano per terra, senza che lui se ne accorga.

La donna si è rintanata in un angolo tenendosi la guancia rossa.

Bill guarda il padre schifato.

BILL
Mi fai pena.

Il padre ha quasi raggiunto Bill che ora si è fermato e ha portato una mano alla tasca dei pantaloni.

L’uomo alza la cinta in alto per colpirlo, ma Bill è più veloce nel piantargli un coltello nello stomaco.
Il padre guarda il figlio sorridere, incredulo.

La madre urla, va verso il marito e Bill colpisce anche lei, sempre nello stomaco.
L’uomo cade per terra, seguito dalla donna.
Il ragazzo però non smette di colpirli, infilando la lama nei due corpi, senza che si capisca bene in quale dei due.

Dopo una ventina di affondi, finalmente si ferma, col fiatone e il corpo sporco di sangue.
Si mette in piedi e guarda i due cadaveri, iniziando a sorridere.

Stacco.

Bill raccoglie in fretta i soldi sparsi sul pavimento e macchiati di sangue.

Stacco.

Bill rovista nella dispensa, infilando le poche cose da mangiare in una sacca.

Stacco.

Il ragazzo esce dalla porta principale, inquadrata dalla cucina, dove giacciono in primo piano i corpi dei genitori.

Stacco.

EST, STRADA – GIORNO

Christmas è fermo per la strada, davanti alla macelleria.
Pepper, il macellaio, lo guarda con le braccia conserte e aria dura.
Santo è accanto a Christmas, con aria meno dura, ma anche lui a braccia conserte, cercando di imitare l’amico.
Acquattato poco più avanti c’è il cane.

CHRISTMAS
Ti sono arrivate le voci sui Diamond Dogs?

PEPPER
Sì moccioso, si dice in giro che la tua banda lavora sodo per ora.

Christmas annuisce seriamente, atteggiandosi.
Anche Santo annuisce, guardando negli occhi il macellaio.

CHRISTMAS
Siamo qua per farti un’ultima offerta. Proteggiamo il tuo cane a un dollaro a settimana.
Se non ci paghi, potrebbe succedergli qualcosa di spiacevole. Qualche incidente, magari.

Pepper si avvicina ai due con aria dura. Santo indietreggia di un passo, mentre Christmas rimane fermo sul posto.

PEPPER
A me non me ne frega un cazzo di voi delinquenti italiani o ebrei o irlandesi. Siete dei merdosi che vivono facendo cacare sotto la povera gente che lavora onestamente. Ma io me ne sbatto i coglioni delle vostre bande e non mi fate paura. Vi piglio a calci in culo tutti quanti siete, ti è chiaro?

CHRISTMAS
Allora facciamo due dollari a settimana.

Pepper guarda fisso il ragazzino chinandosi verso di lui, poi scruta il cane dietro di loro e scrolla il capo.
Infila una mano nella tasca del grembiule sporco di sangue e prende alcuni spiccioli, che schiaffa nelle mani di Christmas.

PEPPER
Sono due dollari. Portatelo a lavare, è pieno di zecche.

Santo sorride annuendo, mentre Christmas continua a fissare Pepper con aria dura.
Poi annuisce anche lui e i due ragazzi si allontanano dopo aver chiamato con un fischio il cane.
Il macellaio li osserva andar via e confabulare tra loro, scrolla ancora il capo e torna nel negozio con mezzo sorriso in volto.

Stacco.

EST, STRADA – GIORNO

Una limousine scura si ferma sotto il palazzo di Christmas. E’ la stessa che lo aveva accompagnato la prima volta e ne esce fuori Fred, lo stesso autista, che alza gli occhi verso il palazzo, per poi dirigersi verso il portone, mentre la solita folla di curiosi si avvicina per dare un’occhiata.

Stacco.

INT, CASA – GIORNO

Christmas si trova in cucina e sta cercando qualcosa in un armadio mentre in una mano tiene un rotolo di spago, quanto sente un bussare concitato alla porta.

VFC SANTO
Christmas! Apri, sono io!

CHRISTMAS
Santo, non urlare, mia madre sta dormendo!

VFC FRED
Signor Luminita, sono Fred, l’autista del signor…

Christmas si precipita alla porta e apre prima che l’autista completi la frase.

CHRISTMAS
Non facciamo nomi Fred. Entra dentro.

Christmas trascina dentro Fred e richiude subito la porta.
Santo rimane fuori, con la porta a pochi centimetri dal naso, indeciso sul da farsi.
Poco dopo la porta si riapre, e Christmas trascina dentro anche lui.
La porta si riapre una terza volta e il ragazzino si rivolge alla folla di ragazzi curiosi radunati nel pianerottolo.

CHRISTMAS
Andate via!

Stacco.

L’autista ha poggiato sopra un tavolo uno scatolo, che si appresta ad aprire.

CHRISTMAS
Parliamo di affari Fred?

FRED
Ha detto che non posso fare nomi, signore?

CHRISTMAS
Meglio di no.

SANTO
Così se mi torchiano non posso spifferare niente.

FRED
Capisco. Chi sa lei, dunque, le manda un regalo.

CHRISTMAS
Il vecchio?

FRED
Ecco, sì, lui.

Christmas si sporge per guardare l’oggetto che Fred estrae dallo scatolo, una radio nuova di zecca, in legno e con tre manopole.

CHRISTMAS
Cavolo!

SANTO
E’ una radio!

CHRISTMAS
Lo so benissimo. E funziona?

FRED
E’ previsto. Permette?

Fred si guarda intorno alla ricerca di una presa elettrica e quando la trova vi infila la spina.
Dalla radio si sente una voce disturbata che lascia a bocca aperta i due ragazzini.

FRED
Si devono scaldare le valvole.

CHRISTMAS (a Santo)
Ha anche le valvole.

Santo fa una smorfia ammirata.

FRED
A febbraio anche il presidente Harding ha portato una radio alla Casa Bianca. Ruotando questa manopola si può scegliere la stazione. Quest’altra serve per il volume.

Dalla radio viene fuori una musica che lascia di sasso i ragazzi.

Christmas poi ruota quella del volume per metterlo al massimo.

FRED
Se sua madre sta dormendo forse non è il caso…

Ma la porta della stanza da letto si apre perché proprio la madre sembra essersi appena svegliata. Il suo sguardo si posa subito su Fred, che osserva in cagnesco.

CETTA
Chi è lei? Che ci fa in casa mia?

CHRISTMAS
Abbiamo una radio mamma!

CETTA
Allora è vero quello che dicono in giro? Ti sei messo a rubare?!

FRED
No signora, se permette le vorrei spiegare.

Christmas afferra Santo e lo trascina fuori di casa, dicendogli a bassa voce:

CHRISTMAS
E’ una questione di famiglia, vai giù e tieni a bada la folla mentre noi parliamo.

Poi chiude la porta e fa un cenno a Fred, che gli sorride.

FRED
Vede signora Luminita, questo è un regalo da parte del signor Isaacson, il nonno di Ruth, la bambina che suo figlio ha salvato.

Cetta annuisce, ammorbidendo lo sguardo e abbracciando istintivamente il figlio come per scusarsi di averlo accusato.

CHRISTMAS
Non mi sono cacciato nei guai, mamma.

CETTA
Lo so bambino mio. Ma come sta quella povera creatura?

FRED
Molto meglio signora, grazie. A proposito, manda questo a Christmas.

Fred prende dall’interno della giacca una busta, che consegna al ragazzino.

FRED
Se volete posso leggervela.

CETTA
Mio figlio sa leggere.

Christmas gli strappa la busta dalle mani e la strappa per prendere la lettera, che si appresta a leggere.

CETTA
Come scrive bene! Allora, che dice?

Il ragazzino impiega qualche altro secondo, e quando finisce abbassa la lettera e noi vediamo il suo viso emozionato.

CHRISTMAS
Vuole vedermi, mamma.

In dissolvenza appaiono le immagini di Christmas che è seduto sul sedile posteriore della limousine che si allontana dal quartiere sotto gli sguardi di gente curiosa.
Sta indossando una camicia bianca e un cravattino che lo rende un po’ buffo, ha i capelli ben pettinati e dei pantaloni scuri e stirati. Ma non fa che grattarsi il collo, infatti il cravattino gli si va allargando sempre di più.

In dissolvenza torniamo in cucina, dove la madre gli sta abbottonando la camicia bianca.

CHRISTMAS
Ho un po’ di paura, mamma.

CETTA
Ricordati che possono avere tutti i soldi di questo mondo ma non sono migliori di te. Quando ti senti in imbarazzo, immaginali che stanno cacando.

CHRISTMAS (ridendo)
Che stanno cacando?

CETTA
Certo. Quando dicono qualcosa che non capisci, quando ti sembra che siano superiori, tu immaginali seduti sulla tazza del cesso, che spingono fuori uno stronzo, tutti paonazzi.

Christmas ride di nuovo.

CETTA
Avanti, fatti pettinare. Come sei bello!

Dissolvenza, torniamo all’auto ripresa dall’esterno che ha abbandonato le strade cittadine e si trova in una zona di campagna.
Stacco.

L’auto sta attraversando un cancello imponente, quello della villa degli Isaacson.
Christmas guarda colpito fuori dal finestrino.

CHRISTMAS
E in quanti ci abitano qua?

FRED
Il signore e la signora Isaacson, la giovane Ruth e Saul, il nonno. Più la servitù, ovviamente.

L’auto attraversa un viale, fermandosi dinanzi la villa principale, elegante e ben tenuta.
In piedi ad aspettarli c’è il vecchio Saul col suo bastone.

Christmas scende dall’auto e gli si avvicina.

SAUL
Mi fa piacere che hai accettato l’invito.

I due si stringono la mano.

SAUL
La mia Ruth è tornata a casa da una settimana. E’ forte come il nonno.

Christmas annuisce, poi però si fa serio e prende dalla tasca dei pantaloni un articolo ritagliato da un giornale, dandolo al vecchio.
Con lui vediamo un titolo sul quale Christmas punta il dito: William Hofflund.

CHRISTMAS
E’ lui.

SAUL
Mettilo via.

CHRISTMAS
E’ quel bastardo.

Saul gli ridà l’articolo, poi gli punta il bastone al petto.

SAUL
Mettilo via. E non farne parola con Ruth. E’ ancora scossa, non voglio che se ne parli. Mi hai capito ragazzo?

Christmas scosta il bastone con una mano, sostenendo lo sguardo duro di Saul.

CHRISTMAS
Se a voi non importa nulla, lo prenderò io.

Saul scoppia a ridere, annuendo.

SAUL
Mi piaci ragazzo, hai coglioni. Ma non farne parola a Ruth, intesi?

Christmas annuisce, infilandosi l’articolo in tasca.

Poi Saul gli si avvicina, prendendolo per un braccio e iniziando a camminare assieme a lui.

SAUL
Ho amici influenti in polizia e ho offerto una taglia da mille dollari per quel figlio di troia.

CHRISTMAS
William Hofflund.

SAUL
Sì. Si fa chiamare Bill.

Christmas annuisce, mentre entrano in casa.
Stacco.

INT, CASA ISAACSON – GIORNO

 

Sentiamo in sottofondo una musica di Andrea Morricone

 

Christmas, con in mano un mazzo di fiori un po’ sgualcito, entra in un salone molto ampio ed elegante, pavimento in ceramica, tendaggi vaporosi e mobili antichi ben curati.
Si guarda intorno meravigliato, deglutisce, per poi spostarsi a guardare delle scale, sentendo il rumore di passi.
Si tratta di Ruth. La ragazzina sta scendendo lentamente le scale, indossando un vestitino azzurro molto elegante. La mano che ha perso il dito è fasciata da bende bianche e la tiene dietro la schiena, timidamente.
Con l’altra mano saluta Christmas, che sotto le scale le sorride mostrandole i fiori.

Stacco.

EST, GIARDINO – GIORNO

La musica continua.

 

Ruth è seduta su una panchina del giardino. E’ ben curato e ci sono cespugli verdi, ma alcuni alberi sono spogli e per terra ci sono foglie gialle e marroni.
Christmas si siede accanto a lei con fare tranquillo, mentre lei sembra nervosa e tiene la mano fasciata in grembo, come a nasconderla.

CHRISTMAS
Come stai?

RUTH
Come?

CHRISTMAS (ad alta voce, mettendo le mani davanti la bocca a mò di megafono)
Come stai?

RUTH  (sorridendo)
Bene.

CHRISTMAS (con le mani a megafono)
Non ti sento! Prendi anche tu un megafono.

RUTH (imitandolo)
Bene!

Lei poi abbassa lo sguardo, il sorriso le scompare e nasconde nuovamente la mano fasciata.
Christmas se ne accorge, ma non dice nulla, anche lui diventa pensieroso.
Passano alcuni secondi in silenzio, poi lei deglutisce e dice tutto d’un fiato:

RUTH
La mascella è tornata a posto. Il naso me l’hanno raddrizzato, mi hanno messo due denti finti, le costole rotte sono guarite, le emorragie interne si sono riassorbite e dall’orecchio sinistro ci sento poco ma col tempo dovrebbe migliorare.

Poi alza la mano fasciata.

RUTH
Per questo invece non si può fare niente.

Lei sorride per sdrammatizzare, ma vediamo che i suoi occhi si sono fatti lucidi. E anche quelli di Christmas lo sembrano.
La ragazzina sembra essere più grande rispetto all’età che dimostra.

RUTH
Mi hanno detto che non ricrescerà.

Lei sorride ancora.

RUTH
Potrò contare solo fino a nove.

Christmas stringe i pugni, le parla seriamente.

CHRISTMAS
Se fossi il tuo professore, cambierei la matematica per te.

Lei lo guarda.

CHRISTMAS
E se fossi il presidente Harding obbligherei tutti gli americani a contare solo fino a nove.

La ragazza ha gli occhi lucidi, sembra sul punto di piangere.

RUTH
Sei un idiota!

Lei si volta, dandogli le spalle e mettendo le braccia conserte.
Lui le guarda i capelli, sorride piano.
Ruth gli parla senza voltarsi, calmano il tono.

RUTH
Quindi… la radio ti è piaciuta?

CHRISTMAS
E’ fantastica!

RUTH
E che programmi ascolti?

CHRISTMAS
Io… io non lo so, non ce l’ho mai avuta una radio.

RUTH
A me piacciono quei programmi dove parlano.

La ragazza si volta, guardandolo.

CHRISTMAS
E di cosa parlano?

RUTH (pensandoci un po’)
Beh, di tutto.

CHRISTMAS
Ah, certo.

Da una porta della casa compare un cameriere che richiama l’attenzione dei ragazzi.

CAMERIERE
I signori sono attesi per il pranzo!

Stacco.

INT, SALA DA PRANZO – GIORNO

Al tavolo da pranzo, ben arredato e ricco di pietanze succulenti, è seduta l’intera famiglia Isaacson, con l’aggiunta di Christmas che sta mangiando con gusto degli spaghetti al sugo. Dal modo in cui impugna gli utensili si nota una certa goffaggine che sembra mettere in imbarazzo la signora Isaacson, mentre Ruth lo guarda un po’ divertita.

SAUL (con fare irato)
Sarah, Philip, volete dire almeno grazie al ragazzo che ha salvato Ruth? E’ per questo che lo abbiamo invitato ma questo pranzo sembra un funerale!

I due genitori in imbarazzo lasciano le posate, la moglie si pulisce le labbra col tovagliolo e mostra un aperto sorriso al ragazzo.

SARAH
E’ vero, sappi che ti siamo immensamente grati.

Philip si limita ad annuire alle parole della moglie.

CHRISTMAS
Non c’è di che signora.

SAUL
Visto che sei italiano, ti ho fatto preparare degli spaghetti.

CHRISTMAS
Io sono americano signore, comunque sono molto buoni.

SAUL
Americano eh?

CHRISTMAS
Voi siete ebrei, vero? Come si chiama la vostra nazione?

SAUL
Gli ebrei non hanno una nazione loro.

CHRISTMAS
E allora in base a cosa uno è ebreo?

PHILIP
E’ una questione di discendenza. Il nostro è un sangue che salvaguardiamo e che ci distingue dagli altri.

SAUL (ridacchiando)
Se è per questo, ci sarebbe anche un altro particolare.

CHRISTMAS
Ah, allora è vero! Credevo che fosse una balla che raccontavano nel quartiere… in pratica, per sapere se uno è ebreo, tocca guardargli…

SAUL (interrompendolo)
Il naso! Tocca guardargli il naso.

Nel tavolo è sceso un silenzio imbarazzante, rotto da un colpo di tosse della madre.
Poi Saul si mette a ridere, riprendendo a mangiare.

SAUL
E cosa pensi di fare nella vita, ragazzo?

Christmas ci pensa un po’, poi guarda Ruth, che sta mangiando col volto chinato.

CHRISTMAS
Avrò una radio signore. Una radio tutta mia e faremo solo trasmissioni in cui si parla.

Ruth alza lo sguardo, incrociando gli occhi del ragazzino.

Stacco.

INT, SALA DA PRANZO – GIORNO

Il pranzo sembra essere finito, la tavola è infatti vuota a eccezione di Ruth che è seduta sempre al suo posto.
Sul tavolo ci sono ancora le briciole del pranzo e i bicchieri usati.
Christmas è in piedi, sta guardando qualcosa oltre la finestra.
Poi si gira e si avvicina alla ragazza, guardandole la mano fasciata.

CHRISTMAS
Anch’io ho una cicatrice, sai?

Lei istintivamente ritrae la mano, portandola in grembo.

CHRISTMAS
Una volta andavo a scuola, sai? Una mattina un gruppo di ragazzi mi si avvicina, alla guida avevano Jeff il ciccione. Insomma, questo tipo mi chiede se so che mestiere fa mia madre. E ridono tutti quanti. Insomma, era un brutto mestiere, dice, e io gli dico che non è vero e tutti continuano a ridere e quello dice che uno di questi giorni ruba qualche centesimo a suo padre e…

Il ragazzo si è alzato il maglione e si sbottona la camicia mentre racconta, con Ruth che lo guarda in imbarazzo.

CHRISTMAS
Insomma, hai capito, no? Dice che con qualche centesimo si porta mia madre in una stanza per farci delle schifezze. Io gli salto al collo per fargli rimangiare tutto quello che ha detto, ma lui mi ha dato un pugno, uno soltanto e io sono andato per terra. E mentre tutti quanti ridevano lui tira fuori un coltellino, mi si siede addosso, mi strappa la camicia…

Il ragazzo mostra a Ruth una piccola cicatrice sul petto a forma di B.
Ruth si porta la mano davanti alla bocca, triste.

CHRISTMAS
Bitch. Puttana. E poi mi fece fare il giro del cortile perché mi vedessero tutti quanti, tenendomi per un orecchio. A me piaceva andare a scuola. Ma da quel giorno non ci sono più andato.

Il ragazzino ha gli occhi gonfi di lacrime, ma trattenute. Si ricopre la cicatrice, riabbottonandosi la camicia.

CHRISTMAS
E da quel giorno scoprii che mestiere faceva mia madre.

Ruth lo guarda con intensità, la mano del ragazzo è posata sul tavolo e la mano di lei si avvicina alla sua sfiorandola.
Il corpo della ragazza sembra essere attratto verso di lui e viceversa, ma non appena i due sono vicini, lei scuote il capo e assume un’aria aggressiva, ritraendosi.

RUTH
Possiamo essere solo amici.

Anche Christmas si ferma, balbettando qualcosa.

CHRISTMAS
Sì, certo…

Poi si volta, come se fosse offeso.

CHRISTMAS
Tu sei una ragazza ricca e io un pezzente del Lower East Side, credi che non lo sappia?

Ruth assume un’espressione irata e prende il primo tovagliolo appallottolato che trova e glielo tira addosso.

RUTH
Sei un’idiota! Non c’entra niente.

Christmas prende quello stesso tovagliolo e va a inzupparlo dentro una caraffa piena d’acqua, sorridendo.

RUTH
Non ci provare!

Lui fa finta di tirarglielo e lei emette un gridolino coprendosi la faccia, facendo ridere lui, che fa la finta un’altra volta, scatenando la stessa reazione.

CHRISTMAS
Vedremo.

RUTH
Vedremo cosa?

CHRISTMAS
Vedremo.

I due ragazzini si guardano a vicenda, in silenzio.
Poi lei distoglie lo sguardo.

RUTH
Non vedremo un bel niente.

Lui questa volta le tira davvero il tovagliolo, che si appiccica alla fronte della ragazza, schifata.

RUTH
Cretino!

Mentre Ruth si alza per inseguire Christmas e tirargli il tovagliolo, la mdp si sposta inquadrando l’uscio di un’altra stanza ed entrandovi. Seduto in una poltrona c’è il vecchio Saul che sta sentendo il frastuono che viene dalla sala da pranzo, dove sembra essere caduta una sedia.
Fred è nella stessa stanza.

SAUL
E’ ora di riportare indietro quell’uragano, prima che mi sfasci casa.

Stacco.

EST, VILLA – GIORNO

L’auto di Fred sta attraversando il cancello della villa. Seduto accanto a lui c’è Christmas che sorride alla mdp, salutando con la mano.
Dinanzi al cancello ci sono Saul e Ruth, seduti su alcuni gradini. La ragazzina ricambia il saluto mentre Saul se ne sta ritto sulla schiena, serio.

RUTH
Mi sono sempre domandata coma abbia fatto una bella ragazza come la nonna a sposare un brutto ceffo come te.

Ruth poggia la testa sulla spalla del nonno, che ride piano.
L’auto intanto è scomparsa dalla loro visuale.

RUTH
Da giovane eri come Christmas?

SAUL
Forse.

RUTH
E io sono bella come la nonna?

Il vecchio si volta a guardarla, accarezzandole i capelli e circondandole le spalle con un braccio.

SAUL
Rientriamo, non prendere freddo.

Saul la bacia sul capo, poi insieme si alzano e si avviano verso casa.
Stacco.

INT, AUTO – GIORNO

Christmas è sprofondato nel sedile dell’auto e sorride guardando qualcosa che tiene tra le mani.
E’ un bigliettino, dove c’è scritto un indirizzo e un numero di telefono.
Dissolvenza.

EST, PORTO – NOTTE

E’ notte, siamo nei pressi di un piccolo molo di legno, illuminato dalla luna e da una luce artificiale.
Rannicchiato per terra, in una nicchia fatta di assi di legno melmose, c’è Bill, che sta tremando dal freddo. Notiamo un filo di barba, un viso più scavato, i capelli più lunghi.

Alcuni cartoni lo coprono, ma sembrano inutili.
In lontananza si scorge un imbarcazione che si sta avvicinando.
Per terra, accanto a lui, ci sono dei fogli di giornale strappati. In mezzo a quelli si scorge un articolo in cui compare come titolo il suo nome: “William Hofflund”.
Il ragazzo lo guarda, furibondo.

BILL
Pezzi di merda.

Bill chiude gli occhi, per un attimo si vede l’immagine di lui che colpisce con un pugno Ruth.
Torna poi il suo primo piano.

BILL
Trovatemi.

Il ragazzo batte i denti per i brividi, poi si sente il rumore della sirena della nave, e si mette in piedi.
La mdp si alza, inquadrando in cielo: la statua della libertà si staglia imponente sopra di noi, ci troviamo sull’Ellis Island.
Stacco.

EST, PORTO ELLIS ISLAND – NOTTE

Un traghetto è ormeggiato al porto e sopra di esso ci sono molte persone, vestite malamente, in fila. Dei poliziotti li indirizzano in varie file.
La luce della fiaccola della statua della libertà li illumina.
Bill si sta arrampicando su una catena che scende lungo lo scafo della nave, poi arriva finalmente sul ponte, stanco e madido di sudore.
Un poliziotto lo vede e gli si avvicina. Per un istante lui vorrebbe scappare, poi però rimane fermo.

POLIZIOTTO
Ehi tu! Chi sei?

BILL (indica la folla sul ponte)
Sono con quelli.

Un altro poliziotto si avvicina.

POLIZIOTTO
E che ci facevi là sotto?

POLIZIOTTO 2
Scommetto che è andato a cacare.

I due ridono. Bill annuisce.

POLIZIOTTO
Torna in fila. Voi irlandesi del cazzo. Qua in America abbiamo i cessi.

I poliziotti ridono di nuovo e Bill fa come gli viene detto.

Stacco.

Per scendere dal traghetto i poliziotti controllano i documenti dei passeggeri, Bill si rende conto solo adesso della cosa e si guarda intorno impaurito.
Scorge poi i bagni del traghetto e si dirige verso di quelli.

Stacco.

INT, LATRINE – NOTTE

Bill è chiuso dentro una latrina, con le mani ai capelli.
Sente rumori fuori dalla porta, di gente che entra e che esce, di scrosci d’acqua e il pianto di un bambino.
Esce dalla porta, guardandosi intorno. Varie persone di tutte età sono lì dentro.
Adocchia in particolare un ragazzo della sua età, che sta per uscire e lo raggiunge di corsa, prendendolo da un braccio.

BILL
Ehi tu, vieni con me.

RAGAZZO
Che c’è?

BILL
Ho scoperto una truffa, vieni, aiutami.

Il ragazzo è perplesso ma Bill lo trascina verso una delle latrine impedendogli di fare troppe domande.

RAGAZZO
Una truffa?

Una volta dentro la latrina, Bill chiude la porta.

BILL
Ascoltami bene, dobbiamo denunciare…

Bill non finisce la frase perché lo colpisce con una testata al visto, tramortendolo.
Il ragazzo si affloscia per terra perdendo molto sangue dal naso, ma è ancora cosciente, così Bill gli dà una ginocchiata in volto, poderosa, facendogli perdere del tutto i sensi.
Dopo essersi assicurato che nessuno abbia sentito niente, si china frugando nelle sue tasche.

Stacco.

EST, TRAGHETTO – NOTTE

Bill è in fila assieme agli altri, è il suo turno di scendere.
Il ragazzo mostra al poliziotto un documento d’identità.

POLIZIOTTO
Nome?

BILL
Cochrann Fennore.

Il poliziotto dà un’occhiata veloce al documento, non nota la differenza tra la foto e il viso di Bill, e gli fa un cenno per dirgli di passare.
Il ragazzo sorride mentre scende la scaletta che lo conduce sulla terra ferma.
Più avanti, un altro traghetto sembra aspettarli.

Stacco.

EST, MARE – NOTTE

Campo lungo su un pezzo di mare a ridosso di Manhattan.
Il traghetto viaggia lento, lasciandosi dietro la Statua della Libertà che illumina la zona.
Dissolvenza.

EST, PARCO – GIORNO

Nel Central Park varie persone passeggiano, altre portano a spasso i propri cani.
In una panchina in legno siedono Christmas e Ruth.
Poco più lontano, Fred tiene d’occhio entrambi.

CHRISTMAS
Come li hai convinti?

RUTH
Mi hanno detto che potevo uscire una sola volta al mese. Ovviamente Fred deve stare con me.

CHRISTMAS
E hai scelto di vedere me?

Ruth scrolla le spalle con sguardo indifferente, un po’ in imbarazzo per quella domanda.

RUTH
Non ho… altri amici.

CHRISTMAS
Davvero? Come è possibile?

RUTH
Mia madre ha voluto che prendessi lezioni private… e le uniche persone che andiamo a visitare o che vengono da noi, sono delle donne ricche con figli stupidi e viziati.

CHRISTMAS
Dev’essere noiosissimo.

La ragazzina annuisce.

CHRISTMAS
Senti, devi promettermi una cosa.

RUTH
Cosa?

CHRISTMAS
Io e te ci vedremo sempre, almeno una volta al mese, in questa panchina. Sarà il nostro posto, ti va?

RUTH
Uhm, ok.

Christmas le porge la mano e lei lo guarda titubante.

CHRISTMAS
Una patto richiede una stretta di mano per essere suggellato, ma queste cose non lei puoi sapere, immagino. Solo i gangster lo sanno.

Ruth gli afferra la mano e la stretta formale si trasforma ben presto in una stretta delicata, le mani scivolano tra loro tenendosi sempre unite, come quelle di due fidanzati.

Stacco.

EST, STRADA – NOTTE

Due paia di gambe stanno camminando in una stradina buia.
La mdp si alza andando a inquadrare la figura di Bill che sembra essere invecchiato di qualche anno. Ha la barba, le guance più scavate e il corpo più muscoloso.
Nel volto ha il solito sorriso, ha le mani in tasca e fischietta qualcosa.
Incontra una donna per strada, è sulla quarantina, magrissima, vestita in maniera succinta nonostante il freddo. Sembra una prostituta, infatti si avvicina a Bill sorridendogli melliflua. I suoi denti sono gialli.
Il ragazzo lo guarda dalla testa ai piedi.

Stacco.

INT, STANZA – NOTTE

Ci troviamo in un piccolo monolocale squallido, c’è un letto matrimoniale su cui si trovano Bill e la prostituta. Le pareti sono graffiate e logore e una piccola lampada illumina la scena di giallo.
Bill sta prendendo da dietro la donna, ansimando.
Nel suo volto c’è però rabbia e frustrazione.
La donna sorride tra sé.

DONNA
Hai bisogno di una mano figliolo?

Bill alza il capo di scatto e la guarda in cagnesco, poi la schiaffeggia nel fondoschiena e con l’altra mano le tira i capelli facendole inarcare la testa.

BILL
Sta zitta troia.

La donna geme per il dolore, ma non si ribella.
Bill sorride, muovendosi più veloce mentre continua a tirarle i capelli.

Flasback:
Bill colpisce al volto Ruth.

Le unghia di Bill si avvinghiano sulla pelle della donna, graffiandola profondamente.

Flashback:
La cesoia attorno al dito di Ruth.

Bill fa una smorfia animalesca, si guarda intorno come se fosse osservato da qualcuno:
Nota in un angolo della stanza il corpo disteso di Ruth in una pozza di sangue.
Il ragazzo stringe il seno della donna con forza, fino a farle male e farla gemere.
Nell’angolo, Ruth non c’è più.

Primissimo piano di Bill, eccitato e spaventato nello stesso tempo.
Stacco.

INT, STANZA – NOTTE

La prostituta ha uno sguardo spento, nuda, seduta sul letto.
L’amplesso è terminato e Bill è in piedi, sta frugando dentro i suoi pantaloni.

Notiamo alcuni segni di graffi nella schiena della donna.

DONNA
Intendi pagarmi?

Bill prende dai pantaloni un foglio di carta bianco e una matita, gettandole sul letto.

BILL
Sai scrivere, puttana?

La donna annuisce lentamente.

BILL
Bene, allora scrivi quello che ti dico.

PROSTITUTA
Ma mi pagherai?

Bill la schiaffeggia facendole girare il capo da un lato, poi le si avvicina, sbattendogli in faccia il foglio.

BILL
Scrivi. “Cara Ruth.”

Vediamo in campo lungo, da oltre la finestra, la figura della donna ancora seduta e di Bill, in piedi di fronte a lei. La donna prende il foglio e la penna.
Fuori sta nevicando.

Dissolvenza.

EST, CENTRAL PARK – GIORNO

Dettaglio di una lettera scritta con una calligrafia molto elementare, su cui capeggia la scritta: “Cara Ruth.”
Le mani che tengono la lettera, mani giovani, stanno tremando.

VOCE FUORI CAMPO BILL
Troia ebrea, mi pensi? Sono certo di sì. Io faccio di più. Ogni giorno ti guardo, ti seguo, ti controllo. E quando vorrò, ti prenderò di nuovo. Te lo ricordi quanto ci siamo divertiti insieme? C’è ancora il tuo sangue sulle mie cesoie. Con amore, Bill.

Notiamo che a tenere la lettera è un ragazzo di circa diciassette anni e ritroviamo nei suoi lineamenti quelli di un Christmas cresciuto e ora in piena adolescenza (CAMERON MONAGHAN).

L’abbassa non appena finisce di leggerla.
E’ seduto su una panchina del parco e accanto a sé c’è Ruth, anche lei più grande rispetto all’ultima volta che l’abbiamo vista: una piccola donna (ANNA POPPLEWELL).

Christmas indossa una camicia sgualcita e dei pantaloni marroni, mentre lei un vestitino bianco, elegante ma semplice.
Primo piano della ragazza, pensierosa.

RUTH
Non l’ho ancora fatta leggere a nessuno.

CHRISTMAS
Perché?

RUTH
Perché mi proibirebbero di fare qualsiasi cosa!

I due ragazzi alzano lo sguardo, notando più lontano, oltre il cancello del parco, una limousine con un uomo poggiato sul cofano che li osserva. Lei sospira, scrollando il capo.

RUTH
E’ già tanto che mi permettano di venire al parco con te una volta a settimana. Se sapessero che Bill…

La ragazza ha un sussulto, si stringe a sé spostando lo sguardo da un’altra parte.

Christmas appallottola la lettera infilandosela in tasca, poi le si avvicina e le mette le braccia attorno alle spalle per consolarla, ma lei si divincola subito e si alza.

RUTH
Lo sai. Non devi mettermi le mani addosso.

Ruth si incammina lungo il viale.

RUTH
Si è fatto tardi.

Le parole sono pronunciate più a se stessa che a Christmas, che forse non può sentirle.
Il ragazzo si alza, guardandola andar via.
Lei si volta a guardarlo, dispiaciuta per quanto ha appena fatto.
Un leggero sorriso nelle labbra e un gesto con la mano per salutarlo. E’ la mano alla quale manca un dito, celata da un guanto rosa.

Christmas ricambia il sorriso, come se quanto appena accaduto fosse una cosa normale.

CHRISTMAS
Ci vediamo martedì?

Lei annuisce, continuando a sorridere.

Non appena lei si volta, Christmas si rabbuia, chinando il capo e prendendo dalla tasca la lettera.
Stacco.

In quel momento però viene fermato da un ragazzo che sbuca da un vicolo correndo e quasi gli finisce addosso (JOE DEMPSIE).

RAGAZZO
Ehi, Diamond Dogs!

CHRISTMAS
Che c’è Joey?

JOEY
Ho un lavoretto da fare, mi serve qualcuno. Siete liberi quelli della tua banda?

CHRISTMAS
Siamo pieni di affari da sbrigare, ma ti ascolto.

JOEY
Si tratta di sistemare un paio di conti con un tizio che ha picchiato l’uomo sbagliato. Dobbiamo tagliargli le ruote dell’auto.

Christmas riflette tra sé, ha un’aria indecisa.

JOEY
Non avrai mica paura di un lavoretto così facile? Andiamo, sul tuo conto ne ho sentite di peggiori!

Christmas mostra un sorriso da chi la sa lunga, poi annuisce.

CHRISTMAS
Andiamo allora.

Stacco.

EST, STRADA – GIORNO

Joey sta camminando a passo svelto lungo una stradina di periferia. Accanto a sé c’è un altro ragazzino, sui dodici anni e dall’aria vispa, che cammina quasi saltellando.
Dietro di loro li seguono Christmas e Santo (JOSHUA LOGAN MOORE).

Quest’ultimo è cresciuto come gli altri, ma riconosciamo in lui gli stessi modi di fare un po’ impacciati, la camminata scordinata, lo stesso sguardo timoroso e infatti sta sudando e picchietta nervosamente la mano sulla spalla dell’amico.

SANTO (a bassa voce)
Ma noi non abbiamo mai fatto una cosa simile! Ci siamo limitati a farci pagare per la protezione di qualcuno, a fare lavoretti per qualche altro, ma mai cose così peri…

Christmas lo interrompe con una gomitata.

CHRISTMAS (a bassa voce)
Tu forse no, ma io ne ho fatte di peggiori e se non te lo vengo a dire non vuol dire che non l’abbia fatte. Vuoi o no salire di livello? E’ la tua occasione e ormai non puoi tirarti indietro, o tutti parleranno di come i Diamond Dogs siano delle checche.

Santo annuisce, titubante.

JOEY
Voi due, che avete da blaterare? Comunque siamo arrivati, guardate.

Dinanzi ai quattro ragazzi si staglia una recinzione metallica sgangherata, oltre la quale c’è una casa a due piani e un’auto parcheggiata in un cortile pieno di cianfrusaglie.

JOEY
Chicky, hai portato gli arnesi?

Chicky, il ragazzino più piccolo, annuisce entusiasta prendendo da sotto la giacca una pezza con due grossi coltelli a serramanico.

CHICKY
Posso farlo io? Eh? Andiamo Joey!

JOEY
No, Big Head vuole un lavoro pulito. Andiamo io e Christmas.

SANTO (a bassa voce, a Christmas)
Big Head? Quel Big Head?

Christmas dà una gomitata all’amico, poi si avvicina e prende un coltello, annuendo.

CHRISTMAS
Santo, rimani fuori di guardia e avvisaci se c’è un problema.

JOEY
Chicky, tu entra per primo e dai un’occhiata.

Sentiamo una musica in sottofondo

Chicky annuisce e scavalca agilmente la recinzione metallica, seguito subito dopo da Joey e Christmas.
Quest’ultimo, quando è in cima e sta per attraversare, rivolge a Santo un sorriso rassicurante.
Poi salta giù.

Chicky è avanzato lungo il giardino, riparandosi dietro le cianfrusaglie.
La strada sembra sgombra e fa un cenno agli altri due di avvicinarsi.
Joey e Christmas corrono rapidi coi coltelli in mano, ma all’improvviso il suono di uno sparo li fa fermare.

UOMO
Brutti bastardi, lo sapevo!

La voce proviene da una delle finestre, dalla quale fuoriesce un fucile.

Chicky e Joey fanno dietro front col vento ai piedi.
Christmas è ancora impietrito, ma ci mette poco a prendere atto della situazione e anche lui inizia a tornare verso la recinzione.
Nel frattempo la porta della casa si è aperta e un uomo robusto con un fucile in mano li rincorre.

UOMO
Fermi!

Joey è il primo a scavalcare.
Santo lo aiuta a scendere.

E’ il turno poi di Chicky, che con un balzo si arrampica, scavalca e scende per terra.
Un altro colpo viene sparato dal fucile.
Santo è impietrito dalla paura.

SANTO
Christmas, veloce!

Christmas si arrampica con le mani, scavalca.
Un altro colpo di fucile.
Un grido.

Christmas balza per terra e nota Chicky che urla dal dolore tenendosi la pancia.
Joey corre via senza voltarsi, mentre Christmas afferra Chicky e se lo mette sotto spalla, aiutato da Santo.
L’uomo si è fermato davanti al recinzione e punta loro nuovamente il fucile.

I ragazzi attraversano la strada sotto gli occhi di alcuni passanti preoccupati.
Dalla soggettiva dell’uomo che sta mirando, vediamo Christmas a portata di tiro.
Il dito si posa sul grilletto.
Primo piano di un Christmas impaurito.
Un camion passa in quel momento sulla strada, bloccando all’ultimo secondo la visuale del tiratore.
Quando il camion è passato, dei ragazzi non v’è più traccia.
L’uomo impreca, abbassando l’arma.

Stacco.

La musica sfuma.

 

EST, STRADA – GIORNO

I quattro ragazzi sono all’interno di un vicolo pieno di spazzatura.
Chicky è coricato per terra, con un fiotto di sangue che continua a uscire.

CHRISTMAS
Dobbiamo portarlo all’ospedale!

Joey ha le mani ai capelli, è confuso.

 

JOEY
No, non se ne parla. Big Head ci getta in mare se facciamo una cosa del genere.

CHICKY
Joey ti prego, fa male!

CHRISTMAS
Può morire!

CHICKY
Davvero?

JOYE
Avresti dovuto lasciarlo là!

CHRISTMAS (irato)
E’ così che lavori, idiota? Quindi se avessero colpito te, avremmo dovuto lasciarti là?

JOEY (titubante)
Sì… avresti dovuto.

Santo guarda la scena senza dire nulla, bianco in volto.

JOEY
Portiamolo da loro, al covo. Avranno un medico, sapranno cosa fare.

Christmas osserva Joey, infine annuisce.

Stacco.

INT, COVO – GIORNO

Christmas e Santo sono seduti per terra, in un corridoio quasi completamente al buio.
Accanto a loro c’è una porta dalla quale proviene una luce e delle voci.
Distinguiamo quella di Joey, di Chicky e di alcuni uomini che discutono animatamente.
Santo sta tremando come una foglia e Christmas gli mette una mano nella spalla.

CHRISTMAS
Quello che sta parlando è Big Head. E’ il vice di Agamennus.

SANTO
Il… il boss… dei boss?

Christmas annuisce sorridendo, ma Santo non riesce a fare altrettanto.

Poco dopo si sente un rumore di passi e la porta viene spalancata da un tizio che indossa una camicia con le maniche ripiegate e pantaloni tenuti su da bretelle. E’ robusto, stempiato, ha una grande fronte e un collo taurino.
Guarda i due ragazzi che nel frattempo si sono messi in piedi con fare riverente.
Anche Joey li raggiunge.

BIG HEAD
Joey mi ha raccontato tutto. La colpa non è vostra, ma di un canarino che ha avvisato Green. Vi aspettava. Siete stati coraggiosi a portare qua il piccolo e avete fatto bene a non andare all’ospedale. Così si comportano i veri uomini.

Big Head prende due banconote dalle tasche e ne dà una ciascuno.

BIG HEAD
Diamond Dogs eh? Ne ho sentito parlare. Potremmo avere ancora bisogno di voi, fatevi trovare in giro.

Christmas annuisce prendendo la banconota.

Sentiamo in sottofondo una musica di Andrea Morricone.

Anche Santo fa lo stesso, poi Joey si incammina e fa loro cenno di seguirli.
I tre ragazzi attraversano il corridoio angusto, salgono poi degli scalini che li portano al piano di sopra. E’ un locale senza alcun avventore, solo un anziano barista che pulisce il bancone.

CHRISTMAS
E Chicky? Come sta?

Joey è scuro in volto, biascica qualche parola

JOEY
Ci pensano loro.

Dal piano di sotto, arriva ovattato un rumore. Troppo lontano, coperto, eppure distinguibile come il rumore di uno sparo.
Christmas si ferma di colpo, mentre Joey continua a camminare con sguardo chino.
Il barista lancia un’occhiata al ragazzo, facendogli un cenno col capo per dirgli di uscire.

Stacco.

EST, STRADA – GIORNO

 

La musica continua.

 

Christmas e Santo sono soli, stanno camminando in silenzio lungo una via del loro quartiere.
Primo piano di Santo, che sta piangendo silenziosamente.
Christmas lo guarda, dispiaciuto.
L’altro invece ha lo sguardo fisso dinanzi a sé.
Nella mano sta ancora stringendo la banconota di Big Head.

Campo lungo sul quartiere, trafficato d’auto e passanti.
Il cielo è grigio, minaccia pioggia.

Dissolvenza.

INT, CASA – TRAMONTO

 

La musica continua



Christmas è entrato in casa sua, il volto ancora pallido e un’espressione indecifrabile in viso.
La madre è in cucina, seduta al tavolo a rattoppare un vestito.
Lui si ferma dinanzi l’uscio, guardandola.
Cetta gli fa un cenno di venirsi a sedere.

CETTA
Siediti qui.

Christmas si siede accanto a lei.
I due rimangono in silenzio per un po’, lei lo scruta, lui ha il volto chino.

CHRISTMAS
Mamma…

CETTA
Sì?

CHRISTMAS
Quando si diventa adulti si vede tutto sporco?

La donna non risponde, restando a guardarlo per alcuni secondi, poi si alza e gli si avvicina.
Lo abbraccia, carezzandogli i capelli teneramente.
Il ragazzo inizialmente rimane fermo, poi però l’abbraccia a sua volta, nascondendo il viso tra le sue vesti.
Si sentono dei singhiozzi soffocati.
Dissolvenza.

La musica sfuma.

EST, STRADA – GIORNO

Christmas sta camminando con le mani in tasca lungo una strada del suo quartiere.
Con lui ci sono anche Santo e Joey.
E’ una giornata soleggiata,  anche se sembra aver appena piovuto.
Per terra infatti ci sono pozzanghere e le scarpe dei ragazzi le colpiscono noncuranti, facendo alzare schizzi al loro passaggio, anche addosso ai malcapitati passanti.
I tre passano davanti al negozio del macellaio.
Il solito cane è acquattato davanti l’ingresso, sonnecchia.
Santo gli si avvicina e si china per carezzarlo, il cane si alza scodinzolando e leccandogli la mano.

CHRISTMAS
Restate qua, io vado a riscuotere.

Christmas entra nel negozio da solo, rivolgendosi al macellaio che sta sistemando dei pezzetti di carne nella carta.

CHRISTMAS
Ehi grassone, da quand’è che Lilliput non mangia?

Il macellaio lo guarda torvo. Ha in mano un coltello insanguinato. E’ leggermente più invecchiato, i capelli sono più radi.

PEPPER
Ragazzo, fila via o ti infilo questo coltello su per il culo.

Christmas gli va davanti, fermandosi a pochi centimetri dal coltello che l’uomo tiene puntato in avanti.

CHRISTMAS
Hai forse dimenticato le regole dei Diamond Dogs?

PEPPER
Quel sacco di pulci mangia più di mia madre.

CHRISTMAS
Voglio sperarlo.

I due si guardano in cagnesco per un po’, poi Christmas gira i tacchi e guarda il cane fuori, che sta facendo le feste a Santo.
Il macellaio abbassa il coltello e si mette  a ridere tra sé, lanciando un’occhiata a ciò che sta accadendo fuori.
Anche Christmas sta sorridendo.
Il macellaio però si rabbuia per un momento, come se fosse colto da un pensiero.

PEPPER
Ragazzo, ti ricordi quando ci siamo conosciuti? I Diamond Dogs…

Christmas rimane con gli occhi sul cane. L’uomo sorride amaramente.

PEPPER
Ma davvero hai pensato che ci credessi? Tu non avevi nessuna banda, lo sapevo benissimo. E sai perché? Perché me lo dicevano i tuoi occhi.

Christmas rimane colpito dalla frase, volta il capo verso l’uomo.

CHRISTMAS
Che cavolo vuoi Pep? Sei in vena di prediche adesso?

PEPPER
Non fare il duro con me. Stai diventando un guappo da quattro soldi. Sai perché vi ho dato quei due dollari per proteggere Lilliput? Perché ti ho guardato negli occhi, non certo perché pensavo che potevi farlo per davvero. Perché ho letto qualcosa che mi piaceva nei tuoi occhi. Ma adesso inizio a non riconoscerti più. Se ti incontrassi oggi per la prima volta assieme a quel nuovo coglione che ti porti dietro, quello nuovo, ti calcerei a calci nel culo. Ho saputo che è successo.

Christmas si è messo ritto sulla schiena, pronto per andarsene.
Joey li sta fissando da oltre la vetrata del negozio.
Pepper ricambia lo sguardo con un’espressione schifata.

PEPPER
La mia rognosa ti ha subito scodinzolato, quando ti ha visto. Bisogna fidarsi degli animali, sai? Hanno un istinto infallibile. Ma se continui così, ringhierà anche a te tra due settimane, quando verrai a chiedermi il pizzo, come quei disgraziati di Ocean hill. Quando vorrai succhiare anche tu il sangue ai poveracci che non hanno una pistola. Questa non è una città. E nemmeno una giungla, come dicono tutti. E’ una gabbia. E noi sia in troppi. E’ facile impazzire. Non è più il tuo gioco, questo. Adesso è una faccenda seria. Ma tu sei ancora in tempo per essere un uomo e non un guappo.

Christmas lo fissa con sguardo duro.

CHRISTMAS
E’ stato bello parlare con te, Pep.

Il macellaio prende due dollari e li posa sul bancone, quasi con disprezzo.
Christmas li guarda tentennante, poi però si avvicina e li prende, mettendoseli in tasca.

Il ragazzo si allontana dirigendosi verso la porta, ma Pepper lo richiama.

PEPER
Un’ultima cosa. Il brufoloso che sta con te. Santo, si chiama così? E’ uno che ci lascia la pelle se ti segue. Scaricalo se hai ancora un po’ di coglioni. Non trascinare a fondo pure lui.

CHRISTMAS
Dovevi fare il prete, Pep.

PEPPER
Non farti più vedere.

Christmas apre la porta ed esce, ma ha il volto pensieroso, così come amareggiato è quello del Macellaio, che lo guarda andar via.

Stacco.

EST, STRADA – GIORNO

I tre ragazzi si sono rimessi in cammino e Christmas porge a Santo i due dollari.

SANTO
Adesso dobbiamo dividere in tre?

CHRISTMAS
No, è tutta roba tua.

JOEY
Come sarebbe?

CHRISTMAS (voltandosi a guardarlo)
Sono suoi.

JOEY
Ok.

Santo sorride, mettendoseli in tasca.
I tre camminano per un po’ in silenzio.

CHRISTMAS
Fa un caldo del cazzo. Andiamo a stappare un idrante.

JOEY
Doccia gratis!

Santo sembra meno entusiasta, ha infatti il volto leggermente impaurito e l’amico se ne accorge.

CHRISTMAS
Andiamo solo io e Joey.

SANTO
Perché?

CHRISTMAS
Mi serve che fai un salto dal panettiere di Henry Street. Compra una focaccia dolce e portala a tua madre.

SANTO
Sì, ma…

CHRISTMAS
Fallo, Santo. Se non capisci subito, capirai dopo. La conosci la regola.

Joey scoppia a ridere e Santo abbassa lo sguardo mortificato.
Christmas gli mette un braccio attorno al collo, abbassando la voce.

CHRISTMAS
Santo, ho solo bisogno che vai lì e ti fai vedere. Basta questo. Compra una focaccia dolce. E pagala con dieci dollari.

Il ragazzo gli passa una banconota da dieci dollari.

CHRISTMAS
Ti conoscono. Sanno che sei uno dei Diamond Dogs. Fagli vedere che gli affari ci vanno bene. E che i soldi non ci mancano. Poi vattene a casa da tua madre.

Santo, con la fiducia ritrovata, sorride afferrando la banconota e rendendogli i due dollari di prima.

SANTO
Ok boss. I tuoi nichelini.

CHRISTMAS
Grazie amico, ti devo un favore.

L’altro si allontana correndo.

SANTO
Non mi devi niente. Siamo i Diamond Dogs, no?

Christmas gli sorride guardandolo correre via per la direzione opposta.
Poi si volta a guardare Joey con aria dura, puntandogli un dito contro.

CHRISTMAS
Se gli ridi in faccia un’altra volta ti rompo il culo.

Joey lo guarda con curiosità, poi annuisce e i due riprendono a camminare.

Stacco.

INT, FABBRICA – GIORNO

Campo lungo sull’interno di una fabbrica con un centinaio di postazioni dove uomini e donne stanno lavorando a macchine da cucire. Vige un gran caos e si sente un gran vociare, oltre al rumore delle macchine.
E’ inquadrata una stanza con ampie vetrate, oltre le quali si notano Christmas e Saul. Il nonno di Ruth è seduto dietro una scrivania e sta leggendo qualcosa.

Inquadrato in campo medio, notiamo tra le sue mani la lettera sgualcita che Bill ha mandato a Ruth.
Anche al vecchio tremano le mani mentre legge, poi si alza e colpisce con la mano la scrivania.
Alcuni lavoratori si voltano incuriositi, ma lui li fulmina con lo sguardo facendoli tornare al lavoro.
Il vecchio poi si sporge dalla porta, chiamando un uomo alto e robusto e dicendogli di avvicinarsi .
Il tipo (RORY MCCANN) si piazza davanti la vetrata, come in attesa di ordini.

Saul gli passa la lettera, facendogliela leggere.
Poi l’uomo alza il capo, annuendo.

SAUL
Non voglio che capiti nulla a mia nipote. Organizza la cosa, Greenie.

L’uomo annuisce, serio.

SAUL
E se trovi quel figlio di puttana portami la sua  testa.

CHRISTMAS
William Hofflund. Bill.

SAUL
Non ha importanza quanto costa il servizio.

Greenie annuisce di nuovo e si volta.

CHRISTMAS

Vengo con te.

Il ragazzo si avvia verso la porta per seguirlo, ma Saul gli blocca il passaggio col suo bastone.

SAUL
Tu resti qua. C’è una cosa di cui devo parlarti.

Christmas è contrariato, ma si limita a osservare l’uomo andar via.
I due rimangono soli.

SAUL
E’ da tempo che ci penso. Ho un lavoro per te, qua in fabbrica. Mi serve qualcuno che sistemi le stoffe in magazzino. E’ un lavoro da quattro soldi, ma è un lavoro vero e se ti impegni, in qualche anno potrai salire di livello e guadagnare di più. Potresti diventare pure direttore, un giorno. Sempre meglio che andare in giro a fare il teppista coi tuoi amici.

CHRISTMAS
Gliel’ha chiesto Ruth?

SAUL
No.

CHRISTMAS
Non m’interessa fare il commesso. Ho altri programmi.

SAUL
Il caso è un calcio in culo che ti dà la vita per fare un passo in avanti. Il caso, nel mondo degli adulti, è una possibilità che non va sprecata.

CHRISTMAS
Lei ha mai pensato di dare Ruth in moglie a un direttore di un negozio?

SAUL
Vorrei qualcosa di meglio per mia nipote.

CHRISTMAS
Anch’io.

SAUL
Che ti sei messo in testa, ragazzo?

CHRISTMAS
Ruth è il mio caso. Non lei, signor Isaacson.

SAUL
Ruth è ebrea e tu sei italiano.

CHRISTMAS
Io sono americano.

SAUL
Non dire idiozie…

CHRISTMAS
Io sono americano.

SAUL
Beh, comunque non sei ebreo. E Ruth sposerà un ebreo.

CHRISTMAS
Non lo farà. Questa è l’occasione che mi ha offerto il caso e non ho intenzione di sprecarla.

Saul lo guarda con aria rude, non dice altro, come se si aspettasse quel rifiuto. Nel volto di Christmas si legge però un pensiero.

CHRISTMAS
Un mio amico però ha bisogno di quel lavoro.

SAUL
L’offerta valeva per te, non prendo gente che non conosco.

CHRISTMAS
Posso assicurarle che lavorerà sodo, Santo è un magazziniere nato. E poi mi dovete ancora un favore per aver salvato vostra nipote, no? E lui era con me quella sera, mi ha aiutato a portare Ruth all’ospedale.

Saul lo guarda in silenzio, infine annuisce sbuffando.

SAUL
Digli di venire qui in fabbrica domani mattina alle nove in punto. Ma tu, gira alla larga da Ruth.

CHRISTMAS
No signore, dovrà farmi pestare a sangue da Greenie. Ma se non mi ammazzerà… io mi rimetterò in piedi. A proposito, non dica a sua nipote che le ho dato la lettera. E se prova a tenerla chiusa a casa senza farmela vedere, io verrò a casa vostra ed entrerò con la forza.

SAUL
Dai troppi ordini, per essere un ragazzino.

Dettaglio dei due visi, visti di profilo, che si scrutano a vicenda.
Stacco.

INT, SCALE PALAZZO – SERA

 

Sentiamo in sottofondo una musica di Andrea Morricone.

 

Christmas e Santo sono seduti sulle scale di una palazzina, rilassati o forse stanchi.
Accanto al primo c’è una carta con sopra della panna e notiamo come in effetti il viso di Santo sia sporco di bianco, come se avessero appena finito di mangiare un dolce.
Christmas prende la carta, leccando i rimasugli di panna.

CHRISTMAS
Vedrai, è un buon lavoro. Un giorno potresti addirittura diventare il direttore.

SANTO
E i Diamond Dogs? Non ne farò più parte?

CHRISTMAS
Certo che sì, idiota, ne farai sempre parte se vorrai. Considera questo lavoro come un modo per arrotondare lo stipendio, ma ti devo chiedere una cosa. Quando avrò bisogno di un aiuto, potrò contare sul mio braccio destro?

Santo mostra un ampio sorriso, ma è un sorriso un po’ nostalgico.

SANTO
Certo boss.

Christmas si mette in piedi, sembra stia per andarsene.

SANTO
Christmas, io… l’ho capito…

CHRISTMAS
Cosa hai capito?

Santo riflette per un po’, poi torna a sorridere.

SANTO
Niente. Grazie.

L’amico annuisce, poi va via lasciandolo solo.
Dissolvenza.

INT, FABBRICA – GIORNO

Continua la musica in sottofondo.



Campo lungo sulla fabbrica che dove stanno entrando i lavoratori.
La mdp la sorvola per tutta la sua lunghezza, arrivando in fondo dove vediamo la vetrata dell’ufficio di Isaacson.
Il vecchio è in piedi, poggiato al bastone e sta scrutando con fare duro Santo, in piedi davanti a lui e nel mezzo di quella che sembra una presentazione.
Saul colpisce una gamba di Santo col bastone, come per valutarne la resistenza. Santo reprime il dolore e rimane ritto sul posto.
Saul si volta, dicendo qualcosa.
Dall’espressione sorridente di Santo, capiamo che l’incontro è andato a buon fine.
Mentre il vecchio è girato, il ragazzo si massaggia la gamba.
Dissolvenza.

INT, FABBRICA – GIORNO

Santo sta infilando alcuni pezzi di stoffa in un grosso scatolone, lo fa in maniera precisa e minuziosa, assicurandosi di non sgualcire nulla.

Poi prende lo scatolo e si incammina.
Nel farlo, passa davanti la vetrata dove Saul lo scruta da dietro la scrivania con occhi severi.
Santo fa un sorriso verso di lui mostrandogli lo scatolone alzandolo, ma nel farlo inciampa e gli cadono tutte le stoffe per terra.
Isaacson non cambia espressione, continua a fissarlo.
Santo sorride imbarazzato e si china a raccogliere tutto quanto, per poi rialzarsi e fare un cenno di saluto al vecchio.
Stacco.

La musica sfuma.

INT, UFFICIO – GIORNO

Quando Santo si è allontanato, Saul scuote la testa, per poi sorridere tra sé.
Il sorriso è però smorzato da un violento colpo di tosse che lo costringe a mettersi in piedi.
Altri due colpi di tosse coperti dalla mano.
Mano che si rivela poi piena di grumi di sangue.
Il vecchio si pulisce in un fazzoletto, per poi andare a sedersi pensieroso.

Sentiamo una musica di Andrea Morricone.

EST, CITTA’ – GIORNO

Dei nuvoloni ricoprono il cielo di Manhattan, un fulmine in lontananza, poi uno scrosciare d’acqua che si riversa sulle strade.

EST, CIMITERO – GIORNO

In lontananza è inquadrato un gruppo di persone vestite in nero, in una radura erbosa con delle lapidi. Sta piovendo e hanno tutti degli ombrelli neri a proteggerli.
Primo piano del padre di Ruth, poi della madre, accanto a lui, che ha un velo nero davanti al viso.
Accanto a loro c’è Ruth, l’unica che sta piangendo, riparata sotto l’ombrello del padre.
Distinguiamo anche Fred, l’autista. Anche lui sembra commosso.

La lapide che c’è dinanzi a loro riporta la dicitura “Saul Isaacson”.

In lontananza dietro il gruppo notiamo una figura esile che si avvicina correndo.
E’ Christmas, scuro in volto, completamente bagnato.

Il giovane si fa largo tra la folla mentre un gruppo di uomini sta calando la bara in mogano dentro la fossa.

Christmas vede Ruth e anche lei lo guarda.
I due si osservano per un po’ da lontano, poi si avvicinano a vicenda, sotto gli occhi di tutti quanti.
I due ragazzi si abbracciano forte e lui le carezza i capelli.

MADRE
Ruth! Non dare spettacolo!

CHRISTMAS (a Ruth)
Ci sono io adesso.

PADRE
Ragazzo, questo è un funerale, non un circo!

MADRE (al marito)
Fa qualcosa Philip, ci sta coprendo di ridicolo.

PADRE
Greenie! Portalo via!

Il grosso Greenie si avvicina al ragazzo pronto per prenderlo, ma i due giovani rimangono abbracciati, come se non sentissero niente di ciò che sta accadendo attorno a loro.
La folla intanto sembra più attirata dalla scena, che dal funerale.

CHRISTMAS
Mancherà anche a me.

Greenie si è avvicinato a Christmas e gli parla a un orecchio.

GREENIE
Ragazzo, non costringermi a metterti le mani addosso davanti tutta questa gente.

Ruth guarda l’amico, Christmas le carezza una guancia nel punto in cui sembra ci siano le lacrime.
Poi si stacca da lei e si lascia accompagnare via da Greenie.
Ruth, coi capelli ormai fradici si volta a guardare la bara del nonno che è stata completamente calata. La madre le afferra la mano e la riporta al suo posto, imbarazzata.

Dissolvenza.

La musica sfuma.

INT, CASA ISAACSON – GIORNO

I genitori di Ruth stanno parlando con un gruppo di uomini in giacca  e cravatta. Devono essere i loro dipendenti, perché tra questi distinguiamo Fred e Greenie.

PADRE
Signori, vi ringraziamo per il lavoro svolto fino a questo momento, ma non abbiamo più bisogno dei vostri servizi. Nelle buste che vi verranno date troverete il buono uscita…

FRED
E la signorina Ruth? Chi l’accompagnerà al parco con…

MADRE
Questo non è un suo problema Fred.

Fred annuisce, ma nel suo sguardo c’è del disprezzo poco nascosto.
Gli uomini a poco a poco si allontanano, uscendo dalla stanza.
Stacco.

INT, STANZA DI RUTH – GIORNO

Ruth è davanti lo specchio della sua camera.
La ragazza si slaccia la camicia, guardandosi poi delle fasce che circondano il suo seno, comprimendolo e nascondendolo.
Sfiora le fasce, si guarda negli occhi, poi lentamente slega il nodo sulla schiena e inizia a srotolarle. Le fasce compiono quattro, cinque giri e infine rimane nuda.
I seni sono arrossati e schiacciati.
La ragazza sospira, guardandosi.
Poi si alza, prende le fasce e le getta in un cestino per i rifiuti.
Nel volto sgorga qualche lacrima.
La sua mano si avvicina al capezzolo destro, lo sfiora, socchiude gli occhi.

Qualcuno bussa alla porta, facendola trasalire.

E’ una voce femminile, anziana.

VOCE
Signorina, i suoi genitori le vogliono parlare di sotto.

Stacco.

INT, CASA ISAACSON – GIORNO

Ruth, rivestita, sta scendendo le scale della villa, arrivando al piano terra.
Nel farlo, incontra un uomo che sta portando due scatoli vuoti nel piano di sopra. Lo guarda perplessa, ma prosegue.
Anche il piano terra è coperto di scatoloni.
Un paio di uomini stanno spostando un pesante armadio e un altro sta imballando una lampada.
La madre è su una poltrona a bere dell’alcol da un bicchiere, mentre il padre è in piedi che l’aspetta.

PADRE
Siediti. Dobbiamo darti una notizia.

Ruth continua a guardarsi intorno, ma sembra aver già capito e scrolla il capo più volte.
Il padre abbassa lo sguardo, mentre la madre manda giù ciò che resta nel bicchiere.

Stacco.

EST, PARCO – GIORNO

Christmas è seduto nella panchina del parco, la stessa dove si incontra con Ruth. Ma la ragazza non c’è e lui sembra aspettarla, col mani in tasca, leggermente infreddolito.
Dal viale sbuca Fred e Christmas sorride, ma è un sorriso che dura poco perché l’autista è solo.
L’uomo saluta con un sorriso il ragazzo, che con lo sguardo sta già chiedendo spiegazioni.

FRED
La signorina Ruth vi manda questo.

Fred gli porge un biglietto, che Christmas legge ad alta voce.

CHRISTMAS
“Dimenticami, è finita. Addio”. Che storia è questa?

FRED
Vede, la famiglia Isaacson si sta trasferendo. Vanno a Los Angeles. Il signor Isaacson ha deciso di investire nel cinema il capitale lasciatogli dal padre.

Christmas guarda ancora il biglietto, poi annuisce.
Lo appallottola, stringendolo dentro il pugno.

CHRISTMAS
Grazie per il disturbo Fred, anche se avrei preferito che me lo dicesse in faccia.

FRED
Nessun disturbo, mister Luminita, per ora ho parecchio tempo libero.

CHRISTMAS
Hanno fatto fuori anche te?

FRED
Non è il termine che avrei usato, ma immagino che in fondo sia così.

CHRISTMAS
Hai bisogno di lavoro? Posso mettere una buona parola per te, ho delle conoscenze.

FRED
Non si preoccupi per me signorino, piuttosto mi faccia una cortesia. Non l’abbia a male con Ruth, la colpa non è sua.

Il ragazzo annuisce, ma ha il pensiero e lo sguardo rivolti altrove.
Stacco.

EST, VILLA – GIORNO

Christmas è davanti il cancello dell’abitazione degli Isaacson, sta parlando con un portiere che si trova dall’altra parte del cancello.

PORTIERE
Le ho già detto che non può entrare.

CHRISTMAS
E allora fate uscire lei!

PORTIERE
Ho ricevuto ordini precisi, la signorina non vuole vederla. Va a cercarti qualcuna nel tuo quartiere.

Christmas si avvicina di scatto all’uomo, afferrandolo per la giacca da oltre le sbarre e tirandolo verso di sé.

CHRISTMAS

Ti credi di essere qualcuno perché lavori per questi ebrei, eh? Vuoi che ti ammazzo? Vuoi essere massacrato di botte? Vuoi passare il natale in ospedale?

Il portiere riesce a liberarsi dalla presa e indietreggia impaurito, sistemandosi la giacca.

PORTIERE
Va via o chiamo la polizia.

Il ragazzo guarda il portiere, poi lancia uno sguardo alla casa.
Gli occhi sono gonfi di lacrime.

PORTIERE
Fattene una ragione ragazzino, lei non ti vuole più vedere.

Christmas annuisce, poi si volta.

CHRISTMAS
Vaffanculo.

Poi si volta ancora a guardare la villa.

CHRISTMAS
Vaffanculo a tutti!

E detto ciò, riprende a camminare per il marciapiede.
Stacco.

INT, FABBRICA – GIORNO

La mdp sorvola una fabbrica di automobili dove delle portiere vengono verniciate da una macchina manovrata da un uomo.
Si sposta poi a inquadrare un gruppo di persone radunate presso un’auto in fase di montaggio.
Li supera, passando a un altro paio di uomini che stanno montando i cerchioni di un’auto.

VFC
Fennore!

Uno dei due si volta per essere stato chiamato, si tratta di Bill.

UOMO
C’è bisogno di te giù in magazzino!

BILL
Finisco qua e vado.

UOMO
No, ci vai ora.

Stacco.

INT, FABBRICA – GIORNO

Bill sta scendendo delle scale che sembrano portare a un piano sottoterra, quando incrocia una donna. E’ un po’ grassoccia, col viso sporco di nero e i capelli scombinati.
Guarda Bill sorridendo con fare malizioso mentre lo supera.
Bill le afferra la mano, bloccandola.

Lei si guarda intorno, un po’ spaventata. Poi però si lascia tentare e segue il ragazzo verso il piano più basso.

Stacco.

In uno sgabuzzino, Bill sta penetrando la donna da dietro, schiaffeggiandole più volte il fondoschiena e facendola gemere.
Le mette una mano davanti la bocca per non farla gridare.
Il ragazzo chiude gli occhi assumendo la stessa espressione impaurita che abbiamo visto l’ultima volta.

Stacco.

Quando Bill riapre gli occhi, la scena attorno a lui è cambiata.
Sta sempre facendo del sesso con la stessa donna, ma si trovano in una stanza di un appartamento e lei questa volta è legata nel letto con dei lacci ai polsi e alle caviglie.
La donna ha anche dei lividi in tutto il corpo, ma sembra che in tutto ciò sia consenziente, dato che sorride e geme con fare eccitato mentre lui le stringe un seno con forza.

Stacco.

Bill è coricato nel letto, accanto alla donna che ha ancora un polso legato, mentre i piedi e l’altro polso sono liberi.
Lei sorride guardandolo e carezzandogli il petto villoso.

DONNA
Non ho mai conosciuto uno che mi fa provare quello che mi fai provare tu.

BILL
Ah sì?

DONNA
Prima mentre eri dentro… mi hai chiamato troia ebrea. Io non sono ebrea. Che significava?

BILL
Niente di importante.

DONNA
Hai anche urlato. Con me puoi parlarne tesoro, lo sai.

Bill non risponde, limitandosi a fissare il soffitto.
Il volto è pensieroso.
Lei demorde, tornando a sorridere in modo civettuoso.

DONNA
Perché non mi sposi Cochrann? Sono ricca.

La donna scoppia a ridere in modo fastidioso, e la mdp inquadra un bottiglia di vino poggiata nel comodino, quasi vuota.

BILL
Dove li tieni i soldi?

DONNA
E perché dovrei dirtelo?

BILL
Perché altrimenti non ti sposo.

Lei scoppia di nuovo a ridere.
Lui sospira.

BILL
Sono stanco del lavoro in quella fabbrica del cazzo. Voglio andarmene. Questa città è diventata troppo piccola.

DONNA
E mi porteresti con te?

BILL
Tu ci verresti, con me?

Lei annuisce.

BILL
Dora, hai mai fatto una pazzia in vita tua?

DORA
No, la mia vita è stata molto noiosa prima di incontrarti.

BILL
Allora ti do la possibilità di farla adesso. Scappiamo. Andiamo via. Io e te, prendiamo l’auto e andiamo a vivere un’avventura lontano da qui.

DORA
Dici sul serio?

BILL
Lo giuro sul mio nome. Io ti amo, Dora.

Dora si mette subito a sedere, eccitata.

BILL
Dove li tieni i soldi? Poi passiamo anche da casa mia a prendere i miei.

DORA
Sono dentro l’armadio, nella scatola giallo.

La donna cerca di liberarsi dall’ultimo nodo, mentre Bill ancora nudo va verso l’armadio cercando i soldi.

DORA
Aiutami a scioglierlo.

Bill getta per aria indumenti e scarpe, trovando la scatola gialla e aprendola. Dentro c’è una busta con alcune banconote. Il ragazzo sorride.

DORA
Cochrann?

Bill si volta a guardarla, nei suoi occhi c’è un’espressione gelida.

Stacco.

EST, STRADA – NOTTE

Bill è alla guida di un’auto che sfreccia in un’autostrada. I fari illuminano la strada ma lui è in penombra.
Sta sorridendo, fischietta.
Nel sedile del passeggero è posato il sacchetto con i soldi, più alcune collane e orecchini.
Un’auto arriva nel senso contrario, illuminandolo.
Notiamo le sue mani bianche posate sullo sterzo, con le nocche rosse, spellate.
L’immagine dura poco, torna poi al buio.

L’auto si allontana lungo la strada, superando un cartello che indica l’uscita dalla città.

Dissolvenza.

EST, FABBRICA – GIORNO

Siamo all’esterno della fabbrica di Saul Isaacson.
Christmas è seduto per terra con le mani in tasca, come se aspettasse qualcuno.
Dalla fabbrica iniziano a uscire a poco a poco i dipendenti che si gustano i loro pranzi.
Alcuni si allontanano, altri rimangono là a mangiare.
Tra questi notiamo Santo.
I due amici si vedono e si vanno incontro, scambiandosi un saluto.

CHRISTMAS
Ehi, lavoratore.

SANTO
Christmas, che ci fai qua?

CHRISTMAS
Non posso venire a trovare il mio amico? Come te la passi col nuovo direttore?

Santo scrolla le spalle e nei volti di entrambi compare un po’ di nostalgia.

SANTO
Mi tratta bene. La scorsa settimana sono passato da magazziniere a responsabile. Mi dà cinque dollari in più al mese, perché ho più responsabilità.

Christmas sorride annuendo.

CHRISTMAS
Sapevo che te la saresti cavata, io ho occhio per queste cose. Ma non dimenticarti il tuo primo lavoro Diamond Dog, ok?

SANTO
Mai.

Entrambi sorridono, poi Christmas si volta, si guarda intorno. Sembra indeciso, consumato da qualche pensiero che fa fatica a esternare. Santo lo capisce.

SANTO
Hai più visto Ruth dopo quella volta?

L’altro scrolla il capo, indifferente, come se non gliene importasse.

SANTO
Perché?

CHRISTMAS
Lei non vuole stare con uno come me, me lo ha detto.

SANTO
Te lo ha detto in faccia?

CHRISTMAS
Non ha avuto le palle.

SANTO
Quando parte?

CHRISTMAS
Tra un paio d’ore.

SANTO
Che ci fai qua?

Christmas guarda l’altro con fare perplesso, mentre Santo mostra per la prima volta uno sguardo quasi duro, determinato.

SANTO
Lo sai bene che lei ti ama. E tu ami lei. Non è difficile.

CHRISTMAS
E cosa dovrei fare? Se ne va per sempre.

SANTO
Rincorrila.

Christmas scuote il capo sorridendo.
Santo gli va davanti e lo afferra per le spalle, costringendolo a guardarlo in faccia.

SANTO
Ero con te quando l’hai raccolta da terra sanguinante. E vi ho visti insieme al parco, litigare, spintonarvi, ridere insieme. Tu devi andare da lei, la devi almeno salutare. O te ne pentirai per il resto della vita.

Christmas è rimasto colpito da quelle parole.

SANTO
Ora vai, corri, prima che ti faccia arrivare alla stazione a calci in culo. Tanto lo so che sei venuto qua solo per sentirmelo dire.

Christmas ride all’amico, puntandogli il dito contro.

CHRISTMAS
Attento a te però, non si ci rivolge al boss con questo tono.

I due si scambiano degli sguardi dai quali trapela sincera ammirazione reciproca.
Poi Christmas si volta e si allontana correndo.
Santo lo guarda andar via con un sorriso in volto e gli occhi un po’ lucidi.

SANTO (sottovoce)
Buona fortuna.

Stacco.

EST, STAZIONE – GIORNO

Sentiamo una musica di Andrea Morricone
(continuerà fino ai titoli di coda)



La stazione è gremita di persone, di viaggiatori, di giovani facchini che portano grosse valige di cartone, di cani randagi e di fumo denso che fuoriesce dai treni.
Tra la folla, notiamo Ruth con i genitori, che si avvicinano a un vagone.
Un paio di ragazzi sta portando loro le valige.
Lei ha uno sguardo cupo, ma rassegnato.
Una volta arrivati davanti il vagone, il padre sale per primo.
Quando è il suo turno, la ragazza si ferma, voltandosi a guardare la folla, come nella speranza di vedere qualcuno. Ma non c’è nessun volto familiare.
La madre le afferra la mano e la invita a salire.

MADRE
Avanti Ruth. Non guardare indietro.

Ruth sale infine.

Stacco.

La folla di persone è vista attraverso il finestrino aperto del vagone.
Ruth ha il mento poggiato sulla mano e di fronte a lei sta prendendo posto la madre, che ora sorride rilassata.

Stacco.

La mdp inquadra dall’alto la folla.
La gente viene spintonata da qualcuno che corre in mezzo a loro, facendosi largo a forza di spintoni e slalom arditi. Si alzano gridolini di protesta, inascoltati.
Christmas corre di vagone in vagone, arrampicandosi quando è necessario, per guardare l’interno e chiamando il nome di lei.

CHRISTMAS
Ruth! Ruth!

UOMO
Ragazzo guarda dove metti i piedi!

L’uomo viene spinto e il ragazzo continua nella sua ricerca, fermandosi poi sentendo la voce di un ferroviere.

FERROVIERE
Il treno per Los Angeles sta per partire al binario due! Prendete posto gente!

Il ragazzo fa dietro front, tornando da dove era venuto.
Un treno ha acceso i motori e sembra stia per partire.
Il fumo esce copioso dalla locomotiva.
Christmas continua a gridare il nome di Ruth guardando dentro i finestrini.

Stacco.

Ruth, seduta al suo posto, si mette in piedi nel sentire in lontananza una voce che la chiama.

La musica si fa più alta.

Poi si sporge dal finestrino, guardando giù e scorgendo più distante un ragazzo che si è arrampicato sulle spalle di un uomo per poter guardare all’interno del finestrino accanto al suo.
La ragazza scoppia a ridere, ma assieme alle risa sgorgano copiose anche le lacrime.
La madre la guarda con rabbia, prendendola per la gonna e cercando di farla sedere nuovamente.

MADRE
Per favore Ruth!

Intanto Christmas si è accorto di lei, è sceso dalle spalle dell’uomo e si è fermato sotto il finestrino, guardandola con un sorriso.
Il treno si è messo in moto.

I due ragazzi si guardano senza dirsi niente, scambiandosi solo degli sguardi carichi di amore ma anche commozione.

CHRISTMAS
Ti troverò.

Le parole però si perdono in mezzo al rumore della folla e del treno che sta acquistando velocità.
Lui corre per stare al passo e grida più forte.

CHRISTMAS
Ti troverò!

Lei annuisce sorridendo e asciugandosi le lacrime dalle guance.
Il treno si fa sempre più veloce e Christmas diventa sempre più lontano, ma il ragazzo non smette di correre, anche quando il treno ha abbandonato la stazione.
Lui scende dalla banchina e continua a salutare con la mano, fino a quando è ormai troppo distante per poterla vedere e il treno scompare oltre una collina.

Si ferma, col fiatone e con gli occhi ludici.

CHRISTMAS
Ti troverò.

Stacco.

INT, TRENO – GIORNO

Ruth è nuovamente seduta al suo posto, le lacrime gli coprono le guance mentre guarda fuori.
La madre scrolla il capo mentre il padre sembra in disagio.

MADRE
Ora stai male, lo capisco.

Ruth guarda per un attimo la donna.

MADRE
Ma non preoccuparti, è solo uno stupido ragazzino che voleva i tuoi soldi. Te ne dimenticherai nel giro di un mese e sarai pronta per conoscere qualcun altro. Qualcuno del nostro rango.

Ruth muta espressione, guarda la madre con disprezzo ma non dice nulla.
Si alza, prendendo dall’alto una piccola valigia.

PADRE
Dove vai?

RUTH
A rifarmi il trucco.

La madre annuisce alla figlia, sorridendole.

stacco.

INT, BAGNO DEL TRENO – GIORNO

Ruth si sta guardando allo specchio del minuscolo bagno del treno.
Le mani sono strette attorno al lavandino e sta respirando a fatica.
Poi, con sguardo risoluto, apre la valigia e prende un paio di forbici.
Si afferra una ciocca dei lunghi capelli e la taglia, facendoli cadere nel lavandino.
La mdp rimane sul lavandino, che inizia a riempirsi di ciocche brune, sempre più numerose.

Stacco.

INT, TRENO – GIORNO

La porta della cuccetta si apre e Ruth, inquadrata solo nel busto inferiore, rientra, andando a sedersi.
Il padre e la madre, lentamente si voltano per guardarla, rimanendo a bocca aperta.
Ruth ha i capelli corti, crespi, tagliati alla mascolina. Gli occhi sono arrossati ma non piangono più.
La madre si porta una mano davanti alla bocca, trattenendo un sussulto.
Ruth sostiene il suo sguardo, il suo questa volta è carico di sfida.
Il padre abbassa lo sguardo, mentre la madre la colpisce con un violento schiaffo sulla guancia e scoppia a piangere.
Ruth non sembra aver accusato il colpo.
Sorride alla madre, poi con aria serena si volta a guardare il panorama oltre il finestrino.

Il treno, visto dall’alto, sfreccia lungo i binari che attraversano l’aperta campagna, sbuffando nuvole di fumo.

Su questa immagine scorrono i titoli di coda.

DIRETTO DA GIUSEPPE TORNATORE

SCRITTO DA ANDREA CARBONE

BASATO SUL ROMANZO “LA GANG DEI SOGNI” DI LUCA DI FULVIO

CON

CAMERON BOYCE   – CHRISTMAS BAMBINO

CAMERON MONAGHAN – CHRISTMAS RAGAZZO

BAILEE MADISON – RUTH BAMBINA

ANNA POPPLEWELL – RUTH RAGAZZA

CHANDLER FRANTZ – SANTO BAMBINO

JOSHUA LOGAN MOORE – SANTO RAGAZZO

DYLAN SPRAYBERRY – BILL

MARISA TOMEI – CETTA

WILLIAM KIRCHER – SAL

HARVEY KEITEL – SAUL ISAACSON

HELENA BOHNAM CARTER – MADRE DI RUTH

DAVID DUCHOVNY  – PHILIP ISAACSON

MICHAEL BOWEN – FRED

RORY MCCANN  – GREENIE

JOE DEMPSIE –  JOEY

ANDREW DIVOFF – PEPPER

SUSAN LYNCH – MADRE DI BILL

JAMES NESBITT – PADRE DI BILL

LE MUSICHE SONO DI
ANDREA MORRICONE

Dissolvenza in schermo nero.

EST, STRADA – NOTTE

Un’auto è ferma nella via di una cittadina tranquilla fatta di case a schiera e villette.
Poggiato all’auto c’è Bill che sta fumando una sigaretta con fare rilassato.
I fari dell’auto sono accesi e lo fanno vedere come una semplice sagoma nera.

I suoi occhi sono puntati su qualcosa in alto.
La vediamo anche noi: è la scritta Hollywoodland nella collina.

Bill sorride, poi espelle il fumo dal naso.

Dissolvenza in schermo nero.

Questo film è fittizio e partecipa a un gioco di cinema virtuale senza scopo di lucro.
Non si intende sfruttare il nome delle persone citate.
Tutti i diritti sono riservati.
©2013

 

www.cinematik.it

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *