THE SUMMER OF MR. TAYLOR

Soggetto e Sceneggiatura di Cesare Carugi

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TITOLI DI TESTA

SCENA 1 – INT. SALA – SERA

 

La Mdp fa un carrello in avanti lungo un tavolo rettangolare di circa 4 metri di lunghezza e 2 di larghezza. C’è un sontuoso lampadario sopra di esso. Seduti al tavolo ci sono 3 persone, due ad un lato e una ad un altro. Al capo del tavolo, fuori campo, c’è un’altra persona non identificata, che sta parlando. E’ Hugh Taylor, 35 anni, medico.

TAYLOR:

Il controllo operato sul paziente ha dato ottimi segnali di miglioramento. Il male è ormai lontano e il sig. McKendrick si appresta a tornare alla sua vita normale. So quale sforzo inumano ha portato la degenza forzata del sig. McKendrick, e so che presto potrete contare nuovamente su di lui…

 

La Mdp arriva in fondo al tavolo e va avanti, fino ad una finestra dalla quale inquadra un bellissimo panorama della Londra di fine ottocento. Il cielo è leggermente nuvoloso. La Mdp stacca inquadrando il dottor Hugh Taylor, ben vestito, robusto. Guarda in basso e si siede al capo del tavolo. Una delle persone sedute (lo chiameremo 1) prende la parola.

1:

Dottor Taylor, dopo questa precisa analisi sulle condizioni del mio socio in affari, il signor McKendrick, io, come il terzo azionista della Label Company, non possiamo che ringraziarvi per l’attenzione che avete apportato in questa faccenda… Chiaramente la vostra parcella è onesta e dice in tutta fedeltà quelli che realmente sono stati i vostri sforzi… vi ringrazio

TAYLOR:

Grazie avvocato…

1:

E in quanto tempo il sig. McKendrick si ristabilirà completamente?

TAYLOR:

Basandosi su una stima approssimativa, direi dai 4 ai 5 mesi

1:

Prima del previsto… bene

TAYLOR:

Chiaramente l’attenzione dovrà essere massima… per almeno un anno non dovrà avere ricadute che lo riporterebbero in gravi condizioni…

1:

Di questo potete star tranquillo… Credo sia ora di andare…

 

I quattro al tavolo si alzano, così come Taylor. 1 stringe la mano a Taylor.

1:

Grazie dottore… grazie ancora

TAYLOR:
E’ il mio lavoro…

 

1 e l’uomo che sedeva accanto a lui escono dalla sala. Taylor si reca verso un divano in un angolo e prende mantello, bastone e bombetta. Gli si avvicina l’uomo che era seduto da solo all’altro lato del tavolo. E’ il suo avvocato, Wilford Cook, 42 anni, capelli scuri, vestito molto elegante.

COOK:

E anche questa è fatta, dottore…

TAYLOR:

Non siamo troppo precipitosi, Will… McKendrick è in buono stato di salute, ma non bisogna correre… deve riposare e deve sottoporsi alle solite cure…

COOK:

Ti serviva questo caso… McKendrick è un pezzo grosso, uno dalle tasche gonfie…

TAYLOR:

In effetti avere la Label Company tra le mie grazie è una cosa confortante…

COOK:

E’ gente in grande… basti pensare a ciò che faccio io qui…

TAYLOR:

Tutte le grosse aziende prendono accordi commerciali sulle parcelle mediche tramite gli avvocati… è la prima volta per te?

COOK:

Si

TAYLOR:
Si vede che sei un dilettante…

 

Taylor e Cook ridono. Cook indossa la bombetta ed escono dalla sala.

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SCENA 2 – INT. OSPEDALE – GIORNO

 

Taylor cammina tra i corridoi, elegante come sempre. Da una stanza esce un’infermiera, giovane, sui 30 anni.

TAYLOR:

Come va con il signor Johnson, signorina?

INFERMIERA:

Abbiamo finito adesso la cura, dottore… sta leggermente delirando. Volete entrare a dargli un’occhiata?

TAYLOR:

Non ora… mi hanno detto che è morta quella ragazza…

INFERMIERA:

Si, l’emorragia era inarrestabile

TAYLOR:

Dove si trova adesso?

INFERMIERA:

Nella stanza 19…

TAYLOR:
Do un occhiata a Johnson, poi passerò nella 19… bel lavoro signorina…

INFERMIERA:

Grazie dottore…

 

Taylor entra nella stanza di Johnson.

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SCENA 3 – INT. OSPEDALE – STANZA DI JOHNSON – GIORNO

 

Taylor entra. Davanti ha Harry Johnson, 64 anni, capelli bianchi. E’ legato al letto con una cinghia che gli blocca i polsi. Taylor guarda le lenzuola imbrattate di urina e si avvicina a Johnson.

TAYLOR:
Come andiamo Harry?

JOHNSON (Leggermente rincoglionito):

Dottore… non è pericoloso per voi venire qui?

TAYLOR:

Hai pisciato a letto anche oggi?

JOHNSON:

Tre volte…

TAYLOR:

Ti faccio cambiare le lenzuola…

JOHNSON:

E perché?… Tra mezz’ora piscerò ancora nel letto…

TAYLOR:

Usa il pitale…

JOHNSON:
E con cosa lo prendo? Ho i polsi legati…

TAYLOR:

Basta chiamare l’infermiera…

JOHNSON:

Avete ragione… non c’avevo ancora pensato

 

Johnson fa uno sbadiglio. Taylor sta per andare via.

JOHNSON:

Dottore…

TAYLOR:

Si?

JOHNSON:

So che è morta quella bellissima ragazza che è arrivata ieri, quella che è stata ferita a Grimson Park…

TAYLOR:

E’ vero…

JOHNSON:

Pensate che potrei darle un bacio prima che la seppelliscano?

TAYLOR:

Harry, non mi sembra il caso…

JOHNSON:

Perché voi, dottore, non sapete che significa baciare un morto, è come scoprire come saremo noi un giorno, vedere la luce insieme a lui e saggiare il divino, fino a provare una sensazione di freddo che ti agguanta e ti turba i sensi…

 

Il dottore ascolta. La musica di sottofondo cresce.

JOHNSON:

Non so cosa darei per fare l’amore con una morta…

 

Taylor ha lo sguardo fisso. A montaggio alternato, si vede lo sguardo di Taylor e la telecamera che passa sopra il corpo di una ragazza morta. Stacco. La musica improvvisamente cessa.

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SCENA 4 – INT. STANZA 19 – GIORNO

 

Il corpo nudo della ragazza morta viene coperto con un lenzuolo su un lettino. La Mdp si alza leggermente e inquadra Taylor che finisce di coprire il corpo. In sottofondo si sente la voce fuori campo immaginaria di Johnson.

VOCE FUORI CAMPO IMMAGINARIA:

Non so cosa darei per fare l’amore con una morta…

 

La musica cresce. Taylor rialza leggermente il lenzuolo e guarda in volto la ragazza. Taylor ha uno sguardo quasi di compassione. Lentamente si china sul volto della ragazza. Poi si sente la voce dell’infermiera che aveva incontrato nel corridoio.

INFERMIERA:

Qualcosa non va, dottore?

 

Taylor alza il capo di scatto. La musica cessa. Taylor è quasi intimidito.

TAYLOR:

Vorrei farle un’autopsia. Portate il corpo giù in obitorio…

INFERMIERA:

Siete sicuro?

TAYLOR:

Si

INFERMIERA:

Devo mandarvi anche il signor McLean?

TAYLOR:

No, non ce ne sarà bisogno…

INFERMIERA:

D’accordo

 

L’infermiera esce dalla stanza. Taylor si volta verso la finestra che dà sull’esterno e inquadra una panoramica da Londra. La Mdp riprende la panoramica e il riflesso di Taylor nel vetro che si asciuga il sudore con un fazzoletto.

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SCENA 5 – INT. OBITORIO – NOTTE

 

Taylor è seduto con il capo chino al centro dell’obitorio sotterraneo. La stanza è piuttosto buia, illuminata solo da due lampade ad olio. Al centro c’è il cadavere della ragazza, completamente nuda. La Mdp riprende Taylor dal davanti e zooma lentamente su di lui. In sottofondo la voce immaginaria di Harry.

VOCE FUORI CAMPO IMMAGINARIA:

Non so cosa darei per fare l’amore con una morta…

 

C’è un crescendo musicale in sottofondo. Taylor alza il capo e guarda il volto della ragazza. Taylor comincia a sudare e, dopo essersene accorto, prende uno straccio e si asciuga la fronte. Sospira affannosamente. Si sente nuovamente la voce fuori campo immaginaria. Taylor continua a sospirare. La Mdp zooma velocemente su Taylor che si abbassa all’improvviso verso la ragazza. Lo schermo scurisce improvvisamente. La scena si schiarisce leggermente. Si intravedono delle piccole luci fioche color ambra. Fuori campo si sentono come dei ruggiti di tigre. La scena si schiarisce e si vede un branco di tigri che si azzannano l’un l’altra. La Mdp riprende una delle tigri che si estranea dal gruppo, ma osserva la carneficina. La Mdp zooma verso l’occhio della tigre fino ad inquadrare la sola pupilla, che per effetto del montaggio diventa la pupilla di Taylor (segue).

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SCENA 6 – INT. SALA – GIORNO

 

La Mdp allarga il campo inquadrando, dalla pupilla, il primissimo piano di Taylor. Sta leggermente sudando. Guarda in silenzio davanti a lui. La Mdp stacca e inquadra la sala. Siamo ad un tavolo rettangolare e Taylor è a capotavola. C’è silenzio. Dai sue lati più lunghi del tavolo sono sedute sei persone per lato. Dall’altro capo del tavolo c’è una sedia vuota. Sopra il tavolo un sontuoso lampadario. La Mdp inquadra il profilo a fuoco di Taylor mentre fuori fuoco si nota un quadro alla sua sinistra. Taylor si volta e la Mdp lo riprende fuori fuoco mentre mette a fuoco il quadro che riprende una scena di caccia nella quale è inserita, stranamente, una tigre. Un uomo seduto vicino all’altro capo del tavolo si schiarisce la gola e comincia a parlare. (Lo chiameremo 2).

2:

In attesa che il dottor Salzberg ci raggiunga direi di cominciare la nostra riunione… Ci siamo riuniti per poter fare luce su ciò che è stato constatato dal dottor McLean a riguardo dell’autopsia apportata dal dottor Hugh Taylor qui presente. Il rapporto dell’autopsia dice “Il dottor Hugh Taylor con metodo scarsamente professionale ha apportato un’autopsia da definirsi banale, mentre sul corpo della vittima erano presenti segni non percepiti in precedenza come morsi e segni di stupro. Con una lunga ricerca è stato constatato che il dottor Taylor ha abusato del corpo di miss Helda Tilmore consumando un rapporto sessuale con lei. Dio solo sa quanti animali persistono ad andare indisturbati lungo il pianeta“.

 

Taylor ascolta e si asciuga il sudore.

2:

Voi siete già stato interrogato a proposito su questo dottor Taylor. E in privato. Il fatto che la cosa non è stata avvertita nessuna autorità fa luce sul manto di clemenza che abbiamo avuto nei vostri confronti. Il dottor Edmund Salzberg è stato nominato nuovo capo di questo consiglio medico e sarà lui sinceramente a dire cosa ne sarà della vostra carriera professionale, dottore.

 

Entra nella sala un uomo, Edmund Salzberg, 60 anni, con bombetta e bastone e un mantello nero sulle spalle. L’uomo si toglie mantello e bombetta e insieme al bastone li porge ad un uomo che era fermo sulla porta. L’uomo va ad appendere gli abiti di Salzberg.

SALZBERG:
Scusate il ritardo signori, sono stato bloccato da un intervento urgente…

2:

Buongiorno dottore…

SALZBERG (Dopo essersi seduto):

Allora, signori, veniamo a noi… questo consiglio medico si è formato ben 58 anni fa da una riunione organizzata da Sir Malcolm Burton, che aveva avanzato l’idea di un gruppo di giurati per la salvaguardia della professionalità dei medici di Londra. Questo non significa che il cane mangia il cane, ma è un procedimento molto più veloce. Non siamo qui per minare una carriera, ma per punire la non professionalità del dottor Hugh Taylor. Quello che vi prescriverei, dottore, è una cura ricostituente dal professor Hurt a Cannacy Street; magari con un po’ di psicologia capirà bene cosa vi ha portato a un gesto così inumano… Perciò, siete sospeso dall’incarico di medico per i prossimi sei mesi ed siete cancellato a modalità provvisoria dall’albo dei medici, almeno finché non si sarà stabilità la piena fiducia e un ritorno alla normalità che verremo a controllare. Avete qualcosa da dichiarare, dottore?

TAYLOR (Asciugandosi il sudore):

Qualcosa… da dichiarare?

SALZBERG:

Qualcosa da dire in proposito…

TAYLOR (Timidamente):

No…

 

Taylor continua ad asciugarsi il sudore.

SALZBERG:

Allora… la seduta è tolta

 

Salzberg e gli altri si alzano dal tavolo. Taylor rimane fermo e impassibile. La Mdp zooma lentamente sul volto di Taylor, impassibile, che continua a grondare sudore. Si legge una smorfia di rabbia sul suo volto. Stacco.

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SCENA 7 – INT. CASA DI TAYLOR – NOTTE

 

Taylor è in soggiorno, seduto in poltrona, con lo sguardo impassibile e un bicchiere vuoto in mano. Si avvicina James, 51 anni, inglese con capelli impomatati e tirati indietro e uno smoking. E’ il maggiordomo di Taylor. Il soggiorno è illuminato e si notano molti quadri alle pareti e un bellissimo camino.

JAMES:

Dottor Taylor, c’è una lettera per voi

TAYLOR:

Chi la manda?

JAMES:
Il vostro avvocato

TAYLOR:

Puoi leggerla tu? Sono troppo stanco per leggere…

JAMES:

Come volete…

TAYLOR:

Puoi versarmi anche dell’altro cherry?

JAMES:
Lo volete subito?

TAYLOR:

No, prima leggi la lettera…

JAMES:
Caro Hugh, mi dispiace per la batosta che hai incassato. L’affare McKendrick è saltato, hanno saputo tutti. Ti hanno lasciato 2.000 sterline per il disturbo. Purtroppo anch’io devo sospendermi dal gestire i tuoi affari. Qualcuno ha saputo che sono il tuo avvocato e ha rifiutato la mia difesa. Mi dispiace Hugh, ma ciò che è successo ha distrutto anche me. Wilford Cook.

Taylor chiude gli occhi, quasi disperato. Gli cade il bicchiere di mano. Il bicchiere, a rallentatore, raggiunge il pavimento e si infrange. James si china subito per raccoglierlo.

JAMES:

Mi dispiace dottore… mi dispiace veramente…

TAYLOR:

Portami un altro bicchiere di cherry, James

 

James lo guarda quasi con pietà.

JAMES:

Si, signore…

 

James esce dal soggiorno. Taylor si alza dalla poltrona e nota che l’orologio alla parete davanti a lui si è fermato. Si reca davanti all’orologio e rimette l’ora al posto giusto.

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SCENA 8 – INT. OSPEDALE – GIORNO

 

Taylor entra in ospedale per riprendere le sue cose. Appena entra incrocia Samuel McLean, il suo collega, sui 40 anni, elegante. I due si fermano uno davanti all’altro. Si osservano.

MCLEAN:

Hugh… sei venuto a riprendere le tue cose?

TAYLOR (Con aria di sfida):

Esatto…

MCLEAN:

Sono sempre al loro posto…

TAYLOR:
E perché non dovrebbero essere al loro posto?…

 

Taylor prosegue. McLean è immobile e lo osserva. Poi Taylor arriva davanti alla porta della stanza di Harry Johnson. Entra. (segue)

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SCENA 9 – INT. OSPEDALE – STANZA DI JOHNSON – GIORNO

 

Johnson è sdraiato sul letto e osserva Taylor, che osserva Johnson a sua volta.

JOHNSON:

Dottore… evidentemente era meglio non baciare la morta, vero?

TAYLOR:
Come va Harry?

JOHNSON:

Ah, che domanda del cazzo… come va Harry?… Come volete che vada?… E’ una merda… Mi fanno bere le mie urine e mi danno schifezze da mangiare… è una merda…

TAYLOR:

Adesso ci penserà il dottor McLean a te, ok?

JOHNSON:

Chi, quel figlio di puttana?… Preferisco morire, piuttosto…

TAYLOR:

E’ un buon dottore…

JOHNSON:

Beh, non lo è invece…

TAYLOR:
Che ha che non va?

 

Johnson fa una risatina quasi insopportabile. Taylor lo guarda impassibile.

JOHNSON (Dopo aver smesso di ridere):

Allora, chi vi ha fatto questa stronzata?

TAYLOR:

Quale stronzata?

JOHNSON:

Chi vi ha messo in mezzo alla strada…

TAYLOR:

Non sono in mezzo ad una strada, è una sospensione… è tutto temporaneo

JOHNSON:

Tutto temporaneo… e la vostra dignità?… Che ne sarà della vostra dignità?

TAYLOR:

Non lo so…

JOHNSON:

Ve lo dico io che ne sarà… sguazzerò nella merda fino al collo… qualcuno ha distrutto la vostra dignità…

TAYLOR:

Smettila Harry… li conosco i tuoi discorsi moralisti sulla dignità…

 

Johnson guarda Taylor. Poi fa un’altra risatina insopportabile.

JOHNSON:

Io sono vecchio, non ho più niente da perdere… chi è la persona che vi ha fatto questo?

TAYLOR:

Un certo Salzberg… è il capo del consiglio medico di Londra

JOHNSON (Quasi sorpreso):

Un tedesco?… Un tedesco di merda?…

TAYLOR:

Si, può darsi…

JOHNSON (Contrariato):

Ah, io lo darei in pasto ai cani… anzi, lo mangerei con le mie mani… e lo accompagnerei con un ottimo vino francese. Un banchetto perfetto… un tedesco che può distruggere la moralità di un inglese… che si fotta…

TAYLOR:

Ha la cittadinanza inglese… quindi non si può considerare del tutto un tedesco

JOHNSON:

Cazzate, dottore… cazzate

TAYLOR:

E tu che faresti?

JOHNSON:

Ve l’ho appena detto…

TAYLOR:
Non scherzare…

 

Johnson e Taylor si osservano senza spiccare parola. Il sottofondo musicale cresce. Poi Johnson fa la sua solita risata insopportabile. Taylor lo osserva impassibile.

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SCENA 10 – INT. LOCALE – NOTTE

 

Un locale molto affollato con un palcoscenico dove si sta esibendo un complesso folk traditional. La musica e l’ambiente sono molto vivaci e allegri. Tra la gente si muove un uomo con mantello, bombetta e bastone. La Mdp lo inquadra da dietro. L’uomo si volta, la Mdp fa uno zoom sul suo volto. All’inizio non si capisce chi sia perché il cappello gli copre quasi tutta la faccia. Poi l’uomo alza la testa e si capisce che è il dottor Taylor, con un paio di baffi finti e un monocolo all’occhio sinistro. Verso di lui va un uomo basso e grassoccio ma molto elegante. E’ il padrone del locale. Taylor si guarda intorno. L’uomo gli si pianta davanti.

PADRONE:

Buonasera signore, volete un buon tavolo?

TAYLOR (con aria quasi seccata):
Lo sto già cercando

PADRONE:
Ho io un buon tavolo per voi… se cercate da quella parte sarà difficile trovare un tavolo libero…

TAYLOR:
Allora fate strada…

PADRONE:

Seguitemi…

 

Il padrone e Taylor si muovono tra la folla entusiasta. Qualcuno è ubriaco, qualcuno canta, qualcuno ride. Il padrone conduce Taylor in un sovrappalco a sinistra del palcoscenico, dove è seduto anche un altro uomo, che sta bevendo champagne. Taylor e il padrone raggiungono il tavolo. Taylor si toglie il cappello.

PADRONE:

Volete dare a me il vostro cappello e il vostro abito?

TAYLOR:

No… non mi intratterrò molto

PADRONE:

Come volete…

 

Taylor si siede e si guarda intorno.

PADRONE:

Cosa posso portarvi da bere, signor…?

TAYLOR:

Chiedete il nome a tutti coloro che entrano nel vostro locale?

PADRONE:

E’ solo una forma inconsueta di cortesia… io sono Loman, il padrone del locale

TAYLOR:

McDougall… William McDougall

PADRONE:

Cosa posso portarvi da bere signor McDougall?

TAYLOR:

Champagne

PADRONE:

Qualche preferenza?

TAYLOR:

No…

PADRONE:

Posso consigliarvi un Vueve Cliquot 1893?

TAYLOR:

Non ci capisco niente di champagne signor Loman… anzi, se ben ricordo non ne ho mai assaggiato nemmeno un sorso…

PADRONE:

Come volete…

 

Taylor sente il fracassarsi di un bicchiere e si volta di scatto guardando tra la folla. Poi si volta nuovamente verso Loman.

TAYLOR:

Voi permettete ai clienti di rompere i vostri bicchieri?

PADRONE (Sorridendo):

Non è una novità… a fine serata di solito contiamo una trentina di bicchieri rotti… e la maggior parte per… euforia

TAYLOR:

Portate un bicchiere in più… se volete bere un goccio con me

PADRONE:

Grazie signor McDougall… arrivo subito con lo champagne…

 

Loman ritorna al bancone. Taylor si guarda un po’ intorno. Poi osserva l’uomo al tavolo accanto al suo. Sembra ubriaco. Osserva il bicchiere di champagne con uno sguardo quasi inebetito. Poi dà una sorsata e si pulisce la bocca con la manica della giacca. L’uomo si accorge che Taylor lo sta guardando. Lo osserva per qualche secondo e poi gli fa un sorriso ebete, dopodiché dà un’altra sorsata.

TAYLOR:

Bevete per dimenticare?

UOMO:

Bevo per bere… (scoppiando in una fragorosa risata)

Taylor è impassibile. L’uomo si accorge che Taylor non ha riso alla sua battuta e smette di ridere.

UOMO:

Scusate…

TAYLOR:
Vostra moglie vi ha lasciato?… avete perso il lavoro?… avete messo incinta una minorenne?… O il gatto vi ha pisciato ai piedi del letto?

L’uomo, leggermente confuso, osserva stranito Taylor. Poi cerca di versare nel bicchiere altro champagne, ma la bottiglia è vuota. L’uomo se ne accorge e la posa nuovamente sul tavolino con forza.

TAYLOR:

Fate meglio a tornare a casa, amico

UOMO (Chinando il capo):

Io non ho una casa… non più… avevo una bella villa… e un lavoro al Desmond Hospital… avevo cominciato a guadagnare un sacco di soldi, quando è arrivato quel Salzberg… che mi ha fottuto…

TAYLOR:

Davvero? Come vi chiamate, amico?

UOMO:

Sono il dottor Richard Mason… o lo ero, non ricordo più ormai…

TAYLOR:

E cosa avete fatto di tanto male?

UOMO:

Mi sono innamorato di un’infermiera… oh, era così bella, perfetta… avevo paura a rovinarla solo con lo sguardo… e hanno cacciato anche lei… chissà dove sarà ora…

TAYLOR:

Tornate a casa… è meglio

 

L’uomo annuisce con la testa e si alza faticosamente. Barcollando scende le scalette del sovrappalco e scivola, cadendo per terra. Nessuno si accorge di niente. L’uomo si rialza e va verso l’uscita. Taylor lo osserva andar via. Intanto giunge nuovamente Loman.

LOMAN (Con un vassoio con sopra lo champagne e due bicchieri):

Scusate per il ritardo, ma con questa folla è quasi impossibile servire ai tavoli…

TAYLOR:

Vi porterà grossi introiti… e grandi soddisfazioni e prospettive…

LOMAN:

Oh, si signore…

TAYLOR:
Sedetevi… vorrei parlarvi…

Loman stappa lo spumante sorridendo e lo versa nel bicchiere di Taylor e nel suo. Poi si siede davanti a Taylor.

LOMAN (Col bicchiere in mano):

Allora… a chi brindiamo?

TAYLOR:

Al dottor Salzberg…

 

I due alzano il calice e danno un sorso.

LOMAN:

Dottor Salzberg?… L’ho già sentito nominare…

TAYLOR:

Si?

LOMAN:

O forse è solo un… come si dice?… Un…

TAYLOR:

Un abbaglio?

LOMAN (Sorridendo):

Si, un abbaglio…

TAYLOR:

E così voi siete il padrone di questo locale?

LOMAN:

Da vent’anni ormai…

TAYLOR:
Ed è sempre stato così…

LOMAN:

Difficoltà iniziali, chiaramente… ma poi tutto è andato per il meglio… vi piace questo champagne?

TAYLOR:

Fa schifo… ma voi certo non ne avete colpa

 

Loman smette di sorridere, diventando subito serio.

TAYLOR:
Non vi preoccupate… stavo solo cercando di togliervi quel sorrisetto dalla faccia…

LOMAN:

Avete detto che volevate parlarmi…

TAYLOR:

Prendete un altro po’ di champagne…

 

Loman versa altro champagne nel suo bicchiere. Poi fa per versare dell’altro champagne nel bicchiere di Taylor, ma Taylor copre l’imboccatura con la mano, facendo segno di no. Loman posa nuovamente la bottiglia sul tavolo e sorseggia dal suo bicchiere.

TAYLOR:

Avrei bisogno di voi per una cosa di una certa importanza…

LOMAN:

Se posso…

TAYLOR:

Certo che potete… un uomo come voi, con un bel locale come questo… non mi dite che non mi potete aiutare…

LOMAN:

Di che si tratta?

TAYLOR:

Voi siete l’intermediario… pagando naturalmente…

LOMAN:

Non vi seguo…

TAYLOR:

Andiamo, signor Loman… un uomo come voi, con un bel locale come questo…

LOMAN:

Vorrei aiutarvi, se almeno non lasciaste tutto al caso…

TAYLOR:

Chissà quante belle ragazze frequentano questo locale…

 

Loman non parla. Si copre la bocca con la mano alternando un’occhiata sul bicchiere e una su Taylor.

TAYLOR:

Una professionista… una col cuore freddo come una calotta polare… posso contare su di voi?

LOMAN:

Credo di si…

TAYLOR:

Bene…

LOMAN:

Quando?

TAYLOR:

Subito…

LOMAN:

Aspettate qualche minuto…

 

Loman si alza dal tavolo. Taylor lo ferma col braccio. Poi di nascosto gli mette alcune decine di sterline nel taschino della giacca.

TAYLOR:

Chi sono io?

LOMAN (Intimidito):
Il signor McDougall…

TAYLOR (Più minaccioso):

Chi sono io, signor Loman?

LOMAN (Dopo alcuni secondi di silenzio):
Io non vi conosco… non conosco il vostro nome…

 

Taylor lascia andare Loman che si allontana verso il bancone. Taylor osserva la situazione. Taylor nota che Loman si avvicina ad una ragazza seduta ad un tavolino e le parla in un orecchio. Poi le indica Taylor. La Mdp zooma improvvisamente sul primo piano di Taylor. La musica diventa improvvisamente sorda, come in sottofondo, bassa e rallentata. La ragazza si alza (scena a rallentatore). Si sentono ben scanditi i passi della ragazza che si avvicina al sovrappalco. La ragazza sale le scalette del sovrappalco e si ferma davanti a Taylor. La scena riprende a velocità regolare. La ragazza osserva Taylor. E’ Elise, 30 anni, capelli ricci e bel viso, alta e snella, elegante.

ELOISE:

Il signor Loman mi ha detto che cercate compagnia

 

Taylor la guarda, con un sorriso quasi beffardo. Gli cade il monocolo dall’occhio. Quasi impacciato, lo recupera e lo rimette all’occhio.

TAYLOR:
Siete bellissima…

ELOISE:

Non mi fate sedere?

TAYLOR:

Mi state chiedendo il permesso?

La ragazza si siede accanto a Taylor. Poi Loman si avvicina sotto al sovrappalco.

LOMAN (A Taylor):

Siete a vostro agio, signore?

TAYLOR:
Un altro bicchiere, per favore… e un’altra bottiglia di champagne

LOMAN:

Subito signore…

 

Loman torna al bancone. Taylor si volta verso Eloise e la osserva.

TAYLOR:
Avete dei bellissimi capelli… e dei bellissimi occhi… e una bellissima bocca

ELOISE (Quasi intimidita):

Grazie signore… Che tipo di compagnia cercate?

TAYLOR:

Una compagnia come la vostra… una persona con la quale possiamo parlare di affari

ELOISE:

Non avete bisogno di compagnia vera e propria?

TAYLOR:
Non io… qualcun altro si, però

ELOISE:

Che volete dire?

 

Loman torna da Taylor e posa un bicchiere pulito per Eloise e un’altra bottiglia. I due stanno in silenzio. Loman col solito sorriso stappa la bottiglia e la versa nei due bicchieri.

LOMAN:
Bisogno di altro, signore?

TAYLOR:
Se avessi avuto bisogno di altro ve l’avrei già chiesto… restate di sotto… e tornate solo quando vi chiederò il conto…

LOMAN:

Scusate signore…

 

Loman torna, con aria affranta, verso il bancone.

TAYLOR:

Lo conoscete da molto?

ELOISE:
Loman?… Abbastanza da poter dire che è un povero mentecatto…

TAYLOR:

E il dottor Edmund Salzberg lo conoscete?

ELOISE (Dopo alcuni secondi di silenzio):

Ne ho sentito parlare… perché?

TAYLOR:
Quanti soldi avete a disposizione?

ELOISE:

Che volete dire?

TAYLOR:
Siete ricca?

ELOISE (Abbassando il capo):

No…

TAYLOR:

Quanto vale la vostra vita?

ELOISE:

Non ne ho la minima idea

Taylor prende dalla tasca una mazzetta di sterline e la posa sul tavolo. Eloise guarda i soldi.

ELOISE:
Cosa mi state offrendo?

TAYLOR:

Quelle sono mille sterline… ci sono altre tremila sterline per voi…

ELOISE:

E cosa dovrei fare?

TAYLOR:

Domani sera Edmund Salzberg uscirà dal consiglio medico alle 7 in punto. La riunione del consiglio medico si tiene a Greenway Street al n. 63. Quando lui uscirà, voi dovete intrattenerlo abbastanza da poter essere convincente…

ELOISE:
E chi vi dice che accetterò?

TAYLOR:
Questi soldi possono cambiare la vostra vita… e voi avete bisogno di cambiare vita, vero?

 

Eloise lo osserva. Poi prende i soldi e li conta.

TAYLOR:

Perdete il vostro tempo a contarli… sono mille sterline, né di più né di meno

ELOISE:

E io che credevo che voi foste un povero mentecatto come Loman…

TAYLOR:

Avete sbagliato persone… con questi soldi compro anche la vostra fiducia… voi non sapete chi sono, non mi avete mai visto……Quando domani sera sarà tutto finito ci troveremo a questo indirizzo (Taylor consegna un foglietto a Eloise) e li vi darò il resto del denaro…

ELOISE:

Casa vostra?

TAYLOR:
Forse… adesso è meglio che andiate…

 

Eloise si alza dal tavolo e torna tra la folla. Taylor con un cenno chiama Loman che lo raggiunge velocemente.

LOMAN:

Il conto, signore?

TAYLOR:
Conoscete quel dottor Richard Mason?… Quello che era seduto qui al mio arrivo?

LOMAN (Stranito):

Ma… signore… non c’era nessuno qui al vostro arrivo…

TAYLOR (Scosso):

Cosa?

LOMAN:

Al vostro arrivo non c’era nessuno qui… vi state sbagliando forse…

 

Taylor è scosso. Si volta verso il tavolino dove era seduto Mason e vede che non ci sono né il bicchiere né la bottiglia e tutto è in ordine. La Mdp zooma sul volto stranito di Taylor. (stacco)

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SCENA 11 – EST. STRADA – NOTTE

 

Taylor sta camminando per la strada con la sua bombetta e il bastone. Si è tolto i baffi finti e il monocolo. C’è una leggera nebbia che avvolge le strade e le piazze. Taylor si ferma e si asciuga il sudore. Incrocia un uomo (la Mdp lo lascia in penombra). L’uomo si volta. E’ Wilford Cook, l’avvocato di Taylor.

COOK:

Hugh…

 

Taylor si volta di scatto. Cerca di capire chi sia. Poi Cook si avvicina a lui e si vede in volto.

TAYLOR:

Avvocato… rientri tardi stanotte…

COOK:

Come stai?

TAYLOR:

Ho saputo che ti trasferisci a New York…

COOK:

Già… l’estate che verrà… e tu? Come passerai l’estate, mister Taylor?

TAYLOR:

Troppo presto per programmare…

COOK:

Questo pomeriggio è morto quel tuo paziente… Quel Harry Johnson…

TAYLOR (Leggermente scosso):
E’ morto?

COOK:

Ha finito di soffrire

TAYLOR:

Ha detto qualcosa prima di morire?

COOK (Stranito):

Ma sei impazzito?

TAYLOR:
Perché?

COOK:

Ma se era sordomuto dalla nascita…

 

Inizia un sottofondo musicale. La Mdp zooma su Taylor, scosso e sudato

TAYLOR (Confuso):

Sordomuto?

COOK:

Vai a casa… Hai bisogno di riposare… A presto dottore

 

Taylor rimane in mezzo alla strada, scosso e confuso, mentre Cook si allontana nella nebbia. Poi Taylor si volta e continua a camminare.

Dissolvenza.

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SCENA 12 – INT. LABORATORIO CASA DI TAYLOR – NOTTE

 

Assolvenza.

Il laboratorio è illuminato solo da alcune candele. Taylor è seduto ad una scrivania e sta scrivendo su una sorta di diario. La Voce Fuori Campo scandisce ciò che Taylor sta scrivendo.

VOCE FUORI CAMPO (Taylor):

Forse era tutta una mia immaginazione… forse era la voglia di vendetta… o di qualcosa che fosse contro i miei canoni. Ma anche qualcosa che non c’è può metterti in testa strane idee, qualcosa che non si rispecchi affatto con l’indole umana… qualcosa di veramente INUMANO. E mentre fuori Salzberg passa l’ultima notte tranquilla della sua vita prima di cadere nel baratro io mi chiedo dove sta la verità e dove sta il falso; chi esiste e chi invece è un fantasma, creato solo dalla mia mente… Avevo quindi dato una voce a Harry Johnson, al dottor Richard Mason, e forse anche a Loman, alla puttana, a Cook, a James, a McLean, a tutto il mondo, magari. Mi è rimasto solo l’istinto, agire per istinto in modo da non pensare alla realtà e alla fantasia. Là fuori c’è un mondo corrotto che la politica sta lentamente sgretolando, e che elimina i suoi elementi di fastidio e distrugge le loro potenzialità. E quello che mi chiedo è “Perché non posso farlo anch’io?”. Anche se è finzione, perché non posso farlo anch’io?

 

Dissolvenza.

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SCENA 13 – INT. LABORATORIO CASA DI TAYLOR – NOTTE

 

Stessa situazione alla scena precedente. Candele che illuminano lo scenario. Taylor scrive su un diario, con il sudore che impetuoso gli scende dalla fronte, simbolo della follia che piano piano si fa viva. La Voce Fuori Campo scandisce ciò che Taylor sta scrivendo.

VOCE FUORI CAMPO (Taylor):

Pensavo di aver fatto una passeggiata oggi…ma è un errore che a volte ho già commesso. Bambini che dormono tranquilli nei loro letti, mogli che giacciono tra il sogno e la realtà, baciandole sulla fronte senza far rumore. E quando loro con occhi spiritati cercano di stringere la mano di chi è accanto… chiamatele premonizioni, pazze visioni, intuizioni, lezioni di vecchia data. E quando guardano potete chiaramente vedere la spada di Damocle che si getta su di loro. O Dio, o mio Signore, come avrei potuto offenderle, tendendo le mie tenere braccia contro di loro,

 

O signore, mi chiamano attraverso il recinto, senza alcun senso mi chiedono di perdere il mio terreno, continuando a dire che non sono quel tipo di uomo… Abbracciano i loro bambini, lanciano frutti di palude verso la sicurezza e minacciano l’uomo di crescere troppo piano… chiamatele intuizioni, striscianti sospetti, ma le loro voci di derisione significano che mi conoscono troppo bene… Per quanto possa vedere il modo in cui mi osservano, la lancia del Destino è puntata su di me, Signore

 

Mi aggiusto i capelli e la gente mi osserva mentre passa… un ragazzo mi mostra il sedere pressandolo contro il vetro… mi metto in ginocchio ed è una calda sensazione, mentre mi chiedono cosa sto cercando… Rispondo “Il terreno”… Mi attacco alla voce di mia moglie che grida “Lasciaci soli”… Rispondo “Sono solo io”… L’uomo con le forbici pulisce lo specchio, lo guardo e non credo ai miei occhi…

 

Sii sicuro delle tue preghiere, prega duramente ma prega con cura, perché le lacrime versate adesso sono le risposte alle tue preghiere… E quando credi di scalare la tua montagna, in realtà stai precipitando…

 

Dove la fantasia si separa dalla realtà, dove battono i martelli… dove ogni occhio non ti osserva neanche minimamente

 

LI ODIO TUTTI… LI ODIO TUTTI…

 

Per ciò che stanno facendo

Per ciò che hanno fatto

Per ciò che faranno

 

LI ODIO TUTTI

Taylor chiude e ripone il diario. Si lecca il polpastrello e spegne una candela con il dito. Lo schermo diventa nero.

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SCENA 14 – EST. VILLA – GIORNO

 

Eloise è davanti alla porta della villa (non è quella di Taylor). Un uomo le apre. E’ Taylor con i soliti baffi finti e il monocolo. I due si squadrano.

TAYLOR:
Siete puntale…

ELOISE:
Mi hanno vista…

TAYLOR:

Devono avervi vista…

ELOISE:

Perché?

TAYLOR:

Perchè fa parte del gioco

ELOISE:
Quale gioco?

TAYLOR:

Perché non entrate?

 

Eloise entra. Taylor le fa strada.

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SCENA 15 – INT. VILLA – GIORNO

 

La Mdp fa una panoramica della villa, mentre Eloise si guarda intorno. La Mdp riprende i quadri, i sontuosi lampadari, i tappeti, i monili. Taylor conduce Eloise nel salotto, dove nel centro c’è un sofà e una poltrona l’uno davanti all’altro, divisi da un piccolo tavolo di legno antico, dove è posata una bottiglia di cherry con due bicchieri da cocktail. Eloise si siede sul sofà, Taylor sulla poltrona.

TAYLOR:

State benissimo su quel sofà… Potrei farvi un ritratto, ma voi siete venuta per i soldi…

ELOISE:

Vorrei anche capire qualcosa in ciò che mi avete mandato a fare…

TAYLOR:

Non so cosa avete fatto…

ELOISE:

E’ stato più facile del previsto… il vostro uomo è un ottimo dongiovanni…

TAYLOR:

Proseguite

ELOISE:

Aveva una bottiglia di champagne a portata di mano… siamo stati a casa sua, mi ha parlato del suo lavoro, di come si diverta a distruggere carriere, ma a quel punto lui era già ubriaco…

TAYLOR (Sghignazzando):

Qualcuno vi ha seguiti, vero?

ELOISE:
Tre uomini, si… due dai lati della strada, e uno che camminava al centro… Come lo sapete?

TAYLOR:
Erano stati pagati per seguirvi…

ELOISE:
Dubitavate del mio lavoro?

TAYLOR:
No… ma ci volevano altre persone per diffondere il pettegolezzo…

 

Eloise abbassa la testa e osserva profondamente Taylor, che si volta ad osservare la bottiglia di cherry.

TAYLOR:
Gradite un po’ di cherry?

ELOISE:
No, grazie

TAYLOR:
Volete solo il denaro?

ELOISE:

Siete voi il dottor Taylor, vero?

Taylor si zittisce e lentamente si sposta verso Eloise, sedendosi accanto a lei sul sofà. Eloise, quasi intimidita, si allontana lentamente di qualche centimetro, cercando di fare spazio a Taylor. I due si osservano.

TAYLOR:
Sono tra i distrutti del dottor Edmund Salzberg, si…

ELOISE:

Ha raccontato tutto di voi… di cosa avete fatto in passato…

TAYLOR:

No… lui non sa nemmeno minimamente cosa ho fatto in passato… non lo so neanche io

ELOISE:
Cosa avete fatto in passato?

TAYLOR:

Ciò che ho fatto è ciò che del resto hanno fatto tutti… bello e brutto tempo… né più né meno…

ELOISE:

E questa non è neanche casa vostra… giusto?

TAYLOR:

Sei una ragazza sveglia… da cosa si capisce che non è casa mia…

ELOISE:
Quelle tende sono di cattivo gusto… mentre voi avete buon gusto nel trattare affari… e nell’osservare una donna

 

Taylor ed Eloise si avvicinano l’un l’altro molto lentamente.

TAYLOR:

Hai ragione… tende oscure… e sempre chiuse

ELOISE:

Niente maggiordomo… sembra quasi la casa di un morto… c’è una puzza tremenda

 

Taylor osserva serio Eloise, poi fa la stessa risatina insopportabile che faceva anche Harry Johnson. Poi Taylor prende la mano di Eloise.

TAYLOR:

E’ una casa piena di spettri… una casa che dà un tocco di mistero a tutto

ELOISE:
E quella non è neanche la vostra faccia…

 

Taylor è zittito. I due si osservano ancora. Poi Eloise tende la mano contro i baffi finti di Taylor, strappandoglieli lentamente. Taylor è quasi intimidito. Comincia a sudare leggermente.

ELOISE:

Inoltre voi ci vedete benissimo dottor Taylor… e da entrambi gli occhi

 

Eloise toglie il monocolo dall’occhio di Taylor. Lei si avvicina a lui. I due si baciano. Taylor è intimidito, mentre lei lo bacia appassionatamente. Alla fine i due si osservano nuovamente. Taylor si fruga nella tasca della giacca ed estrae una mazzetta di soldi e li dà a Eloise.

TAYLOR:

E’ meglio che tu vada… non sono una persona molto affidabile… potrei cambiare idea su tutto

ELOISE:

Io so chi siete, ormai… in faccia vi posso leggere tutta l’esistenza… qualche donna vi ha tradito, o vi ha maltrattato… e voi vi rinchiudete nella vostra rabbia, ma appena qualcosa è contro i vostri canoni diventate improvvisamente timido… come un bambino in attesa di crescere…

 

Taylor abbassa il capo e si alza dal sofà. Va davanti al piccolo tavolo e si versa un bicchiere di cherry. Eloise si alza dal sofà. I due si osservano per un’ultima volta. Lei lo guarda quasi con compassione, poi se ne va. Taylor la guarda mentre esce dalla porta. Ci sono alcuni secondi di silenzio, dove la Mdp zooma lentamente su un primissimo piano di Taylor. Poi la ripresa stacca sull’intera stanza, con le tende nere in sottofondo che toccano il pavimento e che la rendono piuttosto tetra, nonostante sia illuminata da un sontuoso lampadario e sulla parete ci sia un enorme quadro dipinto con colori molto chiari e vivaci. Taylor col bicchiere in mano si reca di fronte alle tende e le osserva di cima in fondo. Le tasta amorevolmente. Poi dà l’ultima sorsata al suo cherry e scaraventa il bicchiere contro la parete, frantumandolo. Si pulisce la bocca con la mano. La Mdp si posiziona davanti alle tende, con Taylor di spalle. Poi fa un profilo di Taylor, che fa la mossa di aprire le tende. Nell’aprire la Mdp ritorna nell’inquadratura precedente. Scatta un agghiacciante sottofondo musicale, mentre dietro le tende possiamo vedere un cadavere appeso alla finestra. La Mdp fa qualche passo indietro. Poi ritorna in un profilo di Taylor che si avvicina al cadavere, con un’aria alquanto orgogliosa. Il morto è McLean, e quella è la sua casa. La finestra dietro al cadavere è sigillata con delle assi, quindi non si vedono gli esterni della casa. Il cadavere è appeso alle giunture della finestra con un gancio da macellaio fatto ad amo, che, dopo aver squarciato il torace di McLean, entra nel collo e fuoriesce dalla bocca. Ai piedi del cadavere c’è un piccolo mastello che contiene tutto il sangue versato dal cadavere. Taylor lo guarda quasi compiaciuto. Si lecca le labbra. La Mdp lo riprende di profilo, e poi in primo piano. Taylor osserva ancora il cadavere, cominciando a sudare. Poi si getta su di esso digrignando i denti, mentre il sottofondo musicale viene accentuato. Lo schermo diventa improvvisamente nero, ma in sottofondo udiamo dei ruggiti di tigre immaginari.

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SCENA 15 – INT. CASA DI TAYLOR – NOTTE

 

Taylor rientra a casa. James gli si presenta davanti.

JAMES:
Bentornato signore… c’è un uomo in salotto, che la sta aspettando da circa mezz’ora

TAYLOR:
E chi è?

JAMES:

E’ un vostro collega… un signore anziano… sembrava piuttosto spossato…

 

Taylor è zittito. Consegna cappello e giacca a James e si precipita in salotto. Lì si blocca improvvisamente. Una goccia di sudore gli scende sulla fronte. Poi La Mdp stacca e inquadra Salzberg che è seduto su una poltrona, con un’aria quasi rassegnata. Taylor si volta verso James.

TAYLOR:

Lasciaci soli per un po’

JAMES:

Si signore…

 

James esce dal salotto. Taylor lentamente va verso Salzberg, seduto in poltrona e sudato. Salzberg si asciuga il sudore con un fazzoletto bianco, che ripone poi in tasca. Taylor gli passeggia intorno, poi si ferma e si siede sul divano davanti a lui.

SALZBERG:

Voi siete stato più furbo di me, Taylor… mentre io portavo avanti delle denunce con i fatti, voi avete portato avanti la vostra vendetta giocando d’azzardo, corrompendo, e vi siete mosso scorrettamente… Ma io lo so che voi siete in buona fede… avete giustamente lanciato il guanto di sfida e avete vinto, mentre io credevo che vi sareste fermato ad una semplice richiesta di perdono… Le persone vi conoscono per ciò che eravate, ma non per ciò che siete ora… un uomo in preda alle allucinazioni e alle manie più ossessive e controverse che si siano mai viste nella storia della medicina umana… Se foste un mio paziente sareste un bel caso da studiare…

 

Taylor si alza dal divano e girella lentamente senza aprir bocca. Poi si siede al pianoforte ad un lato della stanza, poco dietro di Salzberg, e comincia a suonare.

SALZBERG:

Credete che tutto giri per il verso giusto… una bella casa, un lavoro che da domani tornerà come prima, una bellissima donna che voi pagate perché sia vostra… un paio di melodie di Sebastian Bach, e comincia la vita, mentre la vostra vittima sacrificale vi siede ad un palmo dal naso, come un animale in attesa di essere scannato… Non rimpiango ciò che vi ho fatto, perché voi avete fatto un brutto gesto, e avrei sudato freddo polare se un giorno mio figlio fosse venuto a farsi visitare da un medico che bacia i morti… magari può essere bello, ma io non lo credo…

 

Taylor continua a suonare incurante di Salzberg.

SALZBERG:

Il fatto che voi mi ignorate è il perfetto esempio della vittoria… Avete vinto (più deciso)… non volete il vostro trofeo?…

 

Taylor preme i tasti più violentemente e una corda del pianoforte si rompe. Taylor smette di suonare e prende la corda rotta, osservandola quasi avvilito.

SALZBERG:

Ah… dovreste vedere il mio pianoforte… un Rowney del 1865, dieci modelli in tutto il mondo… Quello si che è un pianoforte… dove le corde non si rompono…

 

Da dietro si nota la corda del pianoforte, con Taylor che la avvinghia attorno al collo di Salzberg. Poi con maggiore violenza, Taylor preme la corda sul collo di Salzberg, provocandogli un taglio nettissimo. Taylor tappa la bocca di Salzberg con la mano destra, mentre con la sinistra stringe sempre più la corda. Salzberg si dimena. Uno spillo di sangue gli schizza dal collo. Taylor sembra quasi sofferente, sta sudando animosamente. Poi Taylor dà un ultimo strappo con la corda, uccidendo definitivamente Salzberg. La testa di Salzberg si accascia velocemente. Taylor molla la presa e gli libera la bocca. Poi prende Salzberg per la fronte e gli alza la testa. Il collo ha un taglio profondo dal quale schizza del sangue. Taylor lascia la testa di Salzberg che si accascia nuovamente. Poi Taylor osserva la corda, sospirando affannosamente. La getta per terra e si mette a girellare su e giù per la stanza. Poi si siede nuovamente sul divano e osserva impassibile il cadavere di Salzberg. In salotto irrompe improvvisamente James. Ha in mano un vassoio con dello cherry e due bicchieri, che gli cadono sistematicamente per terra. James è senza parole, attonito, terrorizzato, a fatica si muove. Trema. Taylor si alza dal divano. Il sottofondo musicale cresce sempre più.

TAYLOR (Dirigendosi lentamente verso James, con aria minacciosa):

Versami dello cherry, James

 

James è immobile, terrorizzato.

TAYLOR (Con tono più deciso):

Versami dello cherry, ti ho detto

 

James trema sempre più, mentre Taylor si avvicina lentamente.

TAYLOR:
James, versami dello cherry…

 

James è ancora immobile e terrorizzato. Taylor gli arriva davanti. Si china per raccogliere il vassoio di ferro battuto e la bottiglia di cherry rotta. Poi Taylor con un ghigno agghiacciante squadra James, che lo guarda con occhi sbarrati e con la mano davanti alla bocca.

TAYLOR:

Che c’è?… Hai visto un fantasma?

 

All’improvviso Taylor colpisce James al volto col vassoio. James crolla a terra. Taylor si getta su James (La scena rimane fuori campo) colpendolo più volte con il vassoio. Si sente il rumore delle ossa che si spezzano.

Dissolvenza.

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SCENA 16 – INT. CASA DI TAYLOR – STANZA DA LETTO – NOTTE

 

La Mdp riprende in primo piano il volto di Taylor, sporco di sangue sulla bocca. Poi la Mdp allarga il campo e si capisce che il primo piano di Taylor è riflesso allo specchio di un comodino da signora. Taylor è ripreso alle spalle, completamente nudo, seduto su un panchetto davanti al comodino, mentre il suo volto è sempre riflesso nello specchio. La Mdp allarga ancora il campo e fa una panoramica della stanza da letto, con il ritratto di una bellissima donna appeso alla parete. Taylor la osserva nello specchio. Poi prende il diario e comincia a scrivere. La voce fuori campo scandisce ciò che Taylor sta scrivendo.

VOCE FUORI CAMPO:

Molto spesso il buon figlio è seduto a piangere sotto la stella maligna da cui è imprigionato, e la notte da cui è avvolto parla del bene e parla del male. Lui chiama a gran voce la madre e chiama a gran voce il padre, ma loro sono sordi, presi nell’ombra delle assenze… Sta terminando la stagione delle piogge, la morte balza fuori da ogni porta, ti prende per i tuoi soldi, i tuoi vestiti, per il tuo nulla… Intere città sono spazzate via, linciaggi, squadroni della morte, bambini nati senza cervello, folle calore e pioggia senza tregua stanno arrivando…

 

…E se metti il braccio in quel buco ti uscirà spolpato fino all’osso, con i suoi baci che mi ribollivano sulle labbra, ho tirato un pugno alla pioggia e l’ho mezza mancata, ma ho continuato il cammino…

 

La strada è lunga

La strada è difficile

Molti cadono

O abbandonano il cammino

Ma nessuno lascerò

Ed ecco perché non serve piangere

 

La luce del mattino sta arrivando lentamente, incespicando nella fessura della finestra… Penso a lei e mi sento come uno che porta un cadavere sulle spalle… Penso a lei, dove si muove, in quella deriva senza fine, insensata, demente… In mezzo ai boschi, agli alberi, dove si muove furtiva, dove va… Con quel ridicolo vestito di cotone indiano, col mio cuore in un fardello ridotto ad una massa di rottami, che si trascina eternamente dietro…

 

TUTTA LA BELLEZZA DEVE MORIRE

 

Taylor chiude il diario e lo mette sul comodino. Il pavimento è sporco di orme sanguinose. I vestiti di Taylor sono sul letto, sporchi anch’essi di sangue. Taylor si guarda nuovamente allo specchio. Passano i secondi. Si odono dei passi. Poi una figura indistinguibile si ferma sulla porta. Rimane fuori campo, ma Taylor la vede.

TAYLOR:

Hai chiuso la porta?

 

Alcuni passi verso Taylor. Nello specchio si vede la figura di Eloise, piangente e con uno sguardo avvilito.

ELOISE:

Hai intenzione di rimanere chiuso qui dentro come una bestia?

TAYLOR:
E’ tutto ciò che ho… ma il mio pianoforte ha una corda rotta… avrei bisogno di una corda nuova…

Eloise si avvicina sempre più a Taylor. Gli mette una mano sulla spalla.

TAYLOR:
Che sei venuta a fare?

ELOISE:

La porta era aperta…

TAYLOR:
La mia porta è sempre aperta…

ELOISE:

L’avvocato Cook mi ha detto di tua moglie… E’ lei? (indicando il ritratto alla parete)

TAYLOR:

Si

ELOISE:

Come si chiama?

TAYLOR:

Jude

ELOISE:

E’ un bellissimo nome… e tua figlia?

TAYLOR:

Catherine

ELOISE:

Sono sicuro che staranno a meraviglia…

TAYLOR:

Adesso si… ma alla fine bruceranno anche loro all’inferno…

ELOISE:

Perché tutta questa rabbia dentro?… Solo perché tua moglie ti ha abbandonato?

TAYLOR:

Non è così semplice… mia moglie era una droga per me… una droga bella e sempre perfetta, che quando la perdi sai che puoi morire per astinenza…

ELOISE:

Saresti dovuto andare avanti con altri pensieri nella testa…

TAYLOR:

Tutto riconduce a lei… tutta la rabbia è per lei… tutta la pazzia è per lei… tutto è per lei

 

Taylor si osserva nello specchio, con Eloise dietro di lui che gli posa la mano sulla spalla. Taylor è quasi rassegnato. Una goccia di sudore gli cade dalla fronte. Taylor si scuote in modo che Eloise tolga la mano dalla spalla.

TAYLOR:
Vattene di qui… è meglio

ELOISE:

Perché dovrei?

TAYLOR:

Credimi… faresti meglio ad andartene…

 

La fronte di Taylor comincia a grondare sudore impetuosa. Il sottofondo musicale cresce.

ELOISE:

Vuoi restare tutta l’estate chiuso qui dentro?

TAYLOR (Più deciso):

Vattene…

ELOISE (Anche lei più decisa):

Perché?… Perché?

 

Il sottofondo musicale si zittisce improvvisamente.

TAYLOR:

Perché ho fame… e voglio mangiare…

 

Eloise si allontana leggermente da Taylor. Taylor si volta e si alza dal panchetto davanti al comodino e si volta verso la Mdp (è come se guardasse Eloise). Nello scatto irrompe un brevissimo sottofondo musicale. Lo schermo diventa improvvisamente nero.

Si sente una voce in lingua francese (da qui in poi, nei dialoghi appaiono i sottotitoli).

Restiamo in casa di Taylor. La Mdp fa il giro delle stanze.

VOCE FUORI CAMPO FRANCESE SOTTOTIT.:

E questo è ciò che si dice del dottor Hugh Taylor… che poco meno di un anno fa uccise le persone a lui più vicine, oltre a Salzberg e alla prostituta Eloise… Da quando sua moglie lo abbandonò con la figlia non era più lui, e la rabbia verso tutti cominciò ad affiorare, fino ad esplodere…Non so quanto sia vera la storia, ma ciò che so è che non riesco a trattenere i brividi pensando al dottor Taylor…

 

Con un leggero sottofondo musicale, accentuato da un violino tzigano, la Mdp ci porta nelle stanze della casa di Taylor. Nel soggiorno troviamo sangue dappertutto, il cadavere di Salzberg col torace squarciato e quello di James, col cranio fracassato e sommerso nel sangue. Poi la Mdp sale le scale che portano nelle stanze da letto. Le pareti sono sporche di sangue. La Mdp ci porta nella stanza da letto. Nel riflesso dello specchio riprende il ritratto della ex moglie di Taylor. Poi stacca sul ritratto, sporco di sangue, in primo piano, scende leggermente, dove a terra è posato il cadavere di Eloise, adagiato come la donna del ritratto, con le braccia incrociate, e due profonde ferite sul collo, come se una bestia l’avesse morso in modo molto famelico. (segue)

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SCENA 17 – INT. SALA DA PRANZO – GIORNO

 

Parigi. Ad un tavolo rotondo sono seduti tre eleganti signori francesi. Il dottor Moreau, 52 anni, basso e grassoccio ma dall’aspetto simpatico; il dottor Blanc, 55 anni, di grossa corporatura, con due grossi baffoni e un monocolo all’occhio destro; e il dottor Dion, 38 anni, faccia giovanile, barba leggermente incolta e capelli un po’ arruffati, ma molto elegante. I tre confabulano tra loro (in francese – con sottotitoli).

BLANC:

Certo, con la sparizione del dottor Lacombe mi era venuto davvero il dubbio che il dottor Taylor fosse arrivato a Parigi…

MOREAU:

Andiamo Jean… con tutte le città che ci sono nel mondo, proprio a Parigi doveva venire…

DION:

Mi hai messo una tale angoscia, Jean…

BLANC (Gridando):

Quando arriva il secondo, chef?

 

Si ode una voce fuori campo, che arriva dalla cucina.

VOCE FUORI CAMPO:

Ci siamo…

 

La Mdp inquadra una figura che sta sorreggendo un grosso vassoio di carne al sangue. Non ci viene mostrato il volto. In piano sequenza la figura attraversa il salone e posa il vassoio della carne sul tavolo, mentre i tre dottori lo osservano con aria compiaciuta. La Mdp stacca sulla figura che portava il vassoio. E’ Taylor (parla anche lui in francese – con sottotitoli), ingrassato di una decina di chili, con un cappello da cuoco, grembiule bianco una barba bionda incolta e una piccola cicatrice sotto lo zigomo. Taylor è sorridente.

TAYLOR:
Il secondo è servito…

BLANC:

Cavoli, dottor Saber… Vi siete veramente superato con questo arrosto…

TAYLOR:

Vado a togliermi il cappello e il grembiule e sono da voi, signori…

 

Blanc, Moreau e Dion cominciano a spartirsi l’arrosto, in silenzio. Taylor torna nel salone senza grembiule, con un vestito elegante che teneva nascosto sotto di esso. Ha i capelli lunghi e tinti di biondo, raccolti in un codino. Si siede insieme a loro.

MOREAU (Indicando l’arrosto):

Che animale era questo?

BLANC (Ridendo):

Magari era il dottor Lacombe…

 

Risata generale.

TAYLOR:
Non so che animale fosse… però era francese…

BLANC:

Corrisponde alla descrizione… Lacombe era francese… ed era un animale…

 

Altra risata generale.

DION:

I miei complimenti dottor Saber

TAYLOR (Mentre si serve l’arrosto):

Eppure sono qui già da qualche mese… chiamatemi Alain…

MOREAU:

I miei complimenti Alain…

 

Taylor/Saber fa un sorriso e comincia a mangiare l’arrosto con gusto.

BLANC:

La stagione delle piogge sta finendo… come passerete l’estate, dottore?

TAYLOR (Mangiando con gusto):

Troppo presto per programmare… ma non parliamo adesso signori…

 

Gli altri lo guardano.

TAYLOR:

Ho fame… e voglio mangiare…

 

Gli altri stanno zitti. Poi Taylor fa la famosa risatina insopportabile, che si tramuta in una risata generale. La Mdp a mano riprende Taylor in tutti i suoi movimenti. Poi stacca in un primissimo piano che zooma fino ad inquadrare solo la fronte di Taylor. Cade una goccia di sudore. Lentamente la goccia viene ripresa dalla Mdp. Il sottofondo musicale è sordo, si sente un battito cardiaco. La goccia si infrange a terra. Lo schermo diventa improvvisamente nero.

TITOLI DI CODA

 

“THE SUMMER OF MR. TAYLOR”

 

A film by HOWARD FRANKLIN

 

Story and Screenplay by CESARE CARUGI

 

Cinematography by LUCIANO TOVOLI A.T.C.

 

Editino by THELMA SCHOONMAKER A.C.E.

 

Music composed by BLIXA BARGELD

 

Set and Art Decoration by DANTE FERRETTI

 

Costumes by JANITY YATES

 

 

Cast & Characters

 

RUSSELL CROWE as Hugh Taylor/William McDougall/Alain Saber

 

MAX VON SYDOW as Edmund Salzberg

 

MINNIE DRIVER as Eloise

 

RICHARD BRADFORD as Harry Johnson

 

JOHN CLEESE as James the butler

 

Special Thanks to:

NICHOLAS EDWARD CAVE

FRANCESCA

THE BABBUTZ

EUGENE FLORENCE

AL HORAPHIGOO

THE FAMILY

NERONE

 

RUSSELL CROWE wears Giorgio Armani

MINNIE DRIVER wears Versace

 

© 2001 Cadillac Ranch Inc. & Summer Coming Inc.

® All Rights Reserved

 

THE SUMMER OF MR. TAYLOR™

 

 

 

Alla fine dei titoli di coda, viene inquadrato il primo piano del muso di una tigre che si lancia verso la Mdp. Schermo nero.

THE END

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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